
GIORGIO CANALI & ROSSOFUOCO - Rojo
Ben tornato Giorgio! Dopo le intimità di “Nostra signora della dinamite” Canali reagisce allo schifo che ci circonda, sparando in faccia a tutti canzoni penetranti ed efficaci come pochi altri riescono a fare. In lui si è finalmente riacceso in maniera più intensa il fuoco punk che in fondo lo ha sempre caratterizzato e grazie al quale è il miglior cantautore rock della scena italiana. Integralista di un rock senza compromessi l’autore emiliano è sempre libero di cantare e di suonare come gli va, fregandosene se ciò che dice può dar fastidio a qualcuno. Anzi se a qualcuno certe frasi danno fastidio, allora Canali ha raggiunto il suo scopo. Con un organico rinnovato (è andata via la bassista storica Claude Saut, sostitutita da Nanni Fanelli dei Nolatzco, inoltre è entrato nel gruppo Stewie Dal Col chitarra dei Frigidaire Tango e di Radiofiera) e con un trio di chitarre, i Rossofuoco in “Rojo”, più che in precedenza riescono in diverse occasioni a strutturare un sound più incisivo, in particolare quando riescono a coniugare bene chitarre elettriche ed elettroacustiche. A questo risultato il gruppo ci è giunto anche grazie all’ottimo lavoro svolto in consolle da Francesco Felini.
Già nell’iniziale “Regola #1” Canali usa un cinismo degno della nostra contemporaneità parlando di scontri di piazza come se fosse un reality show, in mezzo a tutta l’immondizia televisiva, anche se come in “No pasaran” elenca un programma rivoluzionario “demolire bancomat/castigare celerini/e per l’immaginario collettivo/divorare bambini”. Questo brano è sulla stessa lunghezza d’onda di altri due brani “rivoluzionari”. Il primo è lo stupendo rock d’assalto di “Risoluzione strategica #6”, nella quale descrive una delle più grandi perversioni del nostro tempo “uno stato di polizia a grande richiesta/e poi ti lamenti se lo sbirro ti pesta/un post-it sulla bocca “al lupo al lupo” il bavaglio/mentre li imploriamo di spiarci meglio…”. Il secondo è la combattiva “Carmagnola #3”, nella quale oltre a citare “Bella ciao” e a scuoterci sostenendo che “chi comanda non se ne va con i per favore”, cita il canto dei sanculotti incazzati che si preparavano ad appendere la classe dirigente dell’epoca ai lampioni di Paris. Solo queste tre canzoni meritano l’acquisto di “Rojo”, ma le altre otto, se non sono combattive, raggiungono le vette della migliore canzone italiana e se il politico è personale e viceversa, Canali si mette a nudo, mostrandosi le sue debolezze nella cavalcata rock “Ci sarà” sulle possibilità della sua vita, e nella splendida ballata malinconica “Orfani dei cieli” intrisa di rimpianti, malinconie e speranze. Non sono da meno “La solita tempesta”, altra ballata sentimentale, forse buona per qualche passaggio in radio, con Angela Baraldi ospite alla voce, e “Morire di noia”, intrigante, perché a 53 anni, dimostra di avere una vitalità invidiabile. Il suo anticlericalismo esplode in “Sai dove” brano sul ‘sacrosanto’ diritto di scegliere come morire, senza che il cattolicume imperante in Italia rompa troppo le scatole. Se siete stufi della banalità che ci sta corrodendo sempre di più e se avete smarrito l’ardore punk dei vent’anni, “Rojo” è l’unico antidoto.
Vittorio Lannutti

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