Articolo e foto di Maria Laura Arturi
Esistono diversi tipi di live: quelli mastodontici, epici, che lasciano il segno per la loro energia, le scenografie e gli effetti speciali, e quelli che invece colpiscono in quanto capaci di creare un’atmosfera intima e magica tra l’artista e il suo pubblico, spesso grazie alla scelta di una location più easy. Il concerto di Stu Larsen e Natsuki Kurai è sicuramente uno di questi ultimi.
La storia di questo curioso duo ha inizio otto anni fa, quando in modo del tutto casuale un australiano e un giapponese si incontrano per le strade di Tokyo. Può sembrare l’inizio di una barzelletta, eppure non è che la genesi di una profonda amicizia e collaborazione artistica. Come spiega Kurai, i due fin dal primo istante hanno sentito una interconnessione che li ha spinti a conoscersi, senza sapere il perché: nonostante le barriere linguistiche che impedivano loro di comprendersi a vicenda, i due col tempo hanno scoperto di avere un altro, efficacissimo modo per comunicare: la musica.
E così il cantautore australiano, dopo i due precedenti album “Vagabond” (2014) e “Resolute” (2017), torna in Italia per presentarci un terzo lavoro discografico: l’EP “Stu Larsen & Natsuki Kurai II“, registrato insieme al suo caro amico, che affianca la voce di Larsen suonando l’armonica.
I temi rispecchiano in modo genuino la vita di Stu, che è ormai un modern hobo e gira il mondo da ormai una decina d’anni: un fattore sempre presente è infatti l’amore per il viaggio, che ogni tanto lascia spazio alle sue radici australiane e alla tematica della sua terra natia, o ad argomenti più personali come la scomparsa del padre.
Il pubblico, numeroso ed entusiasta, sembrava conoscere per filo e per segno la storia della loro amicizia, tant’è che il duo per tutta la durata del concerto si è divertito a interagire coi fan, raccontando aneddoti e battute come se fosse una chiacchierata tra amici.
Un’atmosfera decisamente piacevole, che Larsen stesso ha poi definito “Overwhelming” in un post di ringraziamento sul suo blog, e che per qualche ora mi ha distolta dal pensiero dell’incessante pioggia milanese.
