Si chiama Gold Mass, il progetto dietro cui si nasconde la cantante e compositrice Emanuela Ligarò. Il suo ultimo singolo si chiama “May love make us”, frutto di una collaborazione con il produttore Paul Savage, già a lavoro con artisti del calibro di Mogwai, Arab Strap, Franz Ferdinand e Delgados. L’abbiamo intervistata.
D: Ciao, Emanuela: prima di tutto presentati ai nostri lettori.
R: Sono una cantautrice, scrivo musica elettronica e canto in inglese. Sto curando la pubblicazione del mio disco di debutto e tutte le attività connesse a questa, dalla promozione, distribuzione, alla comunicazione al pubblico. Ogni scelta artistica che riguarda l’album è espressione del mio gusto. Questo è il vantaggio di essere un artista indipendente nel vero senso della parola, non si deve rendere conto a terzi delle proprie scelte stilistiche e strategiche. Lo svantaggio naturalmente è il rischio che si corre nello sbagliare le mosse e soprattutto nell’isolamento che un artista, specialmente se emergente, può conoscere. Ma d’altra parte le etichette discografiche in genere si propongono quando un progetto è già avviato, al secondo o al terzo album, perché si proteggono da scommesse rischiose. Quindi tutto quello che c’è fino a quel momento è in capo all’artista. Bisogna lavorare moltissimo.
D: Parlaci della tua evoluzione come musicista, citando le tue varie esperienze e citando i tuoi lavori.
R: Nasco come pianista, la mia formazione è prettamente classica. Ho studiato pianoforte per una decina di anni ed ho poi interrotto quando mi sono iscritta all’università. Non ho mai fatto parte di band e progetti altrui, né tantomeno di cover band. Piuttosto ho sempre scritto musica mia senza però che questa venisse alla luce in forma di pubblicazione. Per cui, Gold Mass è il mio progetto di debutto. Il fatto di venire dal nulla, out of the blue, è qualcosa che mi piace infinitamente perché mi propongo alla scena musicale in piena consapevolezza dei miei mezzi, gusti ed intenti artistici.
D: Il tuo progetto musicale si chiama Gold Mass: come nasce questo tuo pseudonimo?
R: Ho pensato che avrei voluto cercare un nome d’arte per presentarmi al pubblico e Gold Mass è stata la mia prima ed unica scelta. Indica un’attenzione verso l’essenza, verso la sostanza vera delle cose, al nucleo. Volevo che avesse un riferimento alla materia ed alla fisica, come anche il titolo dell’album “Transitions”, in rimando alla mia formazione scientifica universitaria. Gold Mass allude anche a qualcosa di prezioso che è nascosto ai più ed è visibile solamente a coloro che riescono ad andare oltre la superficie delle cose.
D: Come nascono i brani di Gold Mass?
R: Scrivo principalmente al pianoforte, perché è il mio strumento. Per me è essenziale che un brano risulti bello alle mie orecchie nella sua versione più scarna ed il pianoforte in questo è un indicatore severo. Se il pezzo sta in piedi così com’è, nudo, piano e voce, allora per me è buono. Tutto quello che segue è un abbellimento, un di più, che in linea di principio potrebbe anche non portare ad un buon risultato finale. Uno dei miei passatempi di sempre è suonare pezzi di artisti che adoro e spogliarli di tutto l’arrangiamento. A volte si hanno delle sorprese interessanti. È solo in un secondo momento che entra in gioco l’elettronica e la ricerca dei suoni. Quello dei sintetizzatori è davvero un mondo affascinante. Per quel che riguarda i testi, scrivo continuamente frasi e riflessioni mie su quello che vivo e appunto tutto su un’agendina che porto con me. È da questo materiale, raccolto giorno per giorno, che attingo quando scrivo un brano.
D: Il tuo ultimo lavoro è prodotto da un nome importante, Paul Savage (Mogwai, Arab Strap, Franz Ferdinand, Delgados): com’è nata questa collaborazione?
R: Volevo vestire l’album di un tocco speciale e mi sono messa alla ricerca di un produttore che avesse la sensibilità giusta per dare al mio lavoro i suoni e le sfumature che desideravo. Quello che ho fatto è stato cercare online tracce che mi permettessero di raggiungere e scrivere ai produttori che avevano lavorato ad album che adoro. Se sai veramente cosa stai cercando, su internet trovi le informazioni di cui hai bisogno. A loro o ai loro manager, ho inviato la mia musica, tutto qui. Non pensavo neanche mi avrebbero risposto, perché non ho conoscenze o contatti particolari nel mondo della musica. Il mio è stato il tentativo audace di chi tenta il tutto e per tutto, spinto dall’amore per quello che ha creato. Fuori da ogni previsione, mi sono ritrovata a scegliere tra una rosa di produttori big interessati al progetto, fra cui Luke Alexander Smith (Foals, Depeche Mode), Marc Urselli di New York (Lou Reed, Mike Patton, Nick Cave, John Zorn), Howie B (Björk, U2, Tricky), che si sono mostrati entusiasti del mio songwriting e della voce. La scelta è ricaduta su Paul Savage e ne sono assolutamente felice. Ho imparato molto dal suo modo di lavorare, è una persona di una delicatezza speciale.
D: Come ti stai muovendo per i live?
R: La fase live è quella che mi affascina di più. Il mio obiettivo unico oggi è pubblicare un buon disco ed esibirmi live. Non penso solo all’Italia, la mia intenzione da sempre è suonare in Europa e specialmente in Regno Unito. Nonostante il mio progetto sia fortemente DIY, almeno per la fase live ho optato per non fare tutto da sola e mi appoggio ad un’agenzia di booking.
D: Progetti attuali e futuri?
R: Non vorrei svelare più di tanto, ma è chiaro che ormai ho preso gusto al gioco e sto già pensando ad un nuovo album. Sento sempre il bisogno di scrivere e poi ogni passo avanti che faccio mi rende più consapevole e vicina a quello che vorrei fare.
D: Saluta i nostri lettori
R: Un abbraccio ai lettori, agli ascoltatori e soprattutto ai sognatori.
