Articolo di Stefania Clerici | Foto di Katarina Dzolic
Anche se a teatro si va di solito per vedere la finzione in scena, ieri sera tutto si è esperito nella maniera più vera e autentica che si potesse, dalla voce alle parole della cantautrice Marianne Mirage.
Dopo le tappe di Roma, Cesena, Bologna, Torino, Biella, l’artista è tornata nella sua città d’adozione, Milano, per un live dal sapore vintage ma dai contenuti tanto tanto attuali. Sul palco con lei Marquis alle tastiere, sintetizzatori e percussioni, Giovanni Doneda al basso, Pietro Gregori alla batteria e Martina Campi ai fiati. Un gruppo unito in un sound raffinatissimo ed intimo che ricrea dal vivo le atmosfere retrò e molto evocative di Teatro in studio.

L’evoluzione, è bellezza
Uscito lo scorso 17 gennaio (di venerdì, sì), Teatro è ora nei teatri e ci parla di verità, dolori e consapevolezza. Ci parla insomma della vita vera, che può essere come un’opera teatrale fatta di alti e bassi, colpi di scena e cambiamenti, che in un percorso, dove ognuno ha il suo, portano alla crescita. Marianne Mirage è una donna sì cresciuta ma in continua evoluzione e trasformazione: parte della sua arte passa attraverso il suo look molto Sixties, ispirato a Mina, Monica Vitti e Juliette Grecò. In scena entra vestita di bianco con un’enorme parrucca da cui emergono chiavi, candele, scrigni, fiori e tanti ricci che non sono capricci ma idee e viaggi nel suo immaginario mondo un po’ onirico e un po’ malinconico, ma tanto vero.

Chiudi gli occhi (e ascolta)
Sonorità autentiche, un po’ sporche e tanto belle, poesia e musica fuse in un racconto vero e intimo. La setlist contiene tutto Teatro e anche di più: dall’oniricità di Cielo e le vette di Due Anime, passando per il quadro di situazioni più concrete come la coloratissima Senza Ridere e Baci. L’infilata di pezzi solo chitarra e voce di Marianne sono toccanti, La canzone del vampiro, Venere e poi ancora il successo firmato da Bianconi de La canzoni fanno male, sono un crescendo di emozioni e suoni.
Sul brano che apre l’album Chiudi gli occhi, le corde più nascoste degli animi della sala vengono accarezzate dalla profondità delle parole del pezzo: un inno alla libertà e all’indipendenza che ogni Donna vorrebbe poter cantare tornando a casa sola la sera, pensando davvero che “Non c’è nessuno che ti potrà fare male”.
I temi sono universali, come il coraggio di essere donna, le connessioni con la natura, i fallimenti, gli sbagli, la ricerca di una consapevolezza interiore, ma è come e chi esegue questo racconto che fa la differenza: ogni brano racconta l’esperienza personale di Marianne con la sua intensità e le sue profonde emozioni.

Dentro tempesta, fuori la festa
Il concerto diventa anche un party sulla coda del set, con gli applausi che diventano battiti di mani a ritmo di batteria, un cambio d’abito di Marianne dal tono burlesque e l’ingresso dell’opener artist Lumiero, per un pezzo a due dal sapore retrò e un po’ swing, un Appuntamento lento molto molleggiato e ancheggiante.
Si scivola poi sul gran finale con una rivisitazione del classico Sordi-Vitti di Ma ‘ndo Hawaii, che conclude il live di Teatro con spensieratezza e allegra nostalgia per un periodo storico non tanto lontano nel tempo ma che di fatto non c’è più.

Così come accade per tante occasioni che la vita ci propone e che nelle canzoni di Marianne Mirage ritornano a ricordarci l’importanza del qui e ora, così come del lontano e dell’altrove: “di un mondo che gira a diverse velocità, la Luna ti illumina appena” c’è sempre tempo per sentire “un brivido dietro la schiena, ti porta lassù, nel blu” e vivere bene e comunque.
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