Bird’s Robe
La cartografia musicale che ci propinano i quattro australiani è densa, piena di luci e di cavalcate epiche. Non distante dai lavori precedenti, quest’ultima fatica del quartetto ha il piglio del post rock tirato e largo. L’unica differenza notevole, dal punto di vista stilistico è che per certi versi in queste dieci tracce il sound si avvicina al progressive. Tuttavia, in maniera blanda, perché i cambi di ritmica fanno in modo che il sound sia ben levigato, ma anche impuro e contaminato.
Certo che gli australiani si sono lasciati prendere la mano dalla voglia di essere epici. Le cavalcate roboanti e maestose di “How we built the ocean” e “Something like avalanches”, infatti, testimoniano in maniera eloquente questa loro esigenza espressiva. Intriga ed affascina anche il riferimento all’epica cureiana di “The stars are stigmata”, dato, che come nei lavori precedenti, emerge in maniera forte la loro emotività, che non poteva non incontrarsi con lo stile della band di Robert Smith.
Gli Sleepmakeswaves sono anche in grado di spezzettare il ritmo e di renderlo esplosivo come i fanno in maniera efficace in “Great Northern”, che mantiene tuttavia la prerogativa di una dialettica coinvolgente. “Love of cartography” è un disco che lascia l’ascoltatore soddisfatto, per la densità del sound.
