Articolo di Andrea Forti | Foto di Oriana Spadaro
Gli emiliani sono un popolo orgoglioso, cocciuto e tremendamente territoriale: lo ha notato chi, a fine concerto in Santeria, ha assistito al mini raduno a fondo palco tra “emigrati” a Milano e limitrofi e membri della band. Due battute sulla rivalità tra comuni, i discorsi da bar sulla politica (è una regione storicamente – e non si sa ancora per quanto – rossa) e la sensazione che, per un esterno capitante lì per caso, poteva farci apparire come un circoletto chiuso ai soli soliti frequentatori. La più incorretta chiave di lettura di una band che, quando si riunisce ed imbraccia uno strumento, è capace di creare un suono che scavalca qualsiasi confine per confrontarsi con l’Italia, l’Europa e tra qualche mese addirittura la Cina, con successo.
L’antipasto della prima data viene servito con un succoso omaggio, quel Robin Proper-Sheppard che troviamo tra le influenze del combo reggiano oltre che come gradito ospite dell’ultimo lavoro in studio Different Times. Il suo set acustico raccoglie e regala versioni chitarra e voce del progetto Sophia, tra l’entusiasmo delle prime file – capace addirittura di mandarlo in confusione quando il singalong diventa così partecipato da farlo meravigliare – e un fastidioso chiacchiericcio nelle retrovie, con il californiano che ammette di avere imparato col tempo di fare buon viso a cattivo gioco tollerandole meglio di tanti anni fa.
Accomiatato (lo ritroveremo) il crooner, ecco salire il sestetto cavriaghese, in un palco buio già occupato quasi per intero dalla sola strumentazione, che viene illuminato soltanto dalla scritta Different Times dietro agli amplificatori, non a caso la scelta operata come l’opener dell’esibizione.
Parlavamo poco più in sù di contraddizioni, e ce le ritroviamo durante tutto lo show: quasi perfettamente alternate troviamo le lunghe e dilatate suite post-rock (Pearl Harbor, Good Luck, la gradita sorpresa della combo Città di Vetro e Angeline, una rarità negli scorsi anni) inframezzate da brani nella più tradizionale forma-canzone, con le immancabili iconiche Broken By e Pet Life Safer. A queste ovviamente vengono accostati i pezzi del nuovo lavoro, che non perdono il confronto con gli altri nemmeno quando i versi si ripetono in maniera ossessiva e ridondante (Pity The Nation) arrivando pure a toccare l’apice di serata con Hold On, eseguita eccezionalmente con lo stesso Proper-Sheppard che ne ha curato le parti vocali su disco.
C’è soddisfazione al termine della prova, impeccabile: gli applausi a fine concerto esorcizzano le paure esplicitate da Jukka Reverberi pochi minuti prima, quando ha ammesso di non sapere come potesse essere il feedback del pubblico dopo diversi anni di assenza per inseguire diversi progetti paralleli, col rischio di perdersi e disperdere una reputazione ben assestata dai tour di Dividing Opinions, Good Luck e la recente commemorazione di Rise And Fall.
Il suo abbraccio con Mirko Corradini racconta tutto ciò: la fierezza di avere trasmesso un discorso che è stato recepito e si è radicato nel cuore dei propri ascoltatori, senza disperdersi nel mare magnum di musica liquida odierna.
Giardini di Mirò – la scaletta del concerto di Milano
Different Times
Don’t Lie
Good Luck
Broken By
Pearl Harbor
Landfall
Pet Life Safer
Pity The Nation
Città di Vetro / Angeline
Fieldnotes
Hold On
Rome
A New Start (For Swinging Shoes)
GIARDINI DI MIRO’ – Prossime Date
08/02/2019 – Ravenna Bronson
09/02/2019 – Verona Colorificio Kroen
15/02/2019 – Torino Spazio211
16/02/2019 – Firenze Auditorium Flog
22/02/2019 – Pordenone Astro Club
02/03/2017 – Bologna Locomotiv
