Articolo di Marzia Picciano
Quando Santiago “Motorizado”, Willy “Doctora Muerte”, Manuel “Pantro Puto”, Gustavo “Niño Elefante” e Chatrán Chatrán, in arte gli El Mató A Un Policia Motorizado, si sono esibiti la prima volta in Italia erano in una fiera a Milano, in uno stand argentino, diversi anni fa, non ricordano neanche quando o dove. Una situazione “molto strana”, anche se divertente. Non ne ho dubbi, soprattutto sapendo che torneranno il 26 settembre per la loro unica data in Italia a Milano, come band leader della serata e un palco, quello dell’Arci Bellezza, tutto per loro (in realtà si sono esibiti il 21 giugno del 2022 al Lido di Camaiore per La Prima Estate Festival, quindi questa la vera prima data).
Ok, ma perche é strano? Chi sono questi argentini di La Plata con un nome tra il geniale e il semi distopico-trash (“Hanno ucciso un poliziotto motorizzato” é qualcosa da far drizzare i capelli a Salvini), preso da una battuta del film sci-fi definito il Robocop a budget ridotto, R.O.T.O.R) e che per semplicità chiameremo El Mató, e cosa vogliono da noi? Sul chi sono ci arriviamo a breve, alla seconda domanda ho provato a rispondere intervistando Santiago “Motorizado” qualche settimana fa, mentre era a Buenos Aires e da me erano le 8 di sera – spoiler: il mio spagnolo é assolutamente pessimo e Santiago é la persona più paziente del mondo, suppongo (e grazie all’aiuto del pubblico, del vino e di Google Translate).
El Mató gira da vent’anni a questa parte nel mondo argentino, sudamericano sicuramente, ma anche e soprattutto internazionale: hanno conquistato un Latin Grammy Award nel 2022 per Unas Vacaciones Raras, il Primavera Sound e da lì a poco a poco, sono esplosi un pó ovunque, su Instragram con 275mila follower, su IG con quasi un milione di ascoltatori mensili, con il loro indie chitarroso e straziante, la voce profonda di Santiago che si mangia tutti i sentimenti e li risputa al pubblico come una favola garroniana di una dolcezza infinita e assolutamente avvolgente. Le ispirazioni sono i Pixies, Ramones, Sonic Youth, ma per me sono la versione amorevole (e latino-sognante) degli Interpol, grazie a quell’ironia di fondo che purtroppo Paul Banks e soci non hanno, chiusi nella loro travolgente spirale ovale di oscurità, e basta ascoltare quell’album stupendo che é La síntesis O’Konor. Non c’é un brano degli El Mató che non ti lasci con un’inspiegabile positività, nonostante i presupposti dicano altro. Non dico Interpol a caso: le due band sono state leader di un progetto artistico “regionale” diremmo, chiamato Interpoleros che ha suonato per ora solo oltreoceano, nel sud degli USA (nasce per questo obiettivo). Il potenziale disincantato sognatore di Santiago e soci non é sfuggito neanche al progetto di tribute album per i 40 anni di Stop Making Sense dei Talking Heads, tanto che eccoli li, a coverizzare (in spagnolo) Slippery People, insieme a Lorde, Miley Cyrus, The National, Paramore, Toro y Moy, Teezo Touchdown, e altri. “All’improvviso ci hanno invitato a partecipare, l’unica band in spagnolo che alla fine ha suonato il tributo. La verità è che è stato un grande onore e la cosa più meravigliosa di tutte è stata che tutta l’esperienza e storia della nostra band che ci ha toccato ha dato un’evoluzione positiva per la nostra versione, che gli è piaciuta molto…ed è come una specie di miracolo e ancora non capisco come!”
Un momentazo. A Milano
Insomma, come dico a Santiago, questo é per voi davvero un momentazzo. O un momento.
