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“Fidati di me”: intervista ad OLDEN

Foto Laura Sellari

Olden, cantautore perugino da molti anni a Barcellona, esordisce nel 2011, con un omonimo disco in inglese. “Fidati di me”, prima traccia estratta dall’album “La Fretta e la Pazienza”, in uscita in autunno per Vrec, è una ballad profonda e universale, che parla di legami.

Ciao Olden, è bello ritrovarti. Da molti anni tu vivi a Barcellona. La prima domanda che mi viene spontaneo farti è: come appare l’Italia da lì? Sia dal punto di vista generale che musicale.
Ciao, é un piacere anche per me ritrovarvi 🙂 Effettivamente sono passati un bel po’ di anni da quando sono venuto a vivere qui, diciassette per l’esattezza, l’anno prossimo diventerò un “catalano maggiorenne”. La distanza geografica con il proprio Paese aiuta a capire meglio le cose, credo, a non essere troppo condizionati e coinvolti e soprattutto diventa quasi naturale sentire quello che ti manca e quello che invece non riusciresti più a sopportare, qualora tornassi indietro.
L’Italia oggi, a mio parere, è un Paese che ha paura di cambiare, e che sta subendo una pericolosa inversione di tendenza rispetto al progresso, sia dal punto di vista sociale che da quello culturale. Nel mio disco “Prima che sia tardi” avevo raccontato i miei timori e le mie paure nei confronti di certe tendenze populiste e che strizzano l’occhio a vecchie ideologie che credevamo ormai superate ed archiviate. Quando in un Paese vengono a mancare completamente gli “anticorpi progressisti” e quando si abbandonano le piazze e si smette di intercettare i veri bisogni della gente, il risultato non può essere che questo, specialmente quando la società si impoverisce culturalmente.
Vince lo slogan, il messaggio facile, le scorciatoie, l’illusione dell’ordine e della sicurezza. E per la musica credo di poter dire che sia lo stesso, i contenuti non sono più così importanti, funziona quello che brucia in fretta e non lascia il segno, le radio “mainstream” sono assoggettate al mercato, le grandi case discografiche investono solo sul sicuro, spesso o quasi sempre su artisti usciti da un talent, e persino il cosiddetto “indie” spesso é “indipendente” solo di nome.
Noto un grande conformismo nel sistema musicale italiano, una pressoché totale assenza di coraggio, da parte di chi dovrebbe e potrebbe scoprire nuovi talenti e comunicare che c’è molto altro rispetto a quello che vorrebbero farci credere. Nel momento in cui si inizia a trattare la musica come se fosse una lavatrice o una macchina, probabilmente stiamo arrivando davvero al collasso.In Italia abbiamo grandissimi artisti che sono sconosciuti al grande pubblico, non perché non valgano, ma solo perché nessuno se ne vuole occupare. Il discorso sarebbe lunghissimo, mi fermo qui 🙂

“Fidati di me” è un brano dedicato a un addio. Parli di quanto possa cambiarci l’amore, anche quando è irrecuperabile. È un tema difficile, anche quando non si tratta di una canzone ma di riflessioni personali. Come hai scelto le parole da utilizzare?
“Fidati di me” non racconta esattamente un fatto compiuto o definitivo, è piuttosto un messaggio lanciato via lontano, e che spera di arrivare nelle mani giuste.
L’amore ha bisogno di spazio e di tempo, e non può e non deve avere fretta. E soprattutto, non è mai irrecuperabile.
Spesso i rapporti non vanno come vorremmo solo perché non è il momento, soltanto perché il presente che stiamo vivendo ci fa sentire che non esiste una soluzione.
Ma l’amore resta, in un’ altro tempo ed in un altro spazio, nascosto. Le parole di questa canzone non le ho scelte, sono arrivate in un pomeriggio qualsiasi, di getto, mentre ero seduto davanti al pianoforte, come una specie di carezza che prova a spostare il dolore in un posto più sicuro.

Ti cito: “tutto è stato pensato, tutto è stato detto, tutto è stato cantato.” Tu oggi hai scelto una ballad, appoggiata su un arrangiamento classico e particolarmente dolce. In che modo questo genere parla di te?
L’idea di arrangiamento di questo pezzo era proprio quella di riuscire a creare una sorta di ballad anni ’70, con pochi elementi, un piano vagamente beatlesiano e il testo in primo piano, un tentativo di coniugare i colori più “dolci” di un sentimento con quelli più scuri di una rabbiosa reazione al dolore. Questa canzone parla di me forse più di ogni altra che abbia mai scritto, perché é volutamente scarna e cruda, senza compromessi e senza messaggi nascosti.

