Ala Bianca/Warner
È invidiabile la tranquillità che si respira in questo nono disco di Giorgio Conte. “C.Q.F.P.”, scritto nella sua casa piemontese, con l’aiuto del fisarmonicista Walter Porro e del fratello Paolo che ha scritto uno dei tredici brani.
L’album è una proiezione dello steso cantautore, essendo denso e pieno di elementi che circondano il suo mondo, vale a dire il richiamo del cinghiale in amore, i carillons, il canto del gallo, il fruscio delle spazzole ed il rumore di due scatole di chiodi, un’armonica a bocca suonata da uno che non la sa suonare, c’è il richiamo della quaglia ed il verso della tortora e della civetta, il rumore della selce che mola la falce e tanto altro ancora.
Un altro elemento caratterizzante e che stupisce è la semplicità dei brani così accattivanti e di facile presa, ma allo stesso tempo intensi e pieni di sentimenti. Malinconie e amori sono espressi con ritmi folk (“Di vaniglia e di fior”), zingari (“Monticane”) e vari omaggi alla terra d’oltralpe (“Balancer”, Giò”). “C.Q.F.P.” è un disco ideale per chi vive nella frenesia di un mondo ormai in discussione, l’ideale per concedersi del tempo per rilassarsi e ricordarsi che nella vita è importante dare spazio anche alle cose più semplici.
Vittorio Lannutti