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Reportage Live

SUNN O))): quando il club si trasforma in una cripta per una performance oscura

Articolo di Michela Ravasio | Foto di Federico Buonanno

In questa sera di fine estate, piovosa, ma non ancora abbastanza fresca, il Live di Trezzo si è trasformato per qualche ora in una cripta che ha raccolto un gruppo di adepti devoti al silenzio. Nel parcheggio, piccoli gruppi di fedeli vestiti di nero, si muovevano verso l’entrata di quello che sarebbe presto diventato un luogo di culto e io, tra loro con la maglia della bambola assassina, mi appropinquavo per infiltrarmi tra loro.
Bando alle ciance, ora vi spiegherò come è andata!

HORROR VACUI

Le danze vengono aperte dagli Horror Vacui, gruppo post-punk bolognese capeggiato dal frontman Koppa. Fin dalle prime note di Consolation Prize entriamo nel mood giusto e il ritmo scioglie il pubblico in un ballo ondeggiante. La voce profonda del cantante, che ci avvolge in un riverbero che la fa sembrare proveniente da una buca sei metri sotto terra, si addice perfettamente al genere proposto da questo combo. Con l’intro di 5000 è come stare sott’acqua e le chitarre si rincorrono, mentre noi seguiamo con la testa il ritmo dettato dal basso e la batteria.
Se il post-punk e le sue derive gothic-rock potrebbero sembrare noiose e ripetitive ad alcuni orecchi, vi assicuro che non è il caso del live degli Horror Vacui. Così come suggerisce il loro nome “paura del vuoto”, la loro musica riempie ogni spazio e non può non infiltrarsi tra ogni spazio libero tra un corpo e l’altro, facendo compattare sempre di più la folla in prossimità del palco.

Koppa, con la sua fascia in fronte e i capelli sparati, si muove convulso tenendo l’asta del microfono e durante le brevi pause, con poche parole, introduce i brani successivi senza perdersi in troppe chiacchiere. Gli altri membri della band, nei loro vestiti neri, si limitano a ondeggiare nei loro spazi, come se avessero un cerchio di sale attorno che ne impedisce i movimenti. Tuttavia, la staticità del palco ha reso l’esibizione più eterea e ha fatto in modo che la nostra attenzione fosse tutta concentrata sulla musica.

Che dire, la scelta di questo gruppo è stata azzeccata per aprire la cerimonia oscura che si sarebbe tenuta a breve! 

SUN O)))

Nella mia vita non ho mai sentito un silenzio così assordante come quello che precede l’arrivo sul palco dei Sun O))), in quest’occasione nella loro speciale formazione Shoshin (初心) Duo.  Nessuno urla o applaude mentre Stephen O’Malley e Greg Anderson spuntano nel buio, nascosti dal fumo spesso; si limitano tutti ad alzare un braccio verso l’alto, come un saluto o come una forma di altissimo rispetto. Il silenzio, tuttavia, viene spazzato via dai primi riverberi che arrivano dalle dodici file di casse disposte sullo stage.
Per tutta l’ora e mezza di esibizione, ho cercato di pensare a come descrivere quello che ho visto e sentito. Nell’immobilità totale della sala, dove solo poche teste si muovono e di rado delle braccia si alzano nell’aria, il fumo e i giochi di luci bianche ci cullano e un’onda di suoni ci fa tremarele intestina. Il volume è così alto che la maggior parte di noi indossa dei tappi. Le vibrazioni rendono difficile persino deglutire ed è come essere soffocati e travolti dal suono. Dirò la verità, all’inizio ho pensato di spostarmi perchè per un attimo ho avuto la nausea, ma fatto pace con il fatto che quella sensazione sia stata causata dalla vibrazione delle casse, alla fine sono rimasta lì. Un po’ anche perché era impossibile muoversi, ma non perché la folla fosse pressata, anzi, c’era un rispettoso distacco tra una persona e l’altra, nessun pogo, nessuna spinta. Semplicemente, davanti ai Sun O))) e al loro impianto, non si può fare nient’altro che restare inchiodati a terra.

Dietro a una coltre di fumo, Greg e Stephen tengono le loro chitarre un po’ come una sacra reliquia. Le alzano verso il pubblico, come a mostrare il corpo di un santo. Con la mano destra, sembrano benedirci, ricordandomi un po’ l’immagine del Cristo Pantocratore nei mosaici bizantini. Una similitudine che non può non esserci, dal momento che i due sono avvolti da un saio e coperti da un cappuccio.
Questo concerto è un’esperienza totale, avvolgente, è una Messa nella cripta di una chiesa sconsacrata. Le file di casse disposte a semicerchio come un,abside, trasformano il palco in un altare, il fumo ricorda quello dell’incenso a una cerimonia e i movimenti dei riflettori che trapassano la leggera nebbia, sembrano quasi i raggi di un sole pallido, mattutino, che filtra dalle trifore.
Non trovo altro modo di descrivere questa immersione nel live dei Sunn O)) se non questa metafora. Per me è stato come essere a una cerimonia di una religione nuova di cui non conoscevo le usanze. E, da visitatrice esterna al culto, ho capito che bisogna essere un vero adepto per andare a un concerto sapendo di rimanere immobile e in completo silenzio per quattro canzoni da venticinque minuti l’una. Siamo stati anche fortunati perché abbiamo assistito alla prima performance live della nuova “Butch’s Gun” anche se da profana purtroppo non potevo saperlo.



Per quanto riguarda la musica, che dovrebbe essere effettivamente l’argomento principale, mi trovo veramente in difficoltà a mettere per scritto quello che ho sentito. Le chitarre di Stephen e Greg sono sempre distorte da una macchina per il riverbero analogica e le note durano a lungo, rimbombano, ti travolgono. La musica è lenta, il drone-metal sfocia nel dark-ambient ed è come la colonna sonora di un film horror che però non arriva mai al momento del jump-scare. Per l’appunto, non è un live ma una live-performance. Ha dell’artistico, è un’esperienza che trascende la musica in sé, ma che comprende nel totale ogni senso e ogni tua parte del corpo. Non è tanto la musica, sono i suoni, il volume, il riverbero. I due chitarristi sono impeccabili nella loro tecnica e rendono unico questo trascendentale evento che il Live di Trezzo ha reso possibile.

Da non adepta al culto, consiglio ai curiosi di sentire qualche brano di questa band di Seattle, anche se vi avviso che non vi potranno dare le stesse sensazioni che vi ho descritto in precedenza. Se i loro pezzi vi incuriosiscono un po’, allora la prossima volta che passeranno vicino casa, mettetevi qualcosa di scuro, prendete dei tappi per le orecchie e andate a sentirli dal vivo… Perché credo che ne valga la pena, anche se a volte la musica sembra quasi volerti soffocare -o, magari, ne vale la pena appunto per quello. 

Clicca qui per vedere le foto dei Sunn O))) al Live Club Trezzo o sfoglia la gallery qui sotto

Sunn O)))

SUN O))) – la scaletta del concerto al Live Club di Trezzo

CandleGoat
Big Church
Butch’s Guns
Lynwood

HORROR VACUI – la scaletta del concerto al Live Club di Trezzo

Consolation Prize
5000
Forward
Distressed
My Funeral My Party
Grey Shadows
We are the Ones
Unreachable
In Darkness You will feel alright

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