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La playlist delle colonne sonore immaginarie | settimana 2 

Nuova settimana, con una nuova carrellata di film e relative e fantascientifiche colonne sonore, direttamente dalle nuove uscite dell’underground italiano. Vedere associato un film cult di Sofia Coppola ad una delle voci più promettenti del cantautorato lo-fi italiano, è qualcosa che ci riempie la domenica, così come anche scoprire nuovi titoli dal cinema indipendente francese o scavare tra i prodotti d’autore televisivi.

Lasciatevi conquistare dalle nuove colonne sonore immaginarie e, per tutti i più ansiosi e appassionati, ci vediamo anche settimana prossima.

IL GIARDINO DELLE VERGINI SUICIDE con “Solo il tempo” di Beatrice Pucci

Tra le uscite più interessanti di quest’ultimo periodo, anche un disco intenso e incredibilmente triste, quello di Beatrice Pucci dal titolo “Indietro”. Un mondo dilatato e nostalgico, un’estate di una persona sola che si consola con la musica e passi felpati. Le atmosfere sono quelle del liceo che Sofia Coppola racconta nel suo “Il giardino delle vergini suicide”, quel film che segnò il suo esordio e anche un’incredibile collaborazione con gli AIR che firmarono la loro “Playground Love”. Eppure, per i titoli di coda, e quel loro scorrere inesorabile verso una fine che non può essere altrimenti, come un fermo immagine di una bellissima ragazza bionda che come destino ha solo quello di essere una triste ninfa di periferia, intrappolata in un loop di momenti tutti uguali. L’io narrante di “Solo il tempo”, il singolo che ci ha introdotto al disco di Beatrice Pucci, è un’anima ferita che accetta la fine di una storia, una storia che forse non c’è neanche mai stata, in un tramonto a tinte pastello e sguardi languidi. La colonna sonora perfetta per la fine delle sorelle Lisbon, in quegli anni Settanta eterei e distanti, come un’estate senza te. Una bellissima comunione di immaginari che vi invitiamo a considerare. 

FOREVER YOUNG – LES AMANDIERS con “Mani sudate” di Larossi

Quest’inverno usciva nelle sale un film francese con la firma di Valeria Bruni Tedeschi alla regia, un piccolo dramma che sembrava un “Saranno famosi” a Parigi, il teatro, gli amori, gli intrecci, gli insegnanti, gli esami, l’ansia. Una ragazza ricca che si mischia con dei problemi che non l’hanno mai riguardata, con un amore che non ha mai vissuto prima, e che inevitabilmente la trascinerà in un letto a piangere. Il tutto è accompagnato dalla presenza rassicurante di Louis Garrel, che in un film francese non fa mai male. Usciti dal cinema ci siamo chiesti cosa ne sarebbe stato di tutto questo dolore, di questa ragazza che lascia andare tutto, che si affida a una persona che sta già cadendo in un baratro. “Mani sudate” di Larossi, con questa nostalgia ballabile, e questa rassegnazione ironica, è un bellissimo e fantascientifico seguito di questo film, dove la protagonista di “Forever Young” torna a vivere raccontando, con questa dolce amara ironia elettronica, ciò che ha passato in quel turbolento anno a Parigi. Nuovo acquisto in casa Gelo Dischi, Larossi è una di quelle che ci faranno molto male, senza neanche che possiamo avere il tempo di accorgercene.  

SE MI LASCI TI CANCELLO con “Me ne vado al mare” di Ascari feat. Gianluca De Rubertis

A tutti sarà capitato quel momento, nel cuore dell’inverno di scappare via per qualche giorno, per staccare la testa e ritrovarsi a fissare il mare, da soli, per ricordare quella o quell’altra storia, per dimenticare per pochi attimi quel lavoro che vogliamo abbandonare, per tante cose. Così un po’ l’inizio di quel film di Michel Gondry che tutti, complice la traduzione del titolo in italiano con un piattissimo “Se mi lasci ti cancello” dove i due protagonisti si buttano su un treno, proprio per rincorrere quel mare d’inverno, quella desolazione infinita a combattere la solitudine. E tutto fa anche un po’ ridere, perchè poi bisogna prendere anche il treno per tornare a casa. Questo un po’ anche lo sfondo di “Me ne vado al mare”, singolo che porta la firma del progetto Ascari, una voce che già rimbalzava nell’underground milanese e non, già in tour con Francesco Bianconi da solista. Ad accompagnarla, anche la voce di Gianluca De Rubertis, tagliente, rauca sentita, l’amante lontano che ha preso il treno per andare al mare, per dimenticare tutto. Un brano dedicato agli amanti lontani, a chi prende le disgrazie con una sbronza e una risata notturna, a chi prende i treni da solo e a chi si ritrova sempre, un po’ come nel film di Gondry.

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IL CIGNO NERO con “Dance to the ground” di Anna Soares

E in questo recente chiacchierare di Darren Aronofsky per il successo di “The Whale”, ci siamo forse dimenticati che c’è un passato che non era fatto di dialoghi in una stanza ma di allucinazioni e coreografie, non di personaggi che affondano, ma di anime che esplodono. “The Whale”, ormai segnato come uno dei film più famosi del regista statunitense, è in realtà uno dei suoi film meno tipici, che si è spogliato dei tratti caratteristi di un Aronofsky (per cui non abbiamo coniato un termine come “burtoniano” o “tarantiniano” solo per la difficoltà del nome) che si erano assorbiti e concretizzati ne “Il cigno nero”. La storia la più tipica che possiate immaginare, quella dove il cigno bianco e il cigno nero si incontrano, fondono, scontrano, sullo sfondo di una New York dominata dalla competizione nell’ambito della danza. Non manca la psichedelia elettronica e visiva in questo film, e noi non potremmo che vederla bene accompagnata dal nuovo singolo di Anna Soares dal titolo “Dance to the ground”, una nuova imposizione in una scena satura, e che ci fa ancora una volta innamorare della songwriter e producer senza etichette, eterea, oscura e tremendamente sensuale: definizione ultima di cigno nero. 

MODERN LOVE 1×03 con “Segnali di Fumo” degli Almariva

A questo pezzo abbiamo scelto di associare non un film, ma un episodio della serie antologica “Modern Love”. L’episodio in questione è “Take Me As I Am, Whoever I Am”. In questo episodio non si parla di ansia, come nel pezzo degli Almariva, bensì di disturbo bipolare. Un disturbo spesso romanticizzato in modo abusivo, poco compreso, poco rappresentato. In entrambe queste opere però c’è un forte accento sull’incomunicabilità e la frustrazione che deriva dalla paura di chiedere aiuto pur essendo consapevoli di non riuscire ad avere una vita “normale”. Questa frustrazione viene espressa attraverso un rock rabbioso nel caso del pezzo “Segnali di Fumo” e da momenti di stasi assordante nel caso di “Modern Love”.

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