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Reportage Live

MARLENE KUNTZ – Il Doppio: foto, reportage e scaletta del concerto di Milano

Marlene Kuntz in concerto a Milano foto di Roberto Finizio per www.rockon.it

Articolo di Roberta Ghio | Foto di Roberto Finizio

Il 20 ottobre, i Magazzini Generali di Milano, hanno ospitato un evento unico, il doppio live dei Marlene Kuntz, che hanno proposto uno spettacolo costituito da un primo set acustico ed un secondo elettrico.
Non si può tuttavia raccontare la serata senza fare un passo indietro e ripercorrere brevemente quanto è accaduto nell’ultimo mese. Il live doveva tenersi il 21 settembre, ma a meno di 24 ore dall’evento, il locale è stato chiuso, creando un enorme disagio, non solo alla band che dopo preparazione, prove, lavoro intenso, si è vista sgretolare al momento dell’arrivo quel traguardo, quella serata così importante, ma anche ai fan che volevano assistere a quel live, molti dei quali venivano da fuori Milano ed avevano già chi preso ferie, chi affrontato viaggi, prenotazioni di alberghi e via dicendo. Nessun altro locale era disponibile per ospitare lo spettacolo. Non c’era altro da fare che: spostare la data, con tutto quello che questo comporta agli uni, i Marlene e agli altri, i fan.

Ma sicuramente i Marlene hanno coraggio e lo hanno sempre dimostrato. Oltre al fatto che sono “persone”, non un nome o un prodotto. Nonostante la botta presa, si sono subito messi nei panni di chi aveva il desiderio di trascorrere quella serata in compagnia della loro musica. E così succede che Cristiano Godano e i suoi amici, via social, danno appuntamento ai Magazzini Generali per incontrarci. C’ero anche io quella sera ed è bastato guardarli negli occhi per capire quanto per loro sia stato duro quel colpo. Spesso da fan, non ci si rende conto cosa significhi preparare un live, l’adrenalina, la carica, il voler salire sul palco e poi non poterlo fare, con l’impotenza di chi non può cambiare le cose e la consapevolezza del disagio (anche economico) che si stava ripercuotendo su chi voleva essere lì ad applaudirti. Doppia forte emozione. Quella sera al parco di fianco ai Magazzini Generali, i Marlene hanno dato vita a “la nostra Woodstock” come la definirà Luca, ovvero: i Marlene su una panchina, noi seduti ai lori piedi, ci hanno fatto ascoltare nella luce di una sera di settembre a Milano, ovvero penombra che diverrà poi buio, Lieve e Ti giro intorno, in una versione molto più che acustica, vista la location. Un momento indimenticabile, intimo, irripetibile.

È anche per questo che, quando sabato sera li ho visti salire sul palco, è stato come vedere degli amici, che conosco da tanto attraverso la loro musica, ma di cui ho scoperto molto parlando con loro quella sera al parco.
Guardando il palco si nota, oltre ai diversi strumenti, un’illuminazione a lampadine a piantana e il colpo d’occhio è piacevole. Rende il tutto molto intimo. Sono da poco passate le 21.00 quando salgono sul palco, con i loro abiti sempre un po’ ricercati, molto eleganti, tendenti al nero. Sono giorni che ipotizzo una possibile scaletta e mi chiedo con quale pezzo potrebbero iniziare. La risposta mi lascia stupita ed emozionata. Il set acustico inizia con una versione sussurrata e da brividi di Bella Ciao, cantata in maniera sommessa da tutta la sala. La riuscita è tale che qua e là si scorgono occhi lucidi e qualche lacrima. Le emozioni proseguono con Notte, dall’album Senza Peso del 2003 per poi arrivare a Ti giro intorno tratto dall’album Il Vile, del 1996. Qui capiamo che stiamo assistendo sì ad un set acustico, ma anche ripercorrendo un’intera carriera musicale. Durante i primi pezzi, a parte i saluti iniziali, le canzoni si susseguiranno senza interruzioni, parlerà solo la musica attraverso la voce di Godano e le note della sua chitarra e quella di Riccardo Tesio, mentre Lagash alternerà il basso al contrabbasso elettrico, Luca Bergia batteria e Davide Arneodo alternerà violino e tastiere.

La prima canzone introdotta da Godano sarà Osja amore mio, in cui Cristiano racconta come nasce quel brano, che narra la storia del poeta russo Mandel’štam, ritenuto uno dei grandi poeti del XX secolo, mandato a morire nei gulag da Stalin, a causa delle sue idee. La canzone è il racconto dal punto di vista della moglie Nadia “ostinata tua discepola, sempre dentro me ti porterò”, la realizzazione è intensa, il violino di Arneodo scandisce bene i momenti di disperazione e coraggio di Nadia, mentre sul finale, le percussioni esaltano l’intensità  della viscerale domanda “se mi senti, dimmi dove sei” della moglie rivolta al marito. Brividi. Ma ogni brano è di uno spessore tale di intensità che risulta non facile tradurre in parole: intensità ottenuta a volte da una orchestrazione strumentale piena, altre anche da un solo semplice suono che, unito al silenzio della sala, fa effetto spada. La realizzazione di Sapore di miele è molto ritmica, grazie anche al battimani ben diretto da Lagash, lavoro facilitato da un pubblico che in autonomia sa quando smettere per lasciare spazio ad altre frasi musicali e alle note quasi blu della chitarra di Godano; il brano terminerà poi con un finale arrabbiato: per citare il testo, un’esecuzione “su e giù”. Nel presentare Danza, Cristiano vorrà ricordare la bellezza dell’esperienza di aver ospitato per la realizzazione Warren Ellis, attuale violinista di Nick Cave;  solo prima di presentare Lieve farà un accenno a quanto successo il mese precedente, ricordandolo come uno dei brani eseguiti al parco. Dopo Lieve la band esce e spetta al solo Cristiano, con voce e chitarra, l’esecuzione di Nuotando nell’aria e La canzone che scrivo per Te. Rientra la band e la prima parte si chiuderà, intorno alle 22.30, con una versione quasi sussurrata di Musa.

