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ENRICO GABRIELLI ci racconta 5 brani per capire il liscio

É disponibile da venerdì 18 aprile 2025 (per Casadei Sonora e in distribuzione digitale Pirames) il nuovo progetto discografico in formato 45 giri dell’Orchestrina Di Molto Agevole, compagine composta da pregiatissimi elementi provenienti dal firmamento classico (Monteverdi Choir, Conservatorio di Milano, 19’40’’) e del rock underground (The Winstons, Torso Virile Colossale, Calibro35, Mariposa, Hobocombo, Afterhours, PJ Harvey).

Sogno Casadei” non è un semplice valzer: è un brano che nasce dalla collaborazione con il medium Leo Farinelli che nel lontano 1998 sognò Secondo Casadei sulle scale di casa sua. In quel sogno il nostro amato maestro gli suonò una melodia al violino e Leo la registrò febbrilmente su audiocassetta. 

Noi abbiamo avuto la fortuna di parlare con Enrico Gabrielli, una delle teste di questo progetto assurdo per il mercato di oggi, ma forse proprio per questo così trascinante e bellissimo. Enrico ci ha raccontato cinque brani che fanno parte del suo personalissimo percorso con il liscio, questo genere che non ha età nè regione. 

A mio modestissimo avviso, il liscio è uno stato dell’anima. Lo dico spesso. Ha più a che fare con la vita che con l’arte.

Non è un genere musicale perché abbraccia molti tipi di ballo, di stili e di contesti. C’è il folklore romagnolo, come ama definirlo Riccarda Casadei, c’è (o c’era?) il ballo ambrosiano a Milano, ci sono i violini di Santa Vittoria, la Filuzzi da Bologna. E altre cose di questo tipo.

L’Orchestrina di Molto Agevole nasce nel 2012 per un’occasione personale e privata e per forza di cose è a-regionale. Non è romagnola, né toscana, né lombarda, né veneta. La prima formazione nel tempo è cambiata e molti musicisti si sono succeduti, ma tutti con la stessa caratteristica di essere avulsi dal mondo del liscio in senso stretto. E questa è stata e sarà sempre la sua forza. 

Io come ci sono finito nel liscio? Beh, a dirla tutta da piccolo lo odiavo. Ho studiato clarinetto nella banda del paese e ricordo che c’era un trombettista anziano che imitava il suono vibrato di Nini Rosso e faceva il Silenzio. Mi irritava. Ma tutto quello che un tempo mi dava un senso di senilità, ora negli ultimi anni ha rappresentato una lenta scoperta di me stesso e delle mie radici nazional popolari.

Difficile per me dire con quali ascolti io ci sia arrivato. Ma provo a dare cinque tracce che direttamente o indirettamente delimitano il campo di azione di come è nata l’Orchestrina di Molto Agevole e di come è stata escogitata l’uscita imminente dal titolo Sogno Casadei, il primo brano medianico della storia del liscio.

Era il 2012 e questo è stato il primo contatto con il mondo di Secondo Casadei: La Storia di Romagna, una formidabile orchestra romagnola che esegue tutto il repertorio di Secondo Casadei in modo filologico e usando gli spartiti originali del maestro di Savignano sul Rubicone. Qui c’è una summa di materiale, molto del quale io lo trascrissi ad orecchio e inserì nel primo disco Agevolissima vol. 1. Come ad esempio Atomica 1964, Mazurca Paesana e Perdona. 

La Storia di Romagna 21esima Raccolta

Ebbi una vera e propria eureka quando per la prima volta sentii in questo video il Fiorenzo Tassinari suonare la celebre Disperata. Come potrete notare, qui non siamo di fronte ad un semplice fenomeno del sax contralto, ad un semplice funambolico virtuoso dello strumento, ma c’è qualcosa di più: il trasporto, l’agogica, il senso dell’azione scenica, a mio modestissimo avviso è quella di un grandissimo musicista. Siamo di fronte ad un John Coltraine del Liscio, e di sicuro uno dei più grandiosi strumentisti di questo paese. L’ho conosciuto un paio di volte di persona ed è un omone simpatico e imprevedibile. Io, da suonatore di ance prestato per diletto al liscio, ogni volta che l’ho incontrato però mi sono sempre sentito al cospetto di un maestro Jedi del valzer, della mazurka e della polka. E lui questo lo sa.

LA DISPERATA polka eseguita da FIORENZO TASSINARI alla Cà Del Liscio con meravigliose variazioni 

Un passo carpiato, ma neanche troppo, porta direttamente qui: agli anni dei cartoon a puntate nipponici. Quelli con cui gente come me, nata nel 1976, ci è cresciuta. Nelle scorse settimane sono stato in tour con Steve Wynn (cantante dei The Dream Syndicate) e con Yuko, la sua simpatica merchandiser. Lei nata a Tokyo, generazione degli anni ’60, ha lo stesso mio identico background televisivo. Per quanto possa essere assurdo, grazie alla sesta marcia innestata nell’automobile del consumismo reganiano, noi italiani ci abbiamo avuto la stessa identica ritualità di iniziazione. Abbiamo parlato molto di serie animate e manga. Le ho fatto