Jestrai Records
Quello dei salernitani Maybe I’m è un miracolo che si ripete nella sua completa trasfigurazione, fuga e distanza da ogni forma di “inquadramento” possibile. Non paghi di circumnavigare – con la loro stilistica personale – in ogni dove, qui col terzo lavoro discografico “Bwa Kayman”, sempre su licenza Jestrai Records, catapultano l’ascolto nella cerimonia woodoo del 14 agosto 1791 celebrata dal sacerdote hougan Dutty Bookman da cui si infiammò la rivolta degli schiavi di Santo Domingo, e quello che ne esce fuori è pura esplosione tribale, ritmo, odore di sangue, nenie, blues, rock distorto e tutto quello che fa “rumore & clangore” sono compressi in queste otto fameliche tracce che segnano la pelle come un tatuaggio a fuoco.
Ferdinando Farro chitarra/voce Antonio Marino batteria/percussioni sono un duo indiavolato, bailamme, rumorismi, estremismi mercuriali e frenetismi selvaggi fanno “greatest sounds” dentro l’odore nigger che permea il tutto, una possessione di corpo e nervi in cortocircuito con la realtà che coinvolge e rende piacevolmente isterici chiunque abbia voglia di momentanei misticismi lontani. Se l’originalità è da sempre la prerogativa dei Maybe I’M, questo nuovo disco ne ingigantisce la mole, e impastare bollori woodoo con la schizofrenia delle santerie versione “core” è un’operazione tra le più riuscite nell’underground di questi mesi.
Registrato in presa diretta il disco è un uragano di asimmetrie e groove diabolici, terremoti sonici che fanno bagliori stordenti “Sele”, “Tutto quello che sai”, schizzano le direttrici impazzite del sax svenato della titletrack, vomitano la cacofonia alla Sun Ra “Commen-sale” o divorano le giungle intrecciate di slide “Houngman Boukman”, un patrimonio di emozioni e vertigini che sanno di zolfo, idolatria e rituali senza tempo. In questa avventura anche Andrea Caprara al sax, Anacleto “AV-K prod” Vitolo sinth, Cazzurillo chitarre e pianole, e una troposfera indomita che spazia tra sacro e profano. Clamorosamente “OFF”.
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