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MAKHNO – Silo Thinking

Wallace / Hysm? / Brigadisco / Neon Paralleli
I percorsi musicali di Xabier Iriondo e di Paolo Cantù, che si cela dietro il nickname Makhno, si sono incrociati molte volte, il loro rapporto sembra quasi simbiotico. I due artisti milanesi, dopo aver creato band seminali come A Short Apnea e Uncode Duello, ma ancor prima avevano dato vita a una delle band dell’indie italiano più dirompenti ed interessanti, i Six Minute War Madness, e dopo aver condiviso uno split, adesso entrambi pubblicano i loro esordi sulla lunga distanza. Per quanto riguarda “Silo thinking” Cantù ci offre su un piatto d’argento un lavoro di noise industrial sperimentale ed imprevedibile.
Il disco è stato suonato quasi interamente di Cantù, dato che suona chitarre, basso, drum machines, clarinetto, e l’altro ex SMWM, Federico Chiappini scrive canta “Custer”, un brano sulla feroce battaglia di Little Big Horn, vibrante e nervosa. Commuove l’omaggio all’ex cantante dei Tupelo e dei Playground, Stiv Livraghi, morto in un incidente stradale diversi anni fa mentre tornava da un concerto, nel martellante blues-post-wave “Stiv”, nella quale viene ripresa la sua voce.
In questo disco c’è tanto noise a partire dal brano d’apertura “Remember”, con quelle chitarre sferraglianti che fanno convivere pacificamente Shellac e Jesus Lizard con il noise industrial. La straniante “Zena” ‘omaggia’ il governo Tambroni che nel 1960 permise al MSI di entrare al governo. Risulta accattivante “Father and son” per il modo in cui Cantù riesce a dare al brano una progressione rock sempre più macchinosa, tra circolarità avvolgenti che ci ricordano il meglio del noise degli anni ’90.
Insieme all’esordio (“Irrintzi”) del suo amico e collega Iriondo, questo è l’album dell’anno. Ma come per “Irrintzi” anche in questo caso sono state pubblicate poche copie in vinile, quindi affrettatevi a ordinarle.

Vittorio Lannutti

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