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Interviste

Intervista ad ALBERT ENO. Dove sta la tua luce?

Abbiamo incontrato Albert Eno al momento impegnato in un tour tutto italiano con Frida Bollani Magoni e abbiamo parlato di musica, sogni e amore.

Frida Bollani & Albert eno, Festival della Bellezza, Anfiteatro del Vittoriale

Intervista di Serena Lotti | Foto di Fabio Benato

Quando incontrai la prima volta Albert Eno era il 2019: suonava in apertura del concerto di Charlie Winston al Serraglio di Milano e di lui mi colpì subito l’aplomb. Era chiaro che si sentiva totalmente a proprio agio. Oltre le armonie, la tecnica, oltre la potenza dei suoni ci trasmise un misto di profonda malinconia e dolcezza. Era il periodo in cui tutto era possibile. Sogni, progetti, scambi di bicchieri e baci con la lingua. Dopo un pò di anni e qualche fortuito incontro sotto palco eccoci qui per questa intervista che mi aveva promesso di rilasciarmi. Nel frattempo Albert ha fatto parecchie cose. Ha continuato il suo percorso artistico nel solco di quella che è la sua autentica attitutine: puro rock alternativo. Vigoroso, fremente, vero. Ha pubblicato nel 2021 “Dark ‘n’ Stormy” un disco dal concept profondo e intricato e collaborato con un sacco di artisti (Noah Gundersen, Stu Larsen & Natsuki Kurai, Charlie Winston e Frida Bollani Magoni di cui vi parleremo a breve più nel dettaglio).

The sun is gone, but I have a light disse una volta Kurt Cobain.

Facciamoci raccontare da Albert dove è la sua di luce.

Ciao Albert, è bello rivederti! Dopo i Kismet hai avviato il tuo progetto solista nel 2018 e dopo 3 anni hai pubblicato  il tuo disco “Dark ‘n’ Stormy. In questo arco temporale hai pubblicato anche il singolo “The Embrace” e sei andato in Tour di Charlie Winston. Perchè hai deciso di percorrere la strada solista?

La voglia di percorrere la carriera solista mi stava scavando dentro già negli ultimi anni di attività dei Kismet e dopo il disco Fathers è stata chiarissima. In quell’album diedi un contributo compositivo più importante rispetto ai dischi del passato. Durante quegli anni guardavo i concerti in solo di Chris Cornell o di altri cantautori che si esibivano solo con chitarra voce: rimasi affascinato da quelle performance così intime e mi chiedevo se potessi essere anch’io in grado di trasmettere quel tipo di emozioni e viverle nel contempo. Poi grazie a Barley Arts ha avuto la possibilità di essere l’opener in acustica in solitaria da solo durante i live di Noah Gundersen: fu una prova importante che segnò il mio debutto da solista. Poi arrivò il tour con Stu Larsen & Natsuki Kurai e Charlie Winston.

Parliamo di cover. Durante la tua carriera ne hai realizzate due, di portata non indifferente: “Iron Sky” di Paolo Nutini e l’ultima, “Come as You are” dei Nirvana. Immagino non sia facile calibrare il proprio stile su pezzi così potenti e con una storia importante. Sperimentazione o omaggio a due grandi artisti?

Le cover hanno segnato la mia formazione musicale: sono cresciuto a pane e grunge (Chris Cornell Alice in Chains, Nirvana, Pearl Jam). Amo anche i grandi cantautori tra cui Jeff Buckley, Paolo Nutini e Damien Rice. Realizzare queste cover è stata una sfida ma prima ancora è stato il caso: in studio è nata quest’idea di cambiare la progressione degli accordi e cantarci sopra. A me e il produttore è piaciuta moltissimo e ci siamo detti “Registriamo”. Iron Sky è nata durante il lockdown: dovevo pubblicare il disco, la produzione era in ritardo è così scelsi di produrre quel brano in quello che era il mio studio di allora, allestito proprio per il lockdown. La versione era completamente diversa, molto dark:  rappresentava quello che era il mio il mio stato d’animo in quei mesi. Iron Sky è nata perchè in quel momento veicolava le emozioni che che stavo vivendo in quel in quel periodo.

