Articolo di Stefania Clerici | Foto di Davide Merli
68 anni sulle spalle, ma sentirli solo su una, fasciata da un tutore. Così ieri sera al Forum di Assago si è presentato Gordon Matthew Sumner, al secolo Sting, ex leader dei Police e una carriera da star internazionale: “Buonasera a tutti e benvenuti. Devo dirvi una cosa: mi sono fatto male ad una spalla. Questo non mi permetterà di suonare stasera ma… posso cantare! Quindi, come si dice in inglese, The show must go on!”.
In italiano quasi perfetto, con tutta la sua umanità e carisma, è così iniziato – con circa 1 ora di ritardo, causa lunghe code agli ingressi dovuti ai controlli di documentai e biglietti biglietti nominali – il My Songs Tour 2019, che celebra la raccolta dell’artista uscita lo scorso maggio con nuovi arrangiamenti dei pezzi più iconici dei Police.
Si parte sul ricordo del 1976 di Parigi, raccontato sempre in Italiano dallo stesso Sing: “Suonavamo di fronte a poche persone e dormivamo in alberghi schifosi, frequentati da lucciole e dai loro clienti: sono stato colpiyo da una di loro e così ho scritto questa canzone. Un pezzo che come titolo ha un nome che per me è lo spirito del romanticismo”. Luci rosse illuminano il palco e lo spettacolo si apre con Roxanne. Il passato e il racconto dell’artista ci coinvolgono anche sul secondo brano in scaletta, quando Sting racconta del provino disastroso di Message In A Bottle, rifiutata dai suoi detrattori che lui salutò così: “Stai facendo un grosso errore, perché questa canzone sarà un grandissimo successo”… e così è stato.
La setlist prosegue con brani riarrangiati e piacevolmente coinvolgenti: una If I Ever Lose My Faith In You dal tono rock, Englishman In New York in jazz andante, e poi ancora If You Love Somebody Set Them Free e i cori di Every Little Thing She Does Is Magic. L’armonica di Shane Sager sull’introduzione di Brand New Day è da brividi, il ritmo incalzante della batteria di Josh Freese regala una magica Seven Days, la voce incantevole di Melissa Musique in Whenever I Say Your Name non ci fa mancare l’assenza di Mary J. Blige.
Lo show continua sull’emozionante Fields Of Gold in cui le luci dei telefonini fanno da sfondo ad un Forum in estasi e sold out, si accendono poi onstage i toni verdi colorando di tinte reggae il finale di Walking On The Moon con Get Up Stand up. Arriva a sopresa una splendida No Woman No Cry in coda a So Lonely. Il gran finale è tutto romantico con Desert Rose e la famosissima hit Every Breath You Take, datata 1983… come me!
La remise vede Sting rientrare sulle note di King Of Pain, che scoda sul ritornello di Roxanne, mentre chiudono l’ora e mezza di live Russians e Fragile. Welcome back caro Sting con le tue canzoni storiche ma sempre verdi, ti attendiamo con il nuovo album a cui stai lavorando per una prossima imminente uscita!
Clicca qui per vedere le foto di STING a Milano (o sfoglia la gallery qui sotto).
STING – La setlist del concerto di Milano
Roxanne (The Police)
Message in a Bottle (The Police)
If I Ever Lose My Faith in You
Englishman In New York
If You Love Somebody Set Them Free
Every Little Thing She Does Is Magic (The Police)
Brand New Day
Seven Days
Whenever I Say Your Name
Fields of Gold
If You Can’t Find Love (Sting & Shaggy)
Shape of My Heart
Wrapped Around Your Finger (The Police)
Walking on the Moon (The Police)
Get Up Stand Up (Bob Marley)
So Lonely (The Police)
No Woman No Cry (Bob Marley)
Desert Rose
Every Breath You Take (The Police)
King of Pain / Roxanne (The Police)
Russians
Fragile
