Articolo di Roberta Ghio | Foto di Oriana Spadaro
Un’altra ventata di Australia arriva a Milano. Dopo Tash Sultana, è Xavier Rudd a portare nel capoluogo lombardo, l’energia e la magia di quella terra così lontana e di quel popolo ritenuto il più antico della terra. Dopo Roma e Bologna, è l’Alcatraz di Milano ad ospitare la terza ed ultima data italiana, inserite all’interno di un tour con il quale Rudd fa conoscere dal vivo il suo ultimo album Storm Boy, uscito lo scorso maggio.
Ad introdurci nella serata, alle 20.10, The Leading Guy, al secolo Simone Zampieri, che con chitarra e voce dolce, che in alcuni passaggi è graffiante in altri nostalgica, attraverso parole e melodie, ci racconta di sé attraverso i suoi brani: alcuni che parlano dell’amore, dell’intensità con cui vive la sua vita, che lo porta a “correre come una tigre”, come ci racconta in Times, della terra in cui è nato, cui dedica Behind the Yellow Field ed anche di letteratura, dedicando un brano al bistrattato Melville, che, pur avendo scritto uno dei libri più conosciuti al mondo, Moby Dick, si è visto chiudere tante porte in faccia, prima di essere riscoperto da una donna e vedere finalmente riconosciuto il suo talento.
Di terra e di amore si continuerà a parlare e a cantare nell’arco della serata. Sono le 21.20, quando, dopo tanti cori acclamanti “Saverio! Saverio!” salgono sul palco Xavier Rudd e i suoi musicisti. Pantaloni verde scuro, canotta nera che lascia ben in mostra i suoi tatuaggi, capelli raccolti e, ovviamente, scalzo, Rudd si presenta al pubblico illuminato dal suo bellissimo sorriso e dalla luce che emana dai begli occhi azzurri, luce di chi, con lo sguardo, ti sta trasmettendo la sua gioia di essere lì in quel momento, il suo amore per la vita e la sua pace interiore.
Honeymoon Bay il primo brano presentato, tratto da Storm Boy; subito capiamo come andrà la serata: dopo un inizio seduto, con chitarra, Rudd imbraccerà in suo didgeridoo e, camminando lungo il palco, ci farà conoscere quello strumento tanto antico quanto affascinante, ma soprattutto, ci farà sentire quel suono profondo e vibrante che ti entra nell’anima e ti cattura; nel mentre i componenti della band confermano il ritmo con le percussioni, per poi concludere tutti insieme con salti e braccia al cielo. Un potente e festoso inizio serata! A seguire Rusty Hammer, con tanto di coreografia durante la quale Rudd “surfa” il palcoscenico di fronte ai suoi compagni, che stanno ballando con lui. Dopo i primi pezzi Xavier inizia a chiacchierare con il pubblico e ribadisce il suo messaggio, di amore, fratellanza, uguaglianza e dell’importanza della “connection” tra le persone. Il tema dell’amore e dell’energia tornerà più volte durante la serata. “Scusate se non parlo italiano, ma basta l’energia per comunicare” e di sicuro ha ragione, visto il rapporto che è riuscito a creare con i presenti in sala. “C’è tanto amore qui sul palco, in questa piccola famiglia”, “Gli italiani hanno la più bella energia del mondo!”
Nell’arco della serata, per ogni brano presentato Rudd cambierà strumento. Oltre al già citato didgeridoo, suonerà chitarra, chitarra slide, armonica, banjo, batteria. Tutto. Con grande maestria e conoscenza degli strumenti, Rudd sa creare ritmi e “suoni a colori”, che in alcuni momenti ti portano su una spiaggia, in altri all’interno di una foresta. E non sarà possibile stare fermi. Il concerto di ieri sera è stato all’insegna della musica che ti entra nel corpo e ti fa muovere: sia quando i brani sono più lenti, sia più ritmati, il corpo deve seguire la musica. E chiudere gli occhi. E cantare. Anche se la scenografia è semplice, gli effetti ci sono. Quando Rudd è seduto, da dietro alle sue spalle arrivano fasci di luce gialla a raggi, che lo fanno sembrare all’interno di un sole.
Un momento intenso durante Gather The Hands, quando, con un pubblico che tiene il brano cantando a ripetizione Gather the hands to move the stone Rudd leva un grido sibilato al cielo e al termine si inginocchia come a baciare la terra. Persone, amore, suoni, colori, energia, ma anche simpatia quando indossa un soprabito di pailettes ballando con due ragazze del pubblico, per poi terminare la prima parte del live con uno dei pezzi più noti al grande pubblico, Follow The Sun.
Il rientro per gli encore ha un impatto altissimo. Il palco è buio, non vediamo, fino a quando arriva uno sparo di luce bianca e blu e Rudd ci appare seduto alla batteria, davanti alla quale è stato posto il didgeridoo e lui, abilissimo, suonerà tutto in contemporanea, dando vita ad una Lioness Eye (leonessa che vediamo proiettata alle sua spalle durante lampi di luce) decisamente magnetica.
Gran finale con Spirit Bird, eseguita da Rudd seduto da solo con chitarra, voce, silenzio: un momento intimo, riflessivo, durante il quale gli occhi si chiudono le braccia lentamente si alzano al cielo e ci si lascia trasportare levando verso l’alto il canto “Emana yo, yo, yo, yo”.
Saluti finali sventolando la bandiera aborigena.
Tanta energia…c’era il sole ieri sera all’Alcatraz!
Xavier Rudd – La scaletta del concerto di Milano
Honeymoon Bay
Rusty Hammer
Come Let Go
The Mother
Come People
Best That I Can
Growth lines
Storm Boy
Gather The Hands
Breeze
Walk Away
Bow Down
Flag
Follow The Sun
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Lioness Eye
While I’m Gone
Spirit Bird
