Articolo di Philip Grasselli
Il giro di boa del secondo fine settimana de La Prima Estate è servito: il parco Bussoladomani del Lido di Camaiore offre uno spettacolo diametralmente opposto rispetto alla sera precedente, con protagonista il DJ set di Peggy Gou.
Una delle prime cose che notiamo all’ingresso del parco è l’ampiamento dell’area Garden, zona in cui, per buona parte delle aperture, molta gente ne ha approfittato per assistere da sdraiati o da seduti alla musica del palco principale.
Le vibes sono molto diverse, è previsto quasi il doppio del pubblico, la variabilità dell’età dei fan è decisamente più ampia. Un sabato sera in cui le differenze generazionali si annullano nel nome della musica.
SWIM SCHOOL: la scuola scozzese di shoegaze
La prima band che si presenta sul palco del secondo sabato de La Prima Estate viene dalla Scozia: gli Swim School. Da Edimburgo per la prima volta in Versilia, l’ultima presenza in Italia fu il 16 maggio 2023 quando aprirono gli Inhaler all’Alcatraz a Milano.

La musica che propongono è eterea, molto interessante, si sente tanto l’influenza di band come i Wolf Alice e dello shoegaze dei Slowdive. Infatti, a Fender Mustang rossa fiammante di Alice Johnson (sembra quasi voluto che si chiami proprio Alice), ricca di distorsioni e di riverberi. L’altra Fender Mustang customizzata nera del chitarrista solista, di Lewis Bunting. La batteria DW di Billy McMahon.
Nove brani tratti quasi equamente tra i primi tre EP, “Volume 1”, “Making Sense of It All” e “Duality”, più “Bored” uscito un anno fa. Il carisma di Alice Johnson – anche alla ricerca di scozzesi (presenti in una certa quantità) – passa anche attraverso i testi: frammenti di vita vissuta, tra persone tossiche da eliminare nella propria vita, ma anche dedicate all’esaurimento nervoso da pandemia.

BLACK COUNTRY, NEW ROAD: quando la musica diventa un’opera d’arte
Quando vedi la band, esclami: “Ma così tanti componenti?”. Quando vedi la scaletta, esclami: “Ma così pochi brani?”. Sembra quasi un match perfetto: sei brani per sei membri. Ma non altrettanti strumenti musicali.

Gradualmente sul palco salgono Tyler Hyde al basso; Lewis Evans al sassofono tenore e flauto; Georgia Ellery, al violino, mandolino e chitarra; May Kershaw alle tastiere e fisarmonica; Charlie Wayne alla batteria, percussioni e banjo; Luke Mark, infine, alla chitarra. Il denominatore comune di tutti i membri dei Black Country, New Road è la voce, che crea una gustosa macedonia di sonorità che rende il tutto un’esperienza sinestetica.
La musica che portano è un compendio di esperimenti e perfezionamenti lungo l’ultimo paio di anni di tour, dopo l’improvvisa dipartita di Isaac Wood come voce principale e, pertanto, la ridistribuzione di questo ruolo tra quattro dei sei membri della band.

Ad esempio, “For the Cold Country”, nata nella loro tappa di Oslo quasi un anno fa, è diventata oramai parte fondamentale della loro scaletta. O ancora il finale, “Dancers”, una ballata epica nata e racchiusa nel loro terzo album, prende origine esattamente dalla Bush Hall della Londra ovest. Una performance più bella dell’altra, poiché è la simbiosi tra tecnica estremamente meticolosa e il grande affiatamento tra tutti e sei i membri.
MICHAEL KIWANUKA porta l’introspezione su un altro livello
Terzo artista a salire sul palco principale de La Prima Estate è proprio Michael Kiwanuka, con la sua big band: alle 20:30 precise, la sua musica va a diffondersi solennemente lungo la prateria del parco Bussoladomani.

Little butterfly without wings, how do you fly?
You’re holdin’ on so tight that you don’t even try
And if I had a dream (if I had)
Love would be sunshine for me
Michael Kiwanuka – Hard to Say Goodbye
Solennemente perché ogni canzone è dedicata ad uno stato d’animo, ad un diverso tipo d’introspezione, che è davvero molto difficile anche solo provare a parlare con le persone di fianco. C’è solo da abbracciarsi e volersi bene. I visual urlano stati d’animo difficilmente descrivibili, tra i più belli che abbia mai visto: pochi frammenti di persone, da bambini, a giovani adulti, ad anziani, che mostrano situazioni dalla più tenera alla più struggente e con una palette di colori incredibile.

Il pubblico, per la prima volta, se non canta le sue canzoni, rimane in religioso silenzio, ad ammirare il soul britannico e, anche qui, la bravura di musicisti e coriste che lo circondano. In “Father’s Child”, penultimo brano di “Love & Hate” del 2016, probabilmente il momento in cui ho sfiorato i lacrimoni. Mamma mia se va dritto al cuore!
I am my mother’s child
Walk with me, show me pure affection
Walk with me, show me the right direction
I am my father’s child, even though I walk
No more, no more
I am more than things you won’t forgive
Walk with me
Michael Kiwanuka – Father’s Child
PAOLO NUTINI: bentornato al Parco Bussoladomani!
Siamo a oltre ottomila anime a vedere Paolo Nutini, con il Garden sold-out. Alle 22 arriva Paolo Nutini, salutato con una ovation potentissima, che parte con due primi brani di due album diversi: “Afterneath” da “Last Night in Bittersweet” e “Scream (Funk My Life Up)” da “Caustic Love”. È subito riscaldamento muscolare, il funk è sempre qualcosa che non tocca solo il cuore, ma scuote l’animo fino a farlo danzare.

La seconda parte è decisamente acustica e rappresenta il cuore pulsante della sua maturazione artistica, come in “Through the Echoes”, ma anche in “Coming up Easy”.
E poi il primo grande classicone: “New Shoes”. Sì, quella canzone sta per diventare maggiorenne. Sì, “These Streets” è uscito nel 2006. Sì, hai proprio perso la cognizione del tempo.
Scherzi a parte, il finale che porta verso l’emozionante encore è un po’ rock (“Petrified in Love”), ma anche un po’ rock’n’roll (“Pencil Full of Lead”) e folk (“Candy”). La bravura dell’artista italo-scozzese è quella di non dare mai soluzioni di continuità tra brani completamente diversi, con la band di supporto strepitosa nel seguirlo in ogni suo movimento. Più che il primo encore, la vera sorpresa è il discorso finale, in italiano.

Mia mamma e mio babbo mi hanno detto che venivano qui, in questo parco, quando avevano 17 anni per vedere i concerti: Renato Zero, Mina e molti altri. E, cinquant’anni dopo, sono entrambi qui stasera con la mia meravigliosa sorella e con tutti voi a guardare questo concerto. È fantastico. Mamma, babbo, Francesca, vi amo moltissimo. Siete tutto. Siete tutto. E a tutti voi, grande amore e grazie a voi, per tutto.
Paolo Nutini, in italiano, prima di suonare il secondo encore, fuori scaletta: “Last Request”
L’italianità esce, così, mentre rimane solo soletto sul palco. Leggendo il discorso su un foglio, imbracciando poi una chitarra classica e cantando dolcemente “Last Request”. Pubblico e palco si sono fusi, come in un rito, nell’urlare “grab my last request / just let me hold you”. Lacrimoni, abbracci e baci intensi. Tanto amore.
SWIM SCHOOL – La scaletta del concerto a La Prima Estate al Lido di Camaiore (LU)
Bored
Let Me Inside Your Head
Kill You
Don’t Leave Me Behing
Seeing It Now
Anyway
Delirious
Give Me a Reason Why
See Red
BLACK COUNTRY, NEW ROAD – La scaletta del concerto a La Prima Estate al Lido di Camaiore (LU)
For the Cold Country
Laughing Song
Geese
The Boy
Nancy Tries to Take the Night
Dancers
MICHAEL KIWANUKA – La scaletta del concerto a La Prima Estate al Lido di Camaiore (LU)
Hard to Say Goodbye
You Ain’t the Problem
Rolling
Father’s Child
Black Man in a White World
Rule the World
Hero
Final Days
Solid Ground
Cold Little Heart
Love & Hate
PAOLO NUTINI – La scaletta del concerto a La Prima Estate al Lido di Camaiore (LU)
Afterneath
Scream (Funk My Life Up)
Let Me Down Easy
Lose It
Heart Filled Up
Desperation
Acid Eyes
Stranded Words (Interlude)
Through the Echoes
Coming Up Easy
New Shoes
Petrified in Love
Pencil Full of Lead
Bright Polly/Radio (medley)
Candy
Encore n°1
Take Me Take Mine
Iron Sky
Shine a Light
Encore n°2
Last Request