Stiamo su Come as You are, Kurt Cobain qui ci ha raccontato la sua incapacità di nascondersi dietro alle convenzioni, “..e a quello che la società si aspetta da te”. Il pezzo è un autentico proclama di indipendenza. Cosa vuole dire invece la tua personale versione di “Come as You are” molto più intima e delicata?

È nata in modo casuale in studio ed è certamente figlia delle sensazioni che stavo portando in quel periodo storico. Stavo scrivendo “Dark ‘n’ Stormy” ed ha preso vita questa cover, così…casualmente. A me ed il produttore è piaciuta l’idea di farne una versione molto intima, row, solo chitarra e voce e senza arrangiamenti. Questo brano dei Nirvana è stato decisamente un mezzo per raccontare il mio modo di essere cantautore.

Per questo pezzo hai collaborato con Frida Bollani Magoni, (piano e voce), una giovanissima artista con una voce melodiosa e un grandissimo talento. Come è stato lavorare con lei?

Realizzare questo pezzo con lei è stato magnifico: abbiamo registrato il piano e le sue voci nel suo studio e poi nel mio studio ho registrato le mie. Questo brano è frutto dei due anni di concerti che stiamo facendo: è stata la prima canzone che abbiamo cantato insieme. Ci siamo fatti una sorta di regalo per celebrare questo legame non solo artistico ma anche umano.

Frida Bollani & Albert eno, Festival della Bellezza, Anfiteatro del Vittoriale

Albert Eno non ama troppo seguire le mode. Ultimamente non sei il solo artista a pensarla così. Pensi si sia persa l’attitudine a essere alternativi?

Nel mio modo di di comporre, agire, pensare e scrivere in questo mondo chiamato musica faccio scelte strettamente legate i miei bisogni emotivi, certamente non economici. Ti dirò che forse, se avessi fatto scelte dettate dal bisogno economico, oggi non sarei qui parlare di cantautorato. La mia visione di musica è legata espressamente a quello sento. In anni di militanza in una band indipendente sai quante voci abbiamo dovuto ascoltare? Voci che chiedevano di virare verso altre direzioni, e non lo abbiamo mai fatto. Oggi ho l’età, la sicurezza e la consapevolezza di dire che artisticamente mi muovo in accordo con i miei sentimenti, le mie attitudini, i miei sogni e le mie ambizioni.

Oltre a Frida Bollani Magoni, oggi con chi vorresti fare un feat e perchè?

Ci sono molti artisti del panorama internazionale che seguo. Glen Hansard è magico ad esempio. Un artista con una capacità di scrittura incredibile, un’intensità emotiva unica. Altro artista che amo particolarmente è Ry X (Ry Cuming) un cantautore e chitarrista australiano molto bravo. E poi c’è Charlie Winston. Con Charlie mi piacerebbe fare una canzone anzi ti dirò che dovremmo proprio farla. Glielo chiederò “Charlie quand’è che scriviamo un pezzo insieme?”. La verità è che dopo il tour in Belgio insieme io e Charlie siamo diventati amici, ci scriviamo e ci sentiamo…è nata una bella chimica. Un feat insieme sarebbe meraviglioso. Dovremmo proprio farlo!

Consigli 3 dischi ai lettori di Rockon?

City and ColourThe Love Still Held Me Near“. Adoro Dallas Green, poi dal vivo è veramente incredibile. Una band con delle sonorità pazzesche.

Sleep Token “Take me back to the Eden”. Band che adoro, tutti i lettori dovrebbero ascoltare l’intera discografia. L’ultimo album è davvero bello: hanno degli arrangiamenti ritmici e melodici fantastici con linee vocali di grande effetto.

Paolo Nutini Acid House”. L’ultimo disco di Nutini è una bomba: ci sono dei brani che sono strapotenti dal vivo ma in generale è un disco che puoi percorrere interamente, riesci ad ascoltarlo tutto, non ti annoia mai.

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Milanese, soffro di disordini musicali e morbosità compulsiva verso qualsiasi forma artistica. Cerco insieme il contrasto e il suo opposto e sono attratta da tutto quello che ha in se follia e inquietudine. Incredibilmente entusiasta della vita, con quell’attitudine schizofrenica che mi contraddistingue, amo le persone, ascoltare storie e cercare la via verso l’infinito, ma senza esagerare. In fondo un grande uomo una volta ha detto “Ognuno ha l’infinito che si merita”.

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