Articolo di Claudia Gardin
The Zen Circus sabato 28 aprile sono tornati al CSO Rivolta di Marghera, hanno presentato il nuovo album Il Fuoco in una Stanza e riproposto vecchi brani, con un’energia e una vitalità degne di lode. Non so se sia più per il fatto che gli Zen Circus come gruppo abbiano raggiunto la maggiore età (Appino ha fondato la band nel 1994) o perché Appino è nell’anno dei quaranta, ma ho potuto assistere ad un un live con la L maiuscola. Un live infuocato, pieno di energia e vitalità.
Andiamo con ordine, infatti prima del Circo Zen si sono esibiti La Notte, una band fiorentina che ha stupito e che è stata molto apprezzata dal pubblico. Per chi non li conoscesse, sono attivi con il loro primo disco omonimo dal 2015, album che nel 2016 è stato candidato al premio Tenco come miglior Opera Prima e che ha visto proprio Karim degli Zen come produttore artistico. Devo dire che ho trovato molto interessanti le strutture armoniche dei brani e la serenità che sono riusciti a trasmettere al pubblico. Giovani ma molto a loro agio sul palco, non è la prima volta che accompagnano gli Zen Circus nei live e devo dire che l’abbinamento è azzeccato.
Torniamo ora agli Zen Circus: dopo un intro con un Gino Paoli d’annata, alle 22:35 precise si sono alzate le fiamme sulla scritta The Zen Circus e sono usciti Appino, Karim Qqru, UFO e il maestro Pellegrini, salutando il pubblico con un caloroso CIAO e partendo con Catene. Già dalle primissime note e dai primi passi sul palco di Appino e Ufo ho capito che sarebbe stato un ottimo live. Carichi, energici, rock, senza quel velo di malinconia o stanchezza che avevo visto nei live di qualche anno fa.
Gli Zen hanno proseguito passando da un album all’altro con Canzone contro la Natura, La Terza Guerra Mondiale e prima di suonare una spettacolare Vent’anni UFO ha urlato al pubblico le regole della serata: “Più voi fate casino, più noi facciamo casino!”.
Smetto di cantare e mi ricompongo un attimo con Non voglio ballare e la bellissima Il Fuoco in una Stanza. A ruota è seguito Low Cost, sempre dall’ultimo album, e proprio con questo ascolto ho deciso che il vinile sarebbe venuto a casa con me, e così è stato!
Successivamente Ilenia ha fatto ravvivare gli animi per poi ritornare a dare spazio e ascolto a Il Fuoco in una Stanza, con i brani Sono umano e Il Mondo come lo Vorrei.
Ho perso le corde vocali urlando a squarciagola di come se ne sia andata la mia infanzia grazie all’Egoista, mi sono ricomposta un secondo con La Stagione per poi rimettermi a urlare con Pisa Merda e I Qualunquisti. Ho apprezzato molto il nuovo pezzo La Teoria delle Stringhe per poi riprendere a cantare a tutto volume Ragazzo Eroe e Figlio di Puttana.
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Con l’inizio di Canzone di Natale ci si aspettava che il live terminasse, mentre la prima parte si è chiusa subito dopo con Nati per Subire.
Usciti per poi rientrate subito gli Zen Circus ci hanno salutati con un amore immenso, svelando al pubblico che oltre a loro cinque c’era anche un anonimo “architetto”, nascosto ma che li ha supportati con il pianoforte nell’esecuzione di alcuni brani. L’architetto è rimasto senza nome, ma probabilmente si tratta del cantautore e pianista pisano Tommasi Novi, che ha partecipato anche in alcune canzoni dell’ultimo disco. Nella seconda parte del concerto hanno proposto dall’ultimo album: L’Anima non Conta, Questa non è una Canzone e Caro Luca , per poi chiudere in maniera maestosa con Viva.
Un live strepitoso, spero di avere l’occasione di rivederli in zona durante l’estate. Durante il live spesso li ho guardati e mi sono detta da sola ridendo che gli Zen Circus sono come Sansone! Infatti, se avrete l’occasione di vederli a breve, li troverete tutti con folte e lunghe chiome. Scherzi a parte, sono stata davvero felice di averli rivisti dopo un po’ dii tempo in una forma smagliante e pieni di carisma, affascinanti come i brani Il Fuoco in una Stanza.