Sono d’accordo, dice Santiago. Sui progetti con gli Interpol che li hanno portati negli Stati Uniti in tournee per una decina di giorni dice é davvero stato qualcosa di bellissimo e inaspettato, e gli piacerebbe davvero poter portare lo spettacolo anche in Europa. E non solo dove ormai sono di casa, come in Spagna, ma anche in altri Paesi come l’Italia. “Oggi ho davvero voglia di suonare dal vivo lì” si riferisce a Milano e all’Arci Bellezza, di cui ha cercato le immagini online per capire spazio e sala, mi dice “è qualcosa che mi entusiasma. Ero molto emozionato quando sono stato con la band al Lido di Camaiore. È un’esperienza molto, molto bella. L’Argentina ha un legame molto forte con l’Italia; anche se oggi tecnicamente la nostra madrepatria è la Spagna, penso che questo legame faccia la differenza tra l’Argentina e il resto dell’America Latina”. Lo si vede, dice Santiago, “nel nostro modo di parlare, nei nostri costumi, nel nostro cibo, nelle nostre bevande, nella nostra devozione alla famiglia. Non so, molte cose della cultura italiana sono cose molto forti nella cultura argentina. E peró allo stesso tempo sento che c’è un deficit, una mancanza di scambio artistico” dice, mettendo da parte ovviamente i grandi nomi che hanno risonanza a Buenos Aires (ad esempio Pavarotti, o più mainstream Eros Ramazzotti e viceversa) ma anche in tutto il mondo. “C’è tutta una cultura che va oltre quei nomi li, che bisogna comunicare. C’è un pó di carenza, soprattutto di cultura rock, e l’Argentina è una cultura decisamente rock, anche se ha artisti di tutti i tipi conosciuti internazionalmente…c’è una cultura rock molto potente e soprattutto nell’ambito che mi interessa di più, che è la cultura alternativa” che é anche quanto lo preoccupa. “Oggi ovviamente le lingue, anche se sono lingue familiari o simili, sono sempre una barriera. A noi succede, per esempio, molto con il Brasile, che è qui accanto, è molto vicino e allo stesso modo la lingua crea una barriera, limita lo scambio culturale. Ma le nuove tecnologie, il nuovo modo di comunicare, riescono a rompere quella piccola barriera e a quindi creare occasioni come questo concerto che ci sarà questo mese”.
“É per questo che l’opportunità di andare a Milano quest’anno la vedo come una cosa, non so, molto entusiasmante, molto bella”. E qui nonostante l’entusiasmo tira fuori il lato certamente più italiano (e quindi argentino, chissà?), di scaramanzia. “Sono molto emozionato ma non mi aspetto nemmeno molto, non mi piace farlo. Non mi aspetto niente da posti nuovi, spero che la situazione mi sorprenda così, in meglio o peggio, suppongo che sarà meglio perché le sorprese fanno sempre bene e si sa che visitare un posto nuovo è un’esperienza ricca, varia”. Ma noi da loro non ci aspetteremmo niente di diverso, soprattutto di una band che ci prega, sempre molto amorevolmente, di non dirgli che andrà tutto bene.
La grande Paura
Come non potremmo aspettarci nulla di diverso da un disco, quello del 2023, intitolato Super Terror? E invece ad ascoltarlo viene una tale voglia di andare e fare. Cos’é questo “gran terrore”?
“Cosa posso dire? Posso parlare delle cose a cui pensavo mentre scrivevo le canzoni. Penso che l’album parli di tre cose. Una, di un cambiamento molto profondo nella mia vita personale” la chiusura di una relazione molto lunga, ad esempio. “Poi, da un lato, parla della pandemia, ma anche di tutto ciò che abbiamo vissuto nella pandemia, a livello personale e globale, e in terzo parlo, forse, dalla rabbia che é un pó una risposta a quello che vedo del mondo, in generale, a quello che vedo a livello politico nel mondo. Come sono emerse le differenze nel modo in cui ci connettiamo gli uni con gli altri, in come comunichiamo, ma sempre con interferenze. C’è qualcosa che fa rumore in questa globalizzazione”. Pensa ai social network, alla tecnologia che ha fornito un comfort e come ha detto prima anche un modo di comunicare e abbattere barriere, ma per come sta andando ora, sta “generando solo debolezza”.
“La verità che vedo con occhi pessimisti non è dove finisce tutta questa situazione, ci allontana dall’esperienza, ci allontana dalle cose che amiamo. Abbiamo un rapporto diverso con quello che facciamo, che amiamo, con la musica, con l’arte, con i nostri rapporti umani, con le nostre amicizie, con gli altri amori, tutto a distanza, una distanza fredda e una distanza dovuta alla tecnologia. Tutto questo genera più cose”. Insomma la pandemia (e qui credo che Santiago sia l’unico che mi stia parlando ancora di pandemia oggi, che tutti la vogliono dimenticare quando i suoi effetti lo viviamo ancora dolorosamente su di noi) ha portato tutto all’estremo, in questa distanza. “In un mondo bipolare che sembra andare sempre più a fondo in quel discorso dove non comunichiamo, dove non riconosciamo l’altro, dove è sempre così lotta contro lotta, si vede un presente piuttosto oscuro, no? È un super terror”.
