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Seven Psalms: NICK CAVE, via dalle fiamme, in ginocchio verso casa, sulla strada di Leonard Cohen

E’ uscito 7 Psalms di Nick Cave. Che non si può recensire come fosse un album musicale, perché non lo è. Semmai possiamo solo addentrarci nel suo mondo e cercare di capire quale percorso stia cercando con insistenza e sofferenza e se sta raggiungendo a suo modo, quello che prima di lui ha accettato e poi raggiunto Leonard Cohen. Perchè Cohen? Cosa c’entra con Nick Cave? Perchè è l’unico che in qualche modo può aiutarlo, Cohen è l’unico che gli può stargli vicino in questo percorso. Perchè stiamo parlando non più solo di musica, ma di una disciplina musicale che tende alla spiritualità, alle vette più alte. Parliamo di imparare a respirare attraverso la musica. E non tutti sanno respirare bene. Non tutti sono prescelti. 

Sette: intanto partiamo da qui, da questo numero , che contiene nella sua unità due opposti, così come nelle cose e nelle persone, a rappresentare luce e ombra, solitudine e completezza. 7 è il numero che sta tra la terra e il cielo. 7 come 7 peccati capitali, 7 i giorni in cui Dio creò il mondo e l’universo e il settimo giorno si riposò. 7 è il numero del candelabro ebraico (Menorah) , 7 è il numero della completezza del Buddismo, 7 sono i cieli creati da Dio secondo il Corano, 7 i doni dello Spirito Santo , 7 sono gli atti di espiazione e purificazione. 7 i pianeti , 7 le note musicali. 7 è il numero del tutto , 7 che diventa numero binario 111, la Santissima Trinità, che corrisponde alla crocifissione di Gesù, 111 erano i soldati romani testimoni. 7 Psalms sono i 7 salmi creati da Nick Cave che come lui stesso ha dichiarato sono stati composti durante il lockdown, uno per ogni giorno della settimana, volontariamente a seguire una sorta di disciplina religioso musicale. Infine 7 (Novembre) è il giorno in cui Leonard Cohen è morto. Morire dal greco “brotos”  che deriva dalla radice di “bro” dal verbo brosko che significa mangiare, quindi letteralmente morire significa  essere mangiato/ divorato. Da chi e da cosa? 

Mangiati e divorati entrambi dai demoni interiori, mangiati e divorati entrambi dai pesi esterni e dai dolori esterni, come a dire che qualcuno lassù li ha caricati di doni immensi ma anche di immensi pesi. La scelta dei salmi può sembrare complessa ma non lo è , anzi  è la scelta necessaria per lui in questo momento se si conosce il percorso musicale e i cambiamenti che Nick Cave sta apportando a se stesso da qualche anno a questa parte. I salmi non sono altro che un appello a Dio, formulato dagli uomini e sono la risposta di Dio e la sua rivelazione nella preghiera. Così quando Nick Cave in “ Have a mercy on me” si rivolge a Dio così “ Abbi pietà di me Signore, ho sbagliato ma abbia pietà di me “ non fa altro che chiedere scusa per quello che è stato, per non esserci stato forse, per aver creato dolore con la sua assenza, e lo supplica perché lasci ancora aperta quella porta, che Nick Cave pare aver preso sempre a calci, quella porta che da cui teme di entrare ma che sa benissimo che solo accettando la sua condizione da predestinato, da prescelto che dir si voglia , può ritrovare la pace interiore. Più facile a dirsi che a farsi direte voi. Ma non è così. Anzi forse per Nick Cave è più facile farlo che dirlo. Lo fa attraverso tutta questa serie di album, di documentari e di preghiere che si fanno sempre più leggere,  dove la musica diventa sottofondo per prima cosa al suo dolore e poi alla sua voce e infine al suo respiro. Solo il genio di Warren Ellis gli sta accanto in questo percorso che non è tortuoso, anzi. Questo percorso fatto di salmi, di respiro profondo è il percorso più chiaro e lineare di un Nick Cave che finalmente guardandosi allo specchio vede se stesso e non più un ombra infuocata.

