Articolo di Philip Grasselli
Cosa c’è di più epico di un concerto dei Dream Theater? È davvero difficile, considerato che quello a cui abbiamo assistito non è un semplice live, ma rappresenta il coronamento di quarant’anni di esperienza, da quel lontano 1985. Lo stesso anno della famosa nevicata del secolo a Milano, quella che ha distrutto il Palasport sotto un metro di neve, per dire un fatto a caso che ha impattato la città.

Dalle 19:55 alle 23:05: tre ore di musica quasi ininterrotta per la band dal Massachusetts, ormai di casa in quel del Forum di Assago (dodici volte in venticinque anni è notevole, dai tempi del FilaForum).
Dopo tanti, tanti anni, finalmente riesco a vedere i Dream Theater, una band che ho conosciuto e approfondito grazie ad un grandissimo musicista: Richard Philip Henry John Benson (da scandire come in un famoso spezzone, quando si millantava si chiamasse Riccardo Benzoni). Quando mostrava spesso e volentieri, in “Cocktail Micidiale” su Televita, la sua enorme ammirazione nei confronti di John Petrucci. O quando presentava “Octavarium” come disco nuovo. O ancora, infine, quando aveva distrutto il disco da solista di James LaBrie, “Elements of Persuasion” lanciandolo verso la telecamera.
L’atmosfera
Un’atmosfera vibrante nella platea della venue di Assago, con il grande telone che copre il palco, su cui viene rappresentata un’estensione della cover art di “Octavarium” con quattro enormi X, a simboleggiare proprio gli imminenti quattro decenni di carriera, ma anche l’elefante di “Black Clouds & Silver Linings”. È tutto ben studiato e preparato per celebrare questo grande traguardo, con un pubblico che generalmente ha già visto e rivisto la band americana.

Il primo atto
Fino a questo concerto non ho mai assistito ad uno con una bella pausa in mezzo, come fossimo a vedere l’opera alla Scala. Beh, dai, alla fine è un po’ paragonabile ad essa, specie proprio con “Metropolis”, che inizia con “Images and Words” e che ha una conclusione con l’omonimo album del 1999 – considerato ampiamente dalla critica e dai fan tra i migliori album della storia del progressive rock.
Now the miracle and the sleeper know
That the third is love
Love is the dance of eternity
Dream Theater – Metropolis – Part I: “The Miracle and the Sleeper” (1992)
Venti minuti di “Metropolis” tutto in un soffio, magnetizzati dai vari cambi di tempo di Mike Portnoy, fresco di ritorno con i Dream Theater: una nota curiosa è che la data di Assago, come detto da James LaBrie nei saluti iniziali, è andata a coincidere proprio con il primo anniversario di questa carrambata del batterista di Long Beach.

Dopodiché un bell’excursus tra i vari album, da “Awake” a “Distance over Time”, venticinque anni di grande musica, che culminano con “Panic Attack”: titolo autoesplicativo, testo che rappresenta davvero un attacco di panico, quasi in forma poetica tra allitterazioni e figure retoriche, musiche ricche di arpeggi inquietanti e di cori goth.
Per la prima volta assisto ad una pausa di venti minuti tra un atto e un altro, proprio semplice anche per rifiatare, visto che la band ha suonato per un’ora e dieci minuti praticamente no stop (e mancano ancora due ore…): dai ledwall viene proiettato un piccolo spezzone di “Let’s All Go to the Lobby”, uno spot musicale di fine anni Cinquanta diretto da Dave Fleischer.
Il secondo atto
Spiders seeking shelter
Fading with the dawn
Vanishing at sunrise
As morning light shines on
Dream Theater – Night Terror (2024)
La seconda parte del live dei Dream Theater all’Unipol Forum di Assago parte con l’annuncio del nuovo disco che uscirà il 7 febbraio 2025, “Parasomnia”, anticipato dal nuovo singolo “Night Terror”, un po’ in tema anche con l’Halloween che sta per arrivare.
Passando per una semi-ballad con “This Is the Life”, torniamo con “Images and Words” per “Under a Glass Moon”: altro brano strepitoso allungato in cui emergono i virtuosismi di John Petrucci con la sua inseparabile Sterling Majesty bianca, o anche quelli del basso a sei corde di John Myung. Per l’assolo di tastiere, dobbiamo aspettare l’ultimo brano, “Octavarium”: una lunga intro tra synth e pedal steel guitar di Jordan Rudess, in un silenzio misto tra surreale e solenne.
L’encore da sogno
Dopo uno spezzone tratto da “Il Mago di Oz” del 1939, ovvero la scena finale in cui Judy Garland, nei panni di Dorothy, ripete “there’s no place like home” prima di ritornare nella vita reale. E non poteva che partire “Home”, l’ottava traccia di “Metropolis, Pt. 2”.

Ma il momento più magico è il coro da stadio con “The Spirit Carries On”: torce accese, la voce di James LaBrie che inizia in solitaria e pian piano entrano tutti gli altri membri dei Dream Theater. Quei sei minuti e mezzo di canzone che quasi raddoppiano. Brividi a mille. E ovviamente, il coro si chiude ancora più forte per “Pull Me Under”, il brano dei brani della band americana.
Non ci resta che aspettare questi sei mesi per altri settantuno minuti di nuova musica…
DREAM THEATER – La scaletta del concerto all’Unipol Forum di Assago (MI)
Metropolis Pt. 1: The Miracle and the Sleeper
Scene Two: I. Overture 1928
Scene Two: II. Strange Déjà Vu
The Mirror
Panic Attack
Barstool Warrior
Hollow Years
Constant Motion
As I Am
Night Terror
This Is the Life
Under a Glass Moon
Vacant
Stream of Consciousness
Octavarium
Encore
Scene Six: Home
Scene Eight: The Spirit Carries On
Pull Me Under
