Articolo di Serena Lotti
A Natale puoi faceva la canzone della Bauli. Oggi a Natale non puoi fa la canzone di Conte. E così mentre i nuovi DPCM ci stringono le carni e la voglia di goderci il pranzo gozzoviglione della nonna facendoci lentamente perdere ogni spirito alla Charles Dickens, c’è chi cerca una formula tutta nuova per restituire a questa società ammorbata da mesi di privazioni una nuova consapevolezza del Natale. Già perchè il Natale non deve essere per forza cornamuse e It’s Beginning to Look a Lot Like Christmas di Michael Bublè. E nemmeno Maria Carey a palla su Radio Esselunga mentre scegli il quarto di manzo da mettere nel brodo.
Anche il Natale si può innovare, cambiare e destituire della sua formula classica fatta di campanellini e vibrati mielosi dell’ultima hit dell’airplay di Dicembre 2020. E Natale può diventare un’occasione.
Questo Natale grazie ai Cacao Mental e all’Orchestra della Centrale di Cuneo può essere cumbia. Questo Natale può essere un’orchestra che suona strumenti di carta. Questo Natale può essere uno schiaffo, una presa di coscienza, un urlo, un’invocazione di aiuto. Quello dei poveri e del loro non Natale che non è altro che un altro pezzo perso di un insieme di pezzi persi, ma parte di un disegno più grande. Già perchè qui non è che stiamo parlando solo di intenzioni stilistiche e di cambi di prospettiva. Parliamo di persone, di lavoratori, di poveri diavoli come direbbe Simenon, e ci permettiamo di avvicinare la lente sull intero comparto del mondo della musica che il covid ha annientato. In tanti hanno fatto fatto proclami, invettive, richieste accorate in questi mesi e le più importanti associazioni del settore hanno chiesto al governo nuove misure di sostegno e sopravvivenza.
Eppure nulla è cambiato. L’epidemia continua a dilagare e sembra lontano il giorno in cui tutto potrà rimettersi in moto. Si sono mobilitati anche i grandi big della musica e i più importanti esponenti del settore eppure, nonostante i vari fondi di emergenza e le iniziative che a macchia di leopardo hanno tentato di metterci una pezza, la situazione versa ancora in condizioni drammatiche. Artisti, fonici, macchinisti, tecnici luci, montatori, maestranze varie, agenzie e molti molti altri…aspettano.
Oggi la voce dei Cacao Mental e dell’Orchestra della Centrale di Cuneo si unisce a quel grido col suo grido. Un grido corale, orchestrato, armonizzato (diretti da Stefano Iascone) e sul quale si può anche ballare, perchè a noi la voglia di dimenarci non l’ha tolta ancora nessuno. I Cacao Mental reinterpretando un tradizionale natalizio latino americano Navidad de los Pobres hanno pensato di fare quindi un regalo tanto allegro quanto profondo in questo strano Natale 2020 da diffondere e regalare a sua volta, infinite volte.
In Navidad de Los Pobres lo stile della cumbia si fonde con le sonorità orchestrali dando vita ad un pezzo che diventa, attraverso la narrazione di un video girato all’interno del Teatro Civico Toselli di Cuneo, l’occasione per aprire anche un dialogo con il mondo della cultura e dello spettacolo. Oggi più che mai un dialogo urgente, necessario, fondamentale per la sopravvivenza di un intero settore.
Dicono i Cacao Mental “Da musicisti che vivono il vuoto, abbiamo deciso di realizzare questo brano insieme, in modo corale, con l’idea di regalarlo, per rivolgere un pensiero a chi, in questi momenti difficili, patisce, ed ha sempre patito,ancora più di noi. I los pobres della canzone sono dovunque, sono il comun denominatore sociale di razze e popoli: i poveri stanno dappertutto. Il regalo è tutto nella canzone: un momento di illusione e leggerezza che solo la musica può rendere reale,un volo emozionante nei suoni ricchi e lussureggianti di un’orchestra sul ritmo che ci ispira e a cui siamo consacrati, la cumbia. Vorremmo che questo brano potesse cancellare anche solo col pensiero il silenzio assordante che si è impossessato dei teatri e delle sale da concerto. Possiamo farlo soltanto in un modo, suonando”
E allora balliamo sulle note di questo brano, resilienti e pazienti, cantiamo senza dimenticarci che la musica è una delle più antiche forme d’arte ed è l’antidoto per eccellenza contro le guerre, le ingiustizie, le crisi da sempre, da quando l’uomo ha scoperto questa straordinaria arte. Consoliamoci con questo esperimento corale e profondamente umano e non dimentichiamo la lezione del grande Bach…La musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori.