Nick Cave supplica ed è ormai in ginocchio davanti al “Lord” e ne ha bisogno di stare piegato in quella condizione. Avete presente la storia di Lucifero, dell’angelo caduto dal cielo etc etc? Ecco Nick Cave è la storia al contrario. Nato a terra e sulla terra, figura a cui sempre è piaciuto strisciare nei bassi oscuri dell’anima, farsi forza e nutrirsi del dolore che gli stava intorno e mescolarlo con il suo, come unica pozione per andare avanti. Nato tra le fiamme, che più erano alte e più lui si sentiva a casa. Figlio di fiamme e fuoco, in attesa di bruciare , senza rendersi conto che all’esterno era già divorato dalle fiamme . Così come è stato nei suoi inizi musicali, quel punk rock indiavolato, quello sguardo semi terrorizzato nei confronti della vita e di quel Lord che sapeva che lo aspettava al varco ogni volta che lui stesso lo chiamava nei suoi testi in maniera incandescente ma dal quale  è sempre fuggito. Ma in realtà il Lord che lui supplica ora in questo “7 Psalms “ ha avuto progetti diversi per lui , gli ha dimostrato che non è lui il padrone del suo destino ( come del resto tutti noi) che lui non è nato dalle fiamme e Nick Cave in realtà deve accettare, come ha fatto con fatica, fuggendo anche dal dolore, rifuggendo in un monastero tibetano L. Cohen, che non è destinato a sopperire nelle fiamme ma in realtà è destinato a qualcosa di angelico, è destinato più al chiaro che alle oscurità, nonostante intorno a lui ci sia solo morte. E per quanto noi tutti si possa essere addolorati e increduli della morte dei suoi due figli, solo Nick Cave può sapere come gestisce ogni secondo della sua vita l’oscurità che è sempre dietro di lui a toglierti il fiato, e quanto sia difficile e massacrante allenarsi costantemente alla ricerca della presenza di chi non c’è più. Ci vuole allenamento costante, disciplina interiore ed esteriore per sentire accanto a sé chi non c’è più. Nick Cave lo sa benissimo ora che a lui non è concessa più nessuna distrazione. Si sta spogliando completamente e ha sempre più bisogno di mostrare la sua sofferenza, di sentirsi debole. E più si è lasciato andare nel mostrare la sua sofferenza, più si è lasciato andare finalmente alla sua debolezza e più basse sono divenute le fiamme, così più chiari sono stati il dolori.  Ed è come diceva Cohen “ a volte quando capita di non sentirti più il protagonista del film della tua vita, o non ti aspetti che ci sia una vittoria dopo l’altra, quando realizzi per davvero che questo non è il paradiso, se sei un privilegiato come noi capisci che questa valle di lacrime è comunque bella e perfettibile e che non dobbiamo mai darci per vinti ma abbiamo il dovere di migliorarla. Da quel momento tutto appare più semplice perché hai capito che non si può sempre vincere …spesso si deve abbandonare l’idea del capolavoro che hai sognato per sprofondare in un’opera più autentica che è la tua vita”.

E allora i salmi di cui la storia è fatta di uomini in supplica come Davide , secondo Re d’Israele fu colui a cui sono stati accreditati la maggior parte dei salmi, e Davide era guerriero, musicista e poeta , così come Nick Cave, musicista, poeta e ora valoroso guerriero e come suggerisce L. Cohen  nel documentario  “I’m your man” del quale lo stesso Nick ha fatto parte,  “c’era questo meraviglioso brano nella Bhagavadgita, dove Argione, il generale, un grande generale, era in piedi sul suo carro, pronto per iniziare a combattere come tutti , ed era attorniato dai ragazzi , le ragazze e tutti i guru e i maestri che lo avevano istruito e sapete bene quanto gli indiani onorino queste figure. Vede tutti loro e  Krishna , una delle massime espressione della divinità gli dice -Non comprenderai mai tutte le circostanze che ti hanno condotto fino a questo momento. Tu sei un guerriero e allora alzati e combatti guerriero, pensa che sono stati già uccisi tante volte proprio come te, questo è il mio disegno, questa è la mia volontà, sei intrappolato nelle circostanze che io ho voluto per te , tu non hai stabilito niente. Perciò combatti nobile guerriero , vai incontro al tuo destino, qualunque sia e rispetta tutti i tuoi doveri“.

