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Cinema

La playlist delle colonne sonora immaginarie | settimana 6

Nuova settimana dove mettiamo qualche punto fermo ai film mentali che ci facciamo quando ascoltiamo musica, scegliendo dei film reali ad associare ad alcune delle nuove uscite indipendenti dell’ultimo periodo. E in questo sesto episodio attraversiamo il deserto dell’Arizona, passando per i vicoli di Messina, ritroviamo una Gotham City che assomiglia anche un po’ a Roma, per fermarci ad un pranzo della domenica vicino a Crema. Ecco 5 nuovi film associati a 5 nuovi brani. Come sempre, preparate i pop corn!

ARIZONA DREAM con “Urban Safari”dei Basiliscus P

Ai tempi che furono (e fu il 1994), il titolo del film “Arizona Dream” di Kusturica, venne tradotto con “Il valzer del pesce freccia”. Ed è strano come forse, anche se nessuno sarà d’accordo, ritroviamo qui dentro una familiarità e sentimenti buoni che l’esotico titolo originale “Arizona Dream” forse allontana. In questo film un ragazzo, un sognatore dai denti storti interpretato da un iconico e giovanissimo Johnny Depp, incontra Elaine, una stravagante vedova che ha ucciso suo marito e che vive con la giovane e nevrotica figlia Grace. Incontri che nascono con il pretesto di un matrimonio, fuori il deserto, il caldo e la vita, dentro la burrasca di sentimenti. C’è una fantasia assillante che non possiamo ignorare: un Arizona Dream ambientato in sicilia, con le musiche deserte e psichedeliche dei Basiliscus P, la fotografia calda e invadente dei vicoli di Messina, un matrimonio in grande stile come solo al sud sanno fare. L’obiettivo del gruppo, di cui abbiamo selezionato il singolo “Urban Safari” è riuscire a coadiuvare le proprie passioni musicali creando brani che abbiano una loro riconoscibilità e personalità, spaziando tra progressive, psichedelia, la ruvidezza degli anni ’90 e qualche ammiccamento al jazz. 

IL CORVO con “Non puoi scegliere” de L’Avvocato Dei Santi

Più di una volta c’è stato detto che Roma è una sorta di Gotham City mediterranea, con quei suoi cunicoli romanticamente sporchi, e quei tavoli dei bar che si riversano per strada. Nel mondo che vorremmo, esiste un Batman diretto da Almodovar, con la colonna sonora de L’Avvocato Dei Santi, il progetto solista di Mattia Mari che emerge dall’underground romano con un dolore rumoroso e a tratti sfacciato, in quell’equilibrio perfetto che unisce le influenze degli anni Novanta e equilibri elettronici. Purtroppo però, nella vita reale non esiste un Batman diretto da Almodovar, e quindi ci ritroviamo ad associare ad un brano dell’Avvocato Dei Santi, più precisamente “Non puoi scegliere”, l’iconico film de Il Corvo. L’ineluttabile associato a tutto, l’oscurità inevitabile, persino la morte di Brandon Lee, l’attore protagonista del film, fa parte di tutto questo “non puoi scegliere” che Mattia Mari urla al mondo. Un brano e un film dedicato agli eterni adolescenti e romantici che bruciano tutto, vogliono tanto, soffrono tanto, leggono fumetti, stanno molto attenti alle notizie true crime, e non disdegnano anche un po’ di bevute con gli amici. Per i nerd solitari, insomma. 

MR NOBODY con “The Acrobat” di Martina Di Roma

Iniziamo questa nuova settimana con un film che era passato inosservato, che probabilmente nessuno ha mai visto al cinema, ma si sarà trovato quasi per caso su qualche piattaforma di streaming, speriamo durante una serata con gli amici o con la morosa che sta prendendo una piega particolarmente noiosa. Mr. Nobody è un complicatissimo intrigo di storie che si sovrappongono l’una sull’altra, che si intrecciano finchè non arriviamo a capirne il motivo. La domanda costante che ci troviamo a porci è come sia possibile che amiamo sia una che un’altra donna, che siamo sia ricchi che poveri, sia umanisti che scienziati. La vita del personaggio di Nemo, il protagonista di questo film, è come un acrobata, in bilico tra mille possibilità. In questo senso, non possiamo che lasciarci conquistare dal progetto stratificato di influenze e complesso della songwriter di stanza a Milano Martina Di Roma, che da pochissimo ha pubblicato un nuovo singolo dal titolo “The Acrobat”, di un pop sofisticato con un innegabile background jazz: la storia di chi è sempre in bilico, di chi vive di generi ed influenze diverse, di chi è un giorno tutto e il giorno dopo niente, di chi sta bene e anche male. Una meravigliosa scoperta, come quando trovi un bel film su Netflix. 

CHIAMAMI COL TUO NOME con “Thank you” delle Hoodya

Probabilmente non c’è un altro film adatto a descrivere al meglio un’estate italiana, come “Chiamami col tuo nome, perchè in fondo tutte le nostre estati, quelle migliori e quelle peggiori, sono fatte di pranzi che si potraggono fino al pomeriggio, frutta e sguardi, il caldo e l’umidità dilatano tutto. Questo piccolo film che quando uscì riempì le sale e i cuori di tutti, si accompagna bene alla personalissima versione di “Thank You” di Dido, firmata dal duo Hoodya, formato da Camilla Battaglia e Rosa Brunello. Una coppia atipica che si ritrova a Berlino nel 2017, e nel 2023 concretizza l’idea di un disco insieme, un disco di cover dove ritroviamo anche questa piccola meraviglia, di quelle che riempiono l’animo di nascosto, come un pranzo estivo all’aperto, silenzioso e complice di sguardi. Le Hoodya, un nome che dovreste segnarvi se siete come loro sempre alla ricerca della possibilità di esplorare insieme senza limiti di genere o direzione, cosa tanto speciale quanto rara. Come quando ci si innamora di un frutto proibito, per la prima volta.

IL DIRITTO DI CONTARE con “Stavin’ Chain” di Veronica Sbergia

Come colonna sonora ideale del film Il diritto di contare, abbiamo scelto il brano di apertura di “Bawdy Black Pearls” di Veronica Sbergia. Ambientato negli USA all’epoca della segregazione razziale, questo film racconta la storia di tre donne afroamericane (Katherine Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson) che hanno dato un contributo importantissimo allo sviluppo della NASA, sfidando con coraggio tutti i preconcetti della mentalità razzista e maschilista dell’epoca. Allo stesso modo, attraverso la sua voce, Veronica Sbergia fa rivivere le battaglie di alcune artiste blues semi-sconosciute che, pochi decenni prima dell’anno in cui è ambientato il film, hanno trovato un modo per rivendicare la propria identità attraverso la musica. Il brano “Stavin’ Chain” di Lil Johnson, che la Sbergia reinterpreta con grande maestria nel suo disco, parla esattamente di questo, di una donna che si ribella al partner e si riappropria del diritto di vivere in completa autonomia la propria vita e la propria sessualità. Ed è anche attraverso le battaglie quotidiane di donne come lei che nel corso del tempo si è creata una coscienza femminista nelle donne afroamericane dell’epoca, e di conseguenza si è creata anche la possibilità di avere scienziate di colore alla NASA,.

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