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Reportage Live

THE 1975, ovvero l’elogio del meta-teatro e della color music

Il ritorno dei The 1975 in Italia nel loro più bel tour europeo: tra passato e futuro, in bilico su un illuminatissimo presente.

Articolo di Stefania Clerici | Foto Credits Jordan Hughes

Si possono amare o odiare, ma non si può rimanere indifferenti davanti allo spettacolo di The 1975, che in questo nuovo e ultimo tour si dichiarano già dal titolo tali: Still… At Their Very Best. Come un buon vino d’annata allo stato ottimale, The 1975 sono pronti per essere degustati in una primaverile serata milanese, aperta dagli esuberanti Been Stellar e che sulle note del pop-rock del gruppo inglese raggiungerà il suo top, in un crescendo a scalare.

Sono da poco passate le 21 quando cade il sipario blu scuro che proiettava il logo della band sotto un grosso riflettore mentre la musica ambient riempiva il Forum d’Assago, per rivelare il palco: una piccola villetta a schiera in stile anni ’70 (o proprio del 1975?), colorata e interattiva, popolata da fin troppi ed ingombranti televisori vintage dal tubo catodico, che si riveleranno poi parte integrante del parco luci e del set dello show. E poi una scala a chiocciola, finestre che danno su un ipotetico vialetto (il backstage), dietro cui viene parcheggiata un’auto (non la vediamo, ma ne sentiamo i rumori), dalla quale scende – per raggiungere lo stage – Matty Healy.

Foto Credits Jordan Hughes

Lo spettacolo ha una struttura in due atti e la band apre la setlist come di consueto con The 1975, tratto dall’album A Brief Inquiry into Online Relationships: il primo a salire onstage è appunto il frontman Matty Healy, a cui nel corso del pezzo si aggiungono gli altri compari di avventura. Camminando sul palco ed accompagnati come in un telefilm anni ‘70/80, dai “titoli di testa” proiettati sui megaschermi posti ai lati, prendono il loro posto, tra tv e abat-jour dallo stile retrò: Adam Hann alla chitarra, Ross MacDonald al basso e George Daniel, alla batteria.

Si comincia dalle canzoni del loro ultimo album Being Funny In A Foreign Language, pubblicato nell’ottobre del ’22, attraversando i suoni dell’elettrica Looking for Somebody (To Love), passando per i colori di Happiness e Part of the Band, scivolando sulla ballad di Oh Caroline e della romantica I’m in Love With You, si torna indietro all’era di I Like It When You Sleep… con la più datata A Change of Heart, e in un palco tutto rosa e blu viaggiamo nel tempo.

Foto Credits Jordan Hughes

La band dimostra quanto efficacemente si possono usare colori e immagini per trasportare il pubblico nei mondi delle loro canzoni, a partire dagli schermi televisivi che proiettano un passato lontano per poi sfociare negli effetti visivi: portandoci ancora più indietro nel tempo, ecco il singolo cult della band, Robbers, cantato a gran voce dal Forum tutto, che ci catapulta in un’atmosfera cinematografica da film vintage.

Tra I cori di Somebody Else, la speranzosa preghiera di I Always Wanna Die (Sometimes) e la pop song fallingforyou, si giunge alla metà del live, quando lo spettacolo sembra quasi diventare una rappresentazione meta-teatrale della mente di Healy: su About You il frontman tocca e “dialoga” con gli schermi sparsi sul palco, mentre su When We Are Together i membri dello staff li concentrano impilati in bella vista. La band si congeda ed Healy rimane solo, seduto davanti a un televisore mentre sugli schermi viene riprodotta una raccolta di titoli di notizie e video su di lui… i video iniziano a sovrapporsi e i suoni statici diventano insopportabili: prima che tutto diventi buio in un assolo acustico parte Be My Mistake, seguita a ruota dalla melodica voce angelica di Polly Money che intona Jesus Christ 2005 God Bless America.

Che i The 1975 traggano influenze da molti artisti  e stili diversi è fuori di dubbio: percepiti come “incoerenti” ai loro esordi, hanno poi fatto di questo eclettismo la loro cifra stilistica, anzi LA caratteristica principale tanto della loro musica quanto dei loro spettacoli. Una band capace di evolversi, mantenendo un’identità distinta, che salta tra passato e presente, proiettandosi verso il futuro.

Foto Credits Jordan Hughes

La seconda parte del live è un’incessante escalation ai più grandi successi della band: da  If You’re Too Shy (Let Me Know) a Give Yourself a Try, è in questa infilata di brani che la grande vitalità ed energia del Forum appaiono più tangibili. Il momento top è stato proprio durante The Sound, quando Healy ha chiesto all’intera platea e spalti, almeno 15.000 sconosciuti, di saltare insieme all’unisono e tutti lo hanno fatto. È stato incredibile: liberatorio, divertente e unificante in cui a trionfare è stato l’amore per la musica.

The 1975 hanno dimostrato di essere cresciuti bene e di essere sul pezzo quando si tratta di spettacoli per il grande pubblico: la band integra elementi interessanti nello spettacolo, lasciando ai fan non solo emozioni e poca voce, ma la bella sensazione di aver vissuto un’esperienza totalizzante, da portare e conservare con sè. Sì, i ragazzi sono ancora al loro meglio: se lo sono scritto, cantato, titolato e realizzato al 100%.

The 1975: la scaletta del concerto di Milano

Being Funny In A Foreign Language (I ATTO)

The 1975
Looking for Somebody (to Love)
Happiness
Part of the Band
Oh Caroline
I’m in Love With You
A Change of Heart
An Encounter (rec)
Robbers
Somebody Else
I Always Wanna Die (Sometimes)
fallingforyou
About You
When We Are Together

Matty’s Nightmare

Be My Mistake (Acoustic, Matty Solo)
Consumption (rec)
Jesus Christ 2005 God Bless America (Polly Money on vocals)

Still… At Their Very Best (II ATTO)

If You’re Too Shy (Let Me Know)
TOOTIMETOOTIMETOOTIME
It’s Not Living (If It’s Not With You)
The Sound
Love It If We Made It
Sex
Give Yourself a Try

Written By

Milanese, classe 1983, sono appassionata di musica, cinema e cultura pop. Adoro viaggiare, mangiare, dormire, viaggiare, ballare, sorridere e fare l'amore. Oltre a scrivere di musica su Rockon sono digital producer per il tuo canale tv preferito. Amo il rock in tutte le sue forme, i gatti, fotografare il cibo che mangio (e lo faccio da anni, non per moda social) e perdermi per le vie delle città che non conosco. Bulimica di serie tv, collezionatrice di vestiti, scarpe, borse e tutto ciò che può entrare in una grossa cabina armadio puoi chiedermi di tutto e ti darò la risposta che cerchi (altro che Google e il libro delle risposte!), basta non domandarmi: “qual è il tuo artista preferito?”.

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