Touch & Go 2014
Come i laici Tre di un Ave Maria, Bob Weston, Steve Albini e Todd Trainer – al secolo i Shellac – riprendono in mano il loro fuoco incrociato dopo ben sette anni di silenzio, e lo fanno con le nove tracce di Dude Incredible, un disco come sempre – da seme – seghettato, tagliente e ruvido come una lastra di porfido, quel rock convulso e “ meticciato” che convoglia tra le sue dilatazioni amperiche post- hardcore, ombre polverose e grezze e riff tagliati col bisturi, ovunque ode ai distorsori e a tempi percussivi hard rock “anarchici” You came in me, All the surveyors, dettagli che da sempre li hanno fatti amare alla follia da un pubblico sempre più vasto, si dai loro arbori in quel dorato e sanguinante 1994.
Come sempre grande intesa tra i tre “chirurghi” del rock, una amalgama sonica che più passano gli anni e più rimane in sintonia con ascolti e fasti indimenticabili, una triade che dello stop & go ne hanno fatto una specie di monumento alternativo nonché scuola intoccabile per miriadi di band nate e cresciute dietro la loro scia fumigante. Nella malinconia elettrica di Dude Incredible, tra una voce sgolata, densa, e un mood sincopato che ama i bagliori improvvisi – a tratti paradossalmente claustrofobici – è l’equilibrio perfetto dei tre che accompagna sempre il flusso, qualche volta misticizzato Dude incredibile altre volte scuro e dal passo gattonato di un basso bofonchiante Riding bikes, Gary, spesso epilettico The people’s microphone o ancora pressurizzato a maglio come nella finale botta amperica di Surveyor, piccoli dettagli di un grande disco che invoglia ad ascolti serrati e quasi ossessivi.
Da Chicago, gli Shellac tornano ad avanzare nel rock con un preciso disegno da eseguire, quello di squarciare con i loro jack impazziti il vostro abbandono statico per ridarvi una scossa vitale di rara bellezza ruvida.
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