Più che una recensione per forza, e dico per forza, questo è quasi un ringraziamento al concerto di Paolo Conte.
E’ imbarazzo, questa la prima sensazione che si ha nell’entrare a contatto con la musica di Paolo Conte dal vivo e in questo caso stiamo parlando del concerto che si è svolto al Teatro Sistina di Roma, lo scorso 6 Dicembre. Sì, è imbarazzo. Ci si sente imbarazzati dinnanzi a questo mondo che è totale bellezza. Visto e sentito per la prima volta dal vivo, non si ha in alcuni istanti, nemmeno la decenza di battere le mani, quasi a pensare che batterle quelle mani è nulla se paragonato allo spettacolo che hanno offerto Paolo Conte e la sua orchestra.
Paolo Conte è di una riservatezza disarmante. Entra sul palco con testa e mento verso il basso, non tiene la testa alzata di uno che sfida il pubblico. E’ di una dolcezza disarmante. E non dice una parola, perché con quella sua camminata, con quel muoversi così, è come se avesse detto mille volte grazie degli applausi che gli arrivano. Ha una mimica e un sentire la musica davvero impressionanti. Lo spettacolo è come si fa trasportare dalla musica, quel battere le mani sulle gambe per dare il tempo, quell’andare indietro con il capo e quell’incurvarsi delle spalle a seguire le melodie. Detta i tempi come se fosse direttore di orchestra, e lo è.
Ma per quanto lui sia Paolo Conte, non ruba la scena ai suoi musicisti, anzi non credo di aver mai visto un’artista dare così tanto spazio sia a livello corale che singolo a chi lo accompagna. E vi posso assicurare che l’orchestra che lo accompagna viene musicalmente da un altro pianeta. C’è incanto. La musica di Paolo Conte esprime incanto, meraviglia e bellezza.
La parola bellezza va citata più volte, per un motivo semplice: in Italia non esiste nessuno a questi livelli, ammettiamolo. Per quanti concerti abbia potuto ascoltare, non credo di aver mai avuto la sensazione che il concerto di Paolo Conte è riuscito a darmi. Come si fa anche solo a dire che l’esecuzione di “Diavolo Rosso” è stata perfetta più di “Via con me”? Da “Bartali” a “Sotto le stelle del jazz“ fino a “Max” e poi ”Alle prese con una verde Milonga”, a “Tropical” fino ad una splendida “Una giornata al mare” come si fa a non dire che sono state suonate alla perfezione?
In questo caso perfezione musicale non vuol dire freddezza, anzi: c’era un’atmosfera, un calore, un sentirsi in un’altra epoca addirittura, che davvero consiglio vivamente di vederlo e ascoltarlo dal vivo almeno una volta nella vita.
Paolo Conte non è solo un musicista, non è solo un cantautore, Paolo Conte per quanto mi riguarda dal vivo è stato la BELLEZZA. Non trovo davvero altri termini e altre considerazioni da poter fare perché uscendo dal Teatro ho avuto la sensazione del vuoto visto che la realtà fuori era completamente diversa. E a quel punto tornando a casa e ripensando al concerto mi dicevo “mamma mia quanta potenza riesce a dare un concerto di Paolo Conte“.
L’espressività, la purezza, la nostalgia, la malinconia, le cose andate e tornate, un’epoca che non esiste più, un gran tendone del circo che si apre e si chiude, una balera, un toro scatenato, il caldo e il sudore dell’America Latina, le mosche, le zanzare, il fastidio, cieli e nuvole sparse, il pianto dei bambini, le risate, gli adulti, gli amanti, i motel, il viaggio.
Andate assolutissimamente a sentirlo, la bellezza va assorbita. E a quanto pare Paolo Conte e la sua orchestra riescono a infonderne come mai nessuno.