Persona e politica
Magari anche l’evoluzione dell’Argentina ha avuto qualche impatto su questa percezione di presente scuro? “Quando è uscito l’album, quando ho iniziato a scriverlo, il cambio di governo (in Argentina n.b.) non era ancora successo, ma la gente cominciò ad ascoltare l’album dicendo che era premonitore, non che dicessero che le canzoni anticipassero quello che sarebbe venuto dopo...” ridacchia. “Quando ho scritto e composto quelle canzoni, ho parlato di un mondo in cui ci sono certi schemi che vedo ripetersi, questa situazione bipolare, i contrasti, lo vedo emergere in modo esagerato, e succede in Brasile, succede negli Stati Uniti, sì, succede nel Regno Unito, quindi non penso si trattasse di qualcosa di premonitore ma di qualcosa che stava accadendo da un pó ormai. In Argentina questo schema ha finito per definirsi con l’ascesa di Milei, che è una persona che caratterizza, che incarna tutto ciò che sto cercando di descrivere. E poi le canzoni di Super Terror parlano anche di quello che ti ho detto, di quel percorso, del dolore della rottura di un una relazione a lungo termine che può portarti a dire che le cose non andranno bene, anche perché anche il mondo sta a lì a dirti che le cose non andranno bene.”
Concorda anche con il tono positivo e pop dell’album, vedendo come é cambiato da La Sintesis O’Konor. “Mi piace giocare con la dualità che può generare la rottura, la fine dell’amore così come la fine di altre cose. Mi piace l’idea di pop di come quella musica che può portarti anche brutte notizie. Credo che concettualmente questo contrasto dal suono rappresenti un pó anche l’idea di ciò che scriviamo nei testi”. E lo dice il lead singer di una band che é cresciuta sin dal liceo, dagli anni ’90, a punk e Nirvana e “pane e Ramones” (di cui sono fanatici ammette, con tutto il fascino che subiscono dai Television e Blondie). Un’educazione, la definisce Santiago, muy potente, e formativa, che li ha portati fino a David Byrne.
Lingue diverse, stesso messaggio
E agli Interpol. Anche quella dice “é stata un’altra esperienza quest’anno bellissima, ma anche strana!” ride “circa 9-10 anni fa ormai ci siamo imbattuti nell’Interpol in Colombia a Bogotá e quella notte Paul Banks venne nel nostro camerino. Ci ha detto che un grande fan della nostra band e in quel momento era molto strano, ma è di questo che abbiamo parlato prima, no?” si riferisce alla barriera culturare. “Ancora oggi tra paesi con lingue diverse, è molto difficile e quando ciò accade, un piccolo miracolo, deve essere celebrato e la verità è che beh sono passati molti anni dopo tanto tempo e si è presentata questa possibilità di andare in tournée con loro nel sud degli Stati Uniti, per pochi giorni, non erano niente, ma sono stati giorni magici. Gli Interpol sono molto molto calorosi, molto affettuosi, molto simpatici e sono anche una grande band che amiamo e avendo condiviso alcuni giorni con loro, lo terremo per noi”.
E quindi ci aspettiamo un altro album? Santiago é onesto: in pratica in qualsiasi momento potrebbe esserci. “Quando abbiamo registrato il progetto, non c’era un piano, avevamo chiusto l’altro album da un anno. Era il 2022, post pandemia, ed è stato molto intenso: abbiamo sfruttato i piccoli spazi del tour per essere in grado di registrare nuovi pezzi. Alla fine avevamo raccolto 20 canzoni, ad un certo punto abbiamo deciso di scegliere quelle 10 che sentivamo condividessero la stessa estetica sonora concettuale, e abbiamo lasciato le altre 10 per dopo e ad un certo punto… le riprenderemo e magari su quel gruppo di canzoni formeremo l’album che succederà a Super Terror Non so ancora quando, ma questo lavoro è già iniziato. Diciamo che dobbiamo tornarci e finirlo ovviamente”. E noi ovviamente aspettiamo. Nel frattempo ce li godiamo al Bellezza, il 26 settembre.