Dunque guerrieri sia Nick Cave che Cohen, ma a differenza di Nick Cave , Cohen sapeva nascondere meglio i suoi dolori, sapeva dissipare meglio la sua tristezza e la sua sofferenza, ed era maestro nel confondere l’eleganza con il dolore ma nessuno accetta la morte per quello che è , nessuno prende sul serio il concetto di non dover esserci più un giorno, nessuno si immagina cenere e nessuno pensa alle persone che amiamo come cenere, neanche Cohen per quanto di morte ne parlava e ne assaporava l’odore, alla fine era pronto . Nessuno si prepara a morire . E la morte in fin dei conti che chiama, al massimo gli umani l’aspettano ma niente di più. Con la morte non c’è la confidenza che ci è stata data con la vita, perché alla vita si da del tu , la morte sembra invece estranea . Peggio è vedere la morte di chi ti appartiene nel sangue, peggio è sopravvivere al tuo sangue.  

L’ESPERIENZA RELIGIOSA DEI SUOI LIVE: 

Si dice spesso dei live di Nick Cave (e dei Bad Seeds) per chi ha avuto la fortuna di vederlo e chi lo vedrà che non si può parlare di un concerto, ma Nick Cave dal vivo è un’esperienza religiosa e nessuno può dire il contrario, perché è raccoglimento, ricerca, condivisone e bisogno allo stesso tempo. Ci si allena nei concerti di Nick Cave, ci si allena a ricercare i suoi occhi disperati, perché chi ha avuto davanti il suo volto ha sicuramente provato da sempre quella sensazione di pietà per lui e per tutta quella gente che stava lì, ma non nel significato sporco che abbiamo oggi. La pietà che si riconosce nei suoi occhi è la pietà che porta amore e rispetto, è la pietà che accoglie e non distoglie lo sguardo, è la pietà che fuori noi tutti abbiamo perduto e lì si ritrova.  Ecco i live di Nick Cave sono carichi di pietà , perché in quel momento tutti ma proprio tutti si sentono amati da lui e rispettati, protetti come si fosse in una famiglia e  ci si allena al raccoglimento, ci si allena, questo è il fondamento della sua arte, a cercare il silenzio. Attraverso il contatto, tende le sue mani, vuole e cerca le mani del suo pubblico e quando risponde ad un ragazzo che a New York gli urla “I love you” , non è nè banale e nè da contesto la sua risposta  “I love you too, more than you can image”.

Questo “più di quanto tu possa immaginare“ è emblematico di quanto Nick Cave abbia bisogno del suo pubblico e non voglia stare da solo in questo percorso, cerca disperatamente aiuto, il suo pubblico carico di amore e rispetto è l’unica pozione che lo sta avvicinando a quel progetto che quel suo Lord ha da sempre per lui.  Il pubblico lo percepisce e in un certo senso obbedisce in maniera silenziosa a questa sorta di uomo che chiede aiuto attraverso la sua musica.

Per quanto in tutta la sua vita e nella sua carriera si sia circondato di fiamme ed abbia cercato in tutti i modi di restare a terra, di restare in mezzo al fuoco, per Nick Cave ora è proprio arrivato invece il momento della consapevolezza . Se Isaia narrava di Lucifero così “Isaia 14:11 Negli inferi è precipitato il tuo fasto e la musica delle tue arpe “ con 7 Psalms Nick Cave non appartiene più agli inferi da cui lui pensava di provenire ma invece ritorna a casa , in ginocchio sì, supplicando ma torna a casa, perché ha capito di non essere più un Lucifero in piedi ma accetta finalmente la sua vera natura , ovvero di essere un Angelo in ginocchio ma che ha ripreso a respirare e che non soffoca più tra le fiamme.

E in ogni caso Nick , in questo percorso intriso di amore , nessuna paura “we are beside you, more than you can image” e come diceva Cohen “All good things”.

2 Comments

2 Comments

  1. Claudio

    07/07/2022 at 21:03

    Graziella…che Articolo..!.e sopratutto che esplorazione dell anima (di Nick). 🙏🔝….i suoi concerti sono Liturgie…che frequento dal 1994. Complimenti

  2. Oz

    08/07/2022 at 10:02

    Una disamina lucida ed attenta che a tratti di provoca i brividi! Nick Cave uno dei poeti dei nostri tempi da annoverare sull’Olimpo dei Grandi! Sono coetaneo di Nick ed è stato mio compagno di cammino!
    Ogni brano di Seven Psalm mi fa emozionare per il dolce ma necessario dolore che provoca!

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