Si chiama Ezio Castellano e si cela dietro lo pseudonimo di Andi & Le Banane, musicista siciliano in bilico fra cantautorato, folk popolare, gipsy jazz e swing. Da poco tornato sulla scena con “I diari della stampella” lo abbiamo intervistato.
D: Ciao, Ezio: prima di tutto presentati ai nostri lettori.
R: Ciao a tutti, sono Ezio Castellano, in realtà tutti mi chiamano Andi (abbreviativo di Endol Banana), sono siciliano e sono un cantautore. Le mie canzoni si rifanno al tradizionale cantautorato italiano, al folk popolare, al gipsy jazz e allo swing.
Spesso, soprattutto in Italia, il fatto di proporre un repertorio che abbia matrici di più generi musicali rappresenta un limite, perché risulta più difficile “collocarti”.
Personalmente non mi sono mai sforzato di dare una direzione alle mie canzoni: ritengo sia limitante, laddove si voglia dare voce a più sfaccettature ed atmsofere.
D: Parlaci della tua evoluzione come musicista, dai tuoi esordi ad oggi.
R: In realtà nei miei esordi sono passato dal rock-noise, al grunge, al funky. Ho sperimentato tanto prima di arrivare a quello che attualmente scrivo e compongo.
La Banda del Pozzo è la mia identità più caratteristica. Nei brani, nei cantati e nel mood de La Banda del Pozzo (la band in cui milito ormai da anni) ho percezione di aver trovato la mia direzione, oltre che chiaramente nelle vesti da solista.
D: Torni, oggi, con un nuovo progetto, Andi & Le Banane: come nasce?
R: In un momento di pausa dopo il percorso del primo lavoro de La Banda del Pozzo e parecchi anni di tour, ho sentito l’esigenza di mettere in musica tutte quelle cose che fino a quel momento avevo considerato troppo intime e che avevo raccolto in una cartella del pc che si chiamava “bozze Andi da non tralasciare”. C’era dentro tutto il mio mondo, tutto quello che ho scritto, vissuto e appuntato negli ultimi anni della mia vita. Da lì è iniziata una full immersion intensissima per dare ordine, ma senza filtri, a quelle pagine molto confidenziali della mia vita. Era la prima volta in cui davvero mi mettevo a nudo e sono felice di averlo fatto.
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D: Il tuo nuovo lavoro in studio è “I diari della stampella”: raccontacelo.
R: In quella famosa cartella da cui ho estrapolato le canzoni del disco c’erano “I diari della stampella”, ovvero i diari che scrissi in un rocambolesco e meraviglioso viaggio fatto in India con una stampella per via di un legamento crociato rotto. Quel viaggio segnò la mia vita in maniera indelebile e la stampella era diventata per me oltre che una vecchia amica e compagna di viaggio, il simbolo di una condizione umana ed emotiva oltre che fisica. Ho sempre cercato di fronteggiare la mia vita e le problematiche con l’idea un po’ ironica e grottesca della stampella che ti sorregge nei momenti di difficoltà. Non c’era titolo più azzeccato per immortalare questo mio percorso così intimo e sincero.
D: Come nascono i tuoi brani?
R: Scrivo continuamente. Scrivo di TUTTO. Non c’è un evento della mia vita che non sia documentato nella mia memoria e nei milioni di fogli volanti che abitano casa mia. Ogni cosa della vita meriterebbe di essere scritta e cantata. Per me non c’è differenza tra i due livelli. La musica è la vita e le canzoni non sono altro che la descrizione degli eventi che ti accadono lungo questa passeggiata.
D: C’è stato un cambiamento nel tuo stile dai tuoi progetti precedenti a Le Banane?
R: Assolutamente si. Quand’ero più giovane ero irrequieto e incazzato. Adesso ho fondamentalmente accettato ed assecondato di buon grado i miei lati romantici, idealisti e sognanti, condendo il tutto con l’autoironia che mi contraddistingue. Ovviamente i fisiologici cambiamenti della vita si sono riflessi anche nella mia attitudine musicale, nel mio modo di comporre, raccontare e cantare.
D: Progetti attuali e futuri?
R: Uno stipendio fisso dignitoso.
D: Saluta i nostri lettori.
R: Un caro abbraccio a tutti i lettori di RockON e tante grazie a voi per la chiacchierata e per la possibilità di poter parlare del mio lavoro.
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