Non ti spaventa collocarti fuori dalle dinamiche delle playlist editoriali?
Ci sono abituato, non potrebbe in alcun modo spaventarmi; io sono questo e non riuscirei mai ad essere qualcun altro, me ne accorgerei subito e poi me ne vergognerei.
Inoltre credo che un artista debba sempre esprimersi in sintonia con quello che sta vivendo nel momento in cui scrive, é l’unico modo per creare qualcosa che abbia un valore e che non finisca per somigliare a tante fotocopie che durano il tempo di una storiella da social. Oggi, io sono questo, così come ero un’altra persona quando ho scritto le canzoni di “Cuore Nero”, come diceva Whitman “contengo moltitudini” 🙂

“”Fidati di me” è una lettera scritta di getto e mai spedita, ma pubblicare una canzone corrisponde a far arrivare a destinazione un messaggio. Quando scrivi, hai sempre un destinatario?
No, non ho sempre un destinatario, almeno non uno solo, alle volte si scrive parlando a se stessi, altre volte a piu’ persone, al mondo, ed altre volte ancora a qualcuno in particolare. Ma come dicevo sopra, dipende dal momento. Fino ad ora ho avuto sempre un po’ di pudore nel mettermi a nudo, ho sempre messo qualche filtro davanti nelle mie canzoni, personaggi immaginari, o frasi non troppo chiare, messaggi occulti. Oggi no, oggi sento il bisogno di parlare senza timori, di guardare il mio bersaglio dritto negli occhi, per non avere poi il rimpianto di non aver detto tutto.

Parlaci della produzione di questo tuo nuovo progetto e le differenze con i tuoi precedenti lavori.
La realizzazione di questo brano, così come di tutto il disco, é un lavoro che potremmo definire quasi “artigianale”, visto che é stato prodotto da me, insieme ad Ulrich Sandner, un grande musicista ed autore, con il quale ho la fortuna di lavorare sin dal mio primo disco in italiano “Sono andato a letto presto”. Dico “artigianale” perché é completamente fuori da ogni logica di mercato e che non ammicca a niente che oggi possa essere definito “di successo”; ma solo così poteva essere, altrimenti non sarebbe mai uscito.
Ci siamo ritrovati in una casa in mezzo alle montagne, lontani dalla cittá, con un computer, un pianoforte, qualche chitarra e poco altro, perché é quello di cui avevo bisogno, perché ogni cosa aggiunta sarebbe stata in realtà una sottrazione.
I miei dischi precedenti, da “Prima che sia tardi” a “Questi anni” sono stati prodotti da Flavio Ferri (Delta V), una persona molto importante per me, fondamentale nel mio percorso artistico ma anche in quello umano.
Prima di iniziare a registrare questo disco ci siamo confrontati, abbiamo fatto degli “esperimenti”, abbiamo parlato tantissimo. E alla fine abbiamo capito entrambi che questo disco lo avrei dovuto realizzare da solo, esattamente come lo sentivo, con tutte le sue fragilità e imperfezioni. Ho chiamato Ulrich e ci siamo messi al lavoro; dopo un bel po’ di mesi di prove e provini cancellati, avevamo le versioni definitive dei pezzi. Flavio si é poi occupato del mix e del mastering, ed il risultato è davvero quello che avevo in mente, sono molto contento.

Questo è il primo passo verso la pubblicazione del nuovo disco di inediti, “La Fretta e la Pazienza”, ci puoi anticipare qualcosa?
Come parzialmente anticipato nella domanda precedente (scusate il mezzo spoiler:)) “Fidati di me” é il primo singolo del nuovo disco “La Fretta e la Pazienza”, in uscita il 18 ottobre con la “fedelissima” Vrec di David Bonato (di nuovo con me dopo “Prima che sia tardi” e “Cuore Nero”).
Sarà un disco di nove brani, in linea con l’arrangiamento e il mood di “Fidati di me”, insieme a me che ho suonato il pianoforte (i puristi abbiano pietà, non sono un pianista, ma un cantautore autodidatta:)) ed ovviamente cantato, ci sono le chitarre di Ulrich Sandner ed il violoncello della bravissima Simona Colonna.
Dal mio punto di vista, pur nella sua semplicità, si tratta di un disco che potrei definire “sperimentale”, molto minimalista ed assolutamente senza filtri o nascondigli.
In queste canzoni c’è il racconto del superamento del dolore,  che passa attraverso i nostri momenti più sofferti e difficili, attraverso l’esercizio della pazienza, senza soccombere alla fretta di dover trovare una soluzione facile, sbrigativa. È un invito ad ascoltare e ad ascoltarsi, a comprendere che per ogni cosa esiste uno spazio ed un tempo.
Ed é anche un regalo, un messaggio nella bottiglia affidato alle onde, che sicuramente faranno il loro dovere, senza fretta.

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"Fidati di me" è il nuovo singolo di Olden, primo estratto dall'album "La Fretta e la Pazienza", in uscita in autunno per Vrec.

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