Articolo di Redazione (Roma) | Foto di Cesare Veronesi (Bologna)
Domenica 15 dicembre, Roma, Largo Venue. Il concerto è sold out da settimane, e chi non è riuscito a procurarsi un biglietto si sta mordendo le mani. Perché? I Quintorigo e John De Leo sono tornati, nella loro formazione originale, con il “Voglio tornare rospo” tour, per celebrare i 25 anni dall’uscita di un album bellissimo.
Ma andiamo con ordine. Tre momenti, tre città. “Bentivoglio Angelina” è stato il primo brano di Sanremo di cui mi sono innamorata, a Udine. Più di dieci anni fa, un collega della radio mi ha sorpresa mentre cantavo a squarciagola “Nero Vivo”, ferma in un parcheggio di Trieste. Oggi che festeggio il mio decimo anno a Roma e sono qui, per vedere per la prima volta i Quintorigo dal vivo.
Trovo ci sia uno strano senso in tutto questo. E in ogni caso per me è un evento dal valore simbolico, anche si rivelasse al di sotto delle aspettative. Scelgo di posizionarmi sotto palco. Voglio cogliere i dettagli attraverso l’obiettivo della macchina fotografica. Un amico mi è di supporto (santo). I Quintorigo entrano in scena, parte un tappeto sonoro…

La voce di John è potente, forse più profonda di come la ricordavo, ma con gli stessi colori, gli stessi contrasti. La sua mimica, le sue parole: un intreccio di piacere, tensione e poi abbandono. Un abbandono controllato e consapevole: attorno a lui, i musicisti, armati dei loro strumenti, quasi a proteggerlo. Ma poi giocano, stanno tutti terribilmente dentro questo piacevolissimo scambio. Anche quando spuntano orsetti dalle tasche di John non è il turno del proprio assolo. Ed è questo che distingue i Quintorigo con John De Leo: sono tutti incredibilmente presenti, ma mai in modo supponente. Ogni musicista è verticale, ma attento all’altro, alberi immersi in un bosco dove la musica è protagonista assoluta. Così autentica – questa musica di “ieri” – che è nera viva ancora oggi, pulsa a un ritmo al quale non siamo forse più abituati. Quello della realtà, vicino a quello dei nostri pensieri. Ecco, potevo fare un report traccia per traccia, ma se non conoscete la loro produzione, a cosa servirebbe? Preferisco lasciare degli schizzi di colore, che facciano venire voglia di andare ai prossimi concerti. Il concerto vola, straordinario e coinvolgente in ogni sua sfumatura.
Uscendo ho ricantato “stenta il sole non è il momento. Nuvole e fuliggine” ma l’ho fatto da quarantenne. Tra me e me, sorridendo su Via Prenestina. Non vedo l’ora di rifarlo in auto, magari non sulla tangenziale ma su qualche percorso più umano, per ricollegarmi a quel cielo senza sole di Romagna, “dove piove sulla ruggine”. Quel cielo che ci rappresenta tutti, prima o poi, e che i Quintorigo + John portano nel cuore fin dalla loro nascita. Oggi forse più di ieri. Quella malinconia genuina, priva di autocompiacimento, di cui avremmo e avremo sempre bisogno.
QUINTORIGO + JOHN DE LEO – La scaletta del concerto di Roma
Intro (Zahara)
Sciabole / Purple Haze
Nero Vivo
Malatosano
Momento morto
Zapping
Fever
Grigio
Deux heures de soleil
Heroes
We want Bianchi
Rospo
Kristo si!
Bentivoglio Angelina
+
La nonna di Frederik
Highway Star
