Articolo di Philip Grasselli | Foto di Luca Moschini
È un uggioso martedì di aprile, un giorno di quelli che fanno da spartiacque (scusate il gioco di parole) tra l’estate e l’autunno: ciononostante, Fulminacci porta un poderoso sold-out al Teatro Concordia di Venaria Reale, radunando quasi duemila persone intorno dell’imponente palco, come un grande abbraccio.
Quarta tappa dell’“Infinito +1” Tour, che va a proprio a promuovere il medesimo disco uscito lo scorso 12 gennaio, dopo la doppietta di tutti esauriti di giovedì 4 e 5 al Fabrique di Milano, anche qui porta quasi duemila persone nell’hinterland torinese.
Il palco
Le poltrone del Teatro Concordia sono state ovviamente rimosse per contenere quante più persone in piedi possibile, con il capiente palco che accoglie l’intera band. Andando, infatti, più nel dettaglio, troviamo quattro barre led colorate per lato, mentre di sfondo otto ledwall piuttosto longilinei, accoppiati a due a due con una piccola separazione in mezzo: assetto semplice, ma che garantisce grande libertà di movimento per gli artisti.
Il live
Si fanno le 21:10 e una voce automatica va ad annunciare tutte le tappe dell’”Infinito +1” Tour, dopodiché entra Filippo Uttinacci, detto Fulminacci, in tuta argentata, con tutta la sua big band composta da: Claudio Bruno alla chitarra, Roberto Sanguigni al basso, Lorenzo Lupi alla batteria, Riccardo Nebbiosi ai vari sassofoni, Giuseppe Panico alla tromba e al flicorno soprano e, infine, Riccardo Roia alle tastiere.
Io canto la mia opinione così che si diffonda
Sono un borghese in borghese, è così che mi nascondo
Sono una statua di bronzo così che possa fondermi
Con la tua faccia da stronzo che uso per difendermi
Fulminacci – Borghese in borghese
Partiamo in freschezza con l’esordio discografico e con la sua quarta traccia, “Borghese in borghese”, un elogio al magico mondo della mediocrità, e con una costante ben distribuita lungo tutto il live: la coreografia di Fulminacci e tutti i membri (ovviamente tranne tastiere e batteria), con questa danza swing da vera big band.

I visual che vanno a ribadire la dinamica delle parole dei testi sono magnetizzanti, catalizzano ulteriormente il significato penetrante delle sue canzoni.
Secondo brano, secondo album: “Miss Mondo Africa” è la terza traccia di “Tante care cose”, il primo dei tanti in cui Fulminacci imbraccia anche la chitarra acustica Taylor marrone scuro. Terzo brano, terzo album: “Spacca”. Insomma, nelle prime tracce c’è già un rapido excusus un po’ “finger food” della discografia del cantautore romano: accade spesso, inoltre, che saltino fuori delle pause ingannevoli della band, con l’illusione che ci sia la transizione verso il brano successivo, con l’effetto del pubblico che applaude in anticipo. Classy.
Sempre più nel cuore dei testi
Strappami la testa dalle nuvole
Poi nascondimi
Pregami
Buttami
Accendimi
Ascoltami
Arrenditi
Eliminami ma ricorda
Che l’Aurelia è troppo fredda
Quando è sera
Fulminacci – Una sera
Con “Le biciclette”, c’è il preambolo dell’introspezione: Fulminacci si sposta al pianoforte, con questo mood che prosegue specialmente con “Una sera”: la tromba dà sempre quell’effetto davvero suggestivo quand’è suonata in maniera dolce, come le parole del testo.

Dopo un grande ringraziamento per il pubblico perché sa “già” i testi del nuovo album, “Infinito +1”, il trittico “La siepe”, “San Giovanni” e “Così cosà” con la fisarmonica al posto delle tastiere, il contrabbasso al posto del basso e con i lunghi fraseggi di tromba, ci accompagna verso l’ultima parte del live, sempre con quelle sonorità delicate come fossimo davvero a Roma, all’aperto, con la brezza profumata di tarda primavera che scorre tra i vestiti di lino.
Il pubblico continua a cantare “Così cosà” per tutto il cambio palco che ci accompagna verso il drastico cambio di registro di stampo electropop. Il mio orologio segna 106 dB di potenza acustica, ce ne siamo abbastanza accorti.

Willie Peyote nel finale
Sì, ma quanto ti odio quando ti rivesti e vai via
E mi lasci come l’aglio nell’olio, come il terzo sul podio
Che tristezza mamma mia, che c’è, che vuoi?
Che giri il mondo intero, però non parti mai
Fulminacci – Aglio e olio (feat. Willie Peyote)
Oltre alla chicca di aver incastrato l’assolo di chitarra di “Figli delle stelle” di Alan Sorrenti nel bel mezzo de “La vita veramente”, sale sul palco un torinese doc: Guglielmo Bruno. Per tutta l’Italia, Willie Peyote. Uno dei più grandi successi di Fulminacci è proprio la feature con il rapper torinese, “Aglio e olio”, con la tanto vera metafora dell’aglio in padella: tanto amato, quanto odiato… da che parte state?
Non si poteva che chiudere con il bis chiamato “Santa Marinella” con i flash del telefono che vanno ad illuminare completamente la platea Teatro Concordia: un abbraccio finale, con Fulminacci estremamente soddisfatto della serata, con questa linea immaginaria tra Torino e Roma sempre più spessa dal punto di vista del cantautorato italiano.
Clicca qui per vedere le foto di Fulminacci al Teatro Concordia di Venaria Reale (TO) (o scorri la gallery qui sotto).
FULMINACCI – La scaletta del concerto al TEATRO CONCORDIA di VENARIA REALE (TO)
Borghese in borghese
Miss Mondo Africa
Spacca
Brutte compagnie
Tutto inutile
Ragù
Filippo Leroy
Le biciclette
Simile
Una sera
Occhi grigi
La siepe
San Giovanni
Così cosà
Un fatto tuo personale
Canguro
Resistenza
Le ruote i motori
La vita veramente
Aglio e olio (feat. Willie Peyote)
+1
Tattica
Baciami baciami
Encore:
Tommaso
Santa Marinella