Il palco diventa “elettrico” grazie agli addetti che velocemente preparano la scena per l’altra anima dei Marlene. E qui il gioco si fa ancora più duro! Sono circa le 23.00 quando rientrano con tanto di cambio abito fatto, sempre molto eleganti, ma colori più accesi e danno inizio al set elettrico con 111, che, dopo un inizio che vede una presenza importate della parte strumentale e voce sottile, arriva al noto finale tragico in cui Godano “picchia” le corde per generare quel rumore assordante nella testa dell’uomo che urla a sé stesso “che mostro sono!” Ed è solo l’inizio. Una band, in particolare il cantante, che nella prima parte del live abbiamo visto composto, seduto, lo ritroviamo scatenato, come ne Il Genio, fin dalle prime note accolta con urla da parte del pubblico, in cui Godano suona in maniera intensa, nervosa, quasi disperata, terminando  il brano facendo un salto verso i piatti di Bergia per colpirli con la sua chitarra.  La seguente Ape regina è strepitosa, con un Cristiano che sinuoso arriva a bordo palco a farsi ammirare e giocare con il pubblico e che durante il brano stringerà la sua chitarra accarezzandosi con essa in maniera quasi carnale; un’esecuzione talmente potente che il pubblico sembrerà essere sul palco con loro.

L’“elettrico” è il padrone del set ed i Marlene ci fanno vedere quali abili conoscitori sono del suono e dei loro strumenti, ma anche la voce di Godano è per certi versi “elettrica” come ne Il Vortice, in cui lui impegnato nel suo monologo e Lagash immobile ad occhi chiusi, sembrano emanare loro stessi onde sonore; brano che terminerà con lo stesso Lagash che, scansando l’aria con il suo basso in direzione amplificatore, cercherà “l’onda perfetta”, la dissonanza perfetta. Un momento di calma, se così si può dire, con Canzone ecologica per poi tornare ad alzare i battiti, in tutti i sensi, con Seduzione e riascoltare, in elettrico, Nuotando nell’aria e La canzone che scrivo per Te. E su questo brano i Marlene ci salutano, rientreranno da lì a poco per i bis. Nell’arco dei diversi brani i Marlene ci hanno confermato la loro abilità nel generate e gestire il “rumore” attraverso anche l’utilizzo di  tecniche per avere, dai loro strumenti, quei suoni non convenzionali, come nella esplosiva Sonica in cui Godano “picchia” le corde della chitarra elettrica, tra le quali ha inserito una bacchetta da batteria o come quando lasciano il palco, dopo i saluti finali, ponendo chitarra e basso vicino all’amplificatore per creare quel feedback acustico a cui ci hanno abituati.

Da Bella ciao sussurrata alla rumorosa Sonica. Quanto di più si poteva avere da una serata?

Marlene Kuntz

MARLENE KUNTZ – Le scalette del doppio concerto di Milano

Set acustico
Bella ciao
Notte
Ti giro intorno
Catastrofe
Osja amore mio
L’artista
Sapore di miele
La lira di narciso
Danza
Ballata dell’ignavo
Fantasmi
Lieve
Nuotando nell’aria
La canzone che scrivo per Te
Musa

Set Elettrico
111
Io e me
Amen
Due Sogni
Overflash
Schiele, lei, me
Lamento dello sbronzo
Il genio
Ape regina
Il vile
Il vortice
Canzone ecologica
Seduzione
Nuotando nell’aria
La canzone che scrivo per Te

Nella tua luce
A fior di pelle
Sonica

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Nata e vissuta sul mare, da qualche anno a Milano dopo una parentesi romana. Cresciuta a pane e Bruce Springsteen, da un lato gli studi scientifico matematici, un lavoro nell'IT che mi appassiona, dall'altro l'amore per la pittura, la scultura, la fotografia, il teatro e i film di Sergio Leone. Amo sia visitare città, sia la natura e lo stare all'aria aperta. La musica è una costante nella mia vita, ogni momento ha una colonna sonora; amo soprattutto la musica dal vivo, unico modo per conoscere veramente un artista. Amo scrivere e sono alla costante ricerca del modo migliore per tradurre su carta le emozioni. Sono profondamente convinta dell'importanza dell'amare e del mettere passione in tutto quello che si fa... con anche un pizzico di ironia!

1 Comment

1 Comment

  1. Ale

    22/10/2018 at 13:44

    Comunque è “il lamento dello sBronzo” non dello “sTronzo” come scritto nella scaletta…

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