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Sulla chiusura dell’Ohibo: intervista a Simone Castello

Articolo e intervista di Stefania Clerici

Settimana scorsa, attraverso la pagina Facebook di Ohibò abbiamo saputo con grande rammarico che il Circolo ha deciso di chiudere i battenti, causa emergenza sanitaria. Poichè negli ultimi quattro anni di attività dell’Ohibo, vi abbiamo raccontato con report e gallery fotografiche i numerosi concerti organizzati e promossi dallo staff operativo del circolo, gestito da Costello’s, abbiamo fatto due parole con Simone Castello, ormai ex direttore artistico e responsabile della comunicazione di Ohibò, che ci ha raccontato qualcosa in più sull’accaduto e soprattutto dato una speranza: la scena indie milanese non è orfana, dovrà solo trovare un altro spazio di aggregazione per tornare live.

ROCKON: Come mai questa chiusura?
SIMONE: Siamo molto dispiaciuti anche noi, che siamo entrati in Ohibó come direzione artistica e responsabili della comunicazione, gestendo operativamente il circolo negli ultimi anni… purtroppo però non avevamo potere decisionale per una questione così delicata. Dopo il lockdown e le timide aperture, il consiglio direttivo ha iniziato ad avere timore per la situazione della sostenibilità economica dell’associazione e, a nostro avviso senza sufficiente tenacia, ha deciso di chiudere. Noi come staff operativo quindi abbiamo subito le decisioni del consiglio direttivo e siamo rimasti stupiti per come si sia risolto il contratto d’affitto con la proprietà.

ROCKON: Quindi il problema era sul canone di affitto?
SIMONE: Di fatto, nell’incertezza attuale, il consiglio direttivo ha preferito rescindere il contratto di locazione, ma forse qualcosa si poteva fare per mantenere in vita il progetto. Tutta la palazzina del circolo Ohibó è di un’unica proprietà ma essendo stato risolto questo vincolo anche la stessa Associazione e il progetto sono venuti a mancare: finché hai un contratto di affitto puoi trovare una mediazione tra affittuario e proprietà, ma senza spazio non puoi riaprire e cadono i presupposti per continuare.

ROCKON: Un duro colpo per un progetto che ha le basi su eventi live e che senza una venue non può continuare…
SIMONE: Sì, in questo momento la faccenda ci lascia l’amaro in bocca. Il solo post sulla comunicazione di chiusura del Circolo ha raggiunto quasi 1 milione di persone su Facebook, registrando una portata straordinaria se paragonato alla comunicazione della Pagina in situazioni “normali”. Noi per anni abbiamo calcato la scena della musica indipendente italiana e internazionale, raggiungendo il pubblico che conosciamo, ma vedere tutto l’affetto e lo slancio delle persone che hanno letto e commentato quel post ci ha dato l’effettiva portata del nostro lavoro.

ROCKON: Ma non c’è proprio speranza di riaprire?
SIMONE: Purtroppo Ohibó è chiuso e nessun crowdfunding o altra iniziativa lo può far tornare, ma ciò che troviamo non aderente alla realtà è dare la sola motivazione di “problemi finanziari” per la chiusura, perché a nostro avviso si sarebbe potuto trovare una soluzione. Quando abbiamo lasciato l’operatività per l’emergenza Covid19 a fine febbraio, la situazione dal punto di vista economico per quanto ne sappiamo non era così grave da determinarne un’imminente chiusura. Nel corso degli anni abbiamo costruito con il nostro pubblico un’alternativa musicale sfaccettata che ha fatto crescere Ohibó e la sua fama. Nello specifico penso che la verità abbia qualche sfumatura in più rispetto al racconto del singolo post, ma ora l’unica cosa che possiamo fare come Costello’s è prenderci la responsabilità del lavoro fatto e degli accordi che avevamo in essere anche come mediatori con gli artisti: i concerti fissati e rimandati verranno svolti -Covid19 permettendo- portando avanti il nostro progetto perché non vogliamo lasciare “orfana”quella Milano che ha visto e commentato il post di chiusura di Ohibó.

ROCKON: Quindi non ci sarà più Ohibò, ma potremo trovare live e i concerti in un altro locale da voi gestito?
SIMONE: Nell’immediato cercheremo di portare avanti cultura, socialità e senso casalingo spostando i concerti in un’altra venue che verrà comunicata a breve, ma nel frattempo ci stiamo muovendo per cercare uno spazio per continuare la nostra proposta progettuale. Non sarà facile trovare una venue che abbia tutte le caratteristiche che cerchiamo, però noi siamo al lavoro per trovare una location nostra. Vorremmo lasciarci quindi questo periodo alle spalle al più presto per guardare al futuro.

ROCKON: Costello’s sta portando avanti numerosi progetti validi con i suoi artisti… ci anticipi cosa sta per arrivare?
SIMONE: Anche durante il lockdown non ci siamo mai fermati e abbiamo portato avanti progetti e idee per i nostri artisti: siamo in continuo movimento, con responsabilità vera. Tra tutte vi segnalo due nuove uscite, quella del singolo di Bonetti “Siamo Vivi” e quella dei Cactus? Con Blue Lips / Cold Heart. Quest’ultimi cantano in inglese e si sono ritagliati degli ottimi posizionamenti all’estero, ma devono consolidare il proprio seguito qui in Italia in primis. Inoltre, tra i progetti esordienti che abbiamo seguito di recente, ci sono i Senna, finalisti di Musicultura e del premio Bindi, e anche Ciulla di cui sta per uscire un nuovo singolo… sui social abbiamo attivato un’operazione molto carina che vede protagonisti i suoi fan e presto scoprirete di più!

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Insomma, chiusa una porta si apre un portone! Nella speranza che la nuova fase possa portare di nuovo un po’ di buona musica nelle nostre vite, facciamo un grande in bocca al lupo ai Costello’s per il loro futuro! Stay tuned sulle prossime iniziative!

Written By

Milanese, classe 1983, sono appassionata di musica, cinema e cultura pop. Adoro viaggiare, mangiare, dormire, viaggiare, ballare, sorridere e fare l'amore. Oltre a scrivere di musica su Rockon sono digital producer per il tuo canale tv preferito. Amo il rock in tutte le sue forme, i gatti, fotografare il cibo che mangio (e lo faccio da anni, non per moda social) e perdermi per le vie delle città che non conosco. Bulimica di serie tv, collezionatrice di vestiti, scarpe, borse e tutto ciò che può entrare in una grossa cabina armadio puoi chiedermi di tutto e ti darò la risposta che cerchi (altro che Google e il libro delle risposte!), basta non domandarmi: “qual è il tuo artista preferito?”.

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