Se in città la pioggia colora le strade del nero degli ombrellini e aggiunge frenesia laddove già se ne trova a volontà, in montagna fa sbocciare colori accesi (degli abbigliamenti tecnici e cerate), che suonano come una sorta di sorriso in risposta alle avversità del meteo. Se poi sei su un prato e sei ad un concerto di Jack Johnson ai Laghi di Fusine nel territorio del comune di Tarvisio per il No Borders Music Festival, quel sorriso lo hai veramente e non sarà certo l’acqua a portartelo via! …ma andiamo con ordine.
Quando arrivo al luogo dell’evento, rigenerata, dopo aver partecipato al forest bathing, una vera e propria immersione nella foresta millenaria al confine tra Italia e Slovenia, il tempo regge ancora e c’è Ziggy Alberts sul palco, giovane artista australiano, che ci accoglie con le sue sonorità folk e il suo sorriso. Il panorama è quello bello. E non intendo “solamente” il lago, nel quale si riflettono le montagne e la cornice delle Alpi Giulie che ci proteggono, ma anche il “popolo del No Borders”, ovvero amanti della musica, della natura e del trekking che si godono il concerto in totale libertà: chi sta in piedi, chi sdraiato su teli, chi su piccole sedie da campeggio, uno status impensabile in qualsiasi altra venue. Tanti i bimbi, anche molto piccoli, che giocano spensierati e, cosa che salta “all’orecchio”: l’italiano è la lingua che sento parlare di meno: molti inglesi, americani, austriaci e sloveni. Spunta pure una bandiera delle Hawaii! C’è solo pace intorno a me, è come entrare in un’altra dimensione.

Mentre il mio sguardo si sofferma su una bambina festante che, sulle spalle del papà, vuole raggiungere delle bolle di sapone che stanno andando verso il cielo, ecco l’applauso che annuncia l’ingresso di Jack Johnson e i suoi musicisti: Zach Gill, Adam Topol e Merlo, che prendono rispettivamente posto al piano, batteria e basso. Jeans grigio scuro, maglietta celeste e sorriso che illumina, imbracciata la chitarra acustica, dà il via al live con l’allegra Mudfootball, che porta con sé leggerezza e dolci movimenti di spalle. Si prosegue restando sempre nel passato, con Taylor ed è proprio su questo brano che assistiamo alla “fioritura di colori accesi”, un vero e proprio cambio abito della maggior parte del pubblico: la pioggia è iniziata e fa subito capire che… fa sul serio!
Mi sento in colpa in questa situazione, voi siete sotto la pioggia e noi al coperto dice con fare sincero, mentre, con una naturalezza disarmante, dà sfoggio della sua abilità con lo strumento a corde, da cui non si separerà per tutta l’esibizione, se pur dividendosi tra acustico ed elettrico. Rivediamo Ziggy per ascoltare la sua Heaven, dalla resa intima e soffice, in duetto con Jack. Gli scrosci sono sempre più forti e, anche se non sono vicina, colgo una sorta di rammarico per noi, che probabilmente, visti dal palco, sembriamo tanti variopinti piccoli pinguini che ballano goffamente, ma senza perdersi d’animo!
E’ la prima volta che vedo Jack Johnson dal vivo, ma a parte la sua bravura e la grazia poetica di cui sono intrisi i suoi brani, quello che mi arriva diretto è un incredibile senso di pace, che trasmette con il suo stare sul palco, con il modo di interagire con i musicisti che lo accompagnano e con il rivolgersi al pubblico: una spontaneità disarmante che crea una bella connessione tra palco e presenti.

Arriva il momento anche di Upside Down, uno dei suoi brani più conosciuti in Italia, attesa e cantata da tutto il pubblico. Cambio chitarra, dall’acustica all’elettrica per If I Had Eyes e Bubble Toes, con l’allegro la-da-da-da-da-da che diverte e fa ballare, sopra e sotto palco. Mi guardo intorno e vedo solo gioia. Bambini felici che schiacciano la pioggia con stivaletti raffiguranti pericolosissimi squali, chi la risolve stando a torso nudo, braccia al cielo e birra ben protetta, mentre la ragazza di fianco a me ha mani in tasca, piedi nudi affondati nell’acqua, occhi chiusi, naso puntato al cielo come ad ossigenarsi di tanta bellezza.
Il live scivola via, tra grazia e simpatia, sempre con un occhio di riguardo al pubblico (Are you ok? chiede più volte), tra dialoghi gentili tra basso e batteria, guizzi di piano e tanta maestria nel pizzicare le corde. Non mancano incursioni di melodica a fiato da parte del simpaticissimo Zach e suoni ricavati in maniera non convenzionale, come quello ottenuto da Jack “soffiando in bottiglie” in Costume Party, nell’arrangiamento nel quale spiccano le percussioni.
Concerti sotto la pioggia ne ho visti davvero molti, ma mai mi era capitato di cogliere tanta rilassatezza, tanta serenità e nessun cenno di fastidio come a Fusine sabato pomeriggio. La musica di Jack ha il potere di unire i cuori delle persone uno all’altro, così come la pioggia unisce la terra al cielo. Oltre 3500 persone in totale armonia. Un inizio niente male per questa edizione.
Prossimi artisti ad esibirsi, domenica 2 luglio, i Baustelle!

JACK JOHNSON – la scaletta del concerto ai Laghi di Fusine
Mudfootball
Taylor
Sitting, Waiting, Wishing
Heaven (di e con Ziggy Alberts)
Flake
One Step ahead
Upside Down
If I Had Eyes
Bubble Toes
Costume Party
Wasting Time
Symbol in My Driveway
Breakdown
Same Girl
Banana Pancakes
Shot Reverse Shot
You and Your Heart
Good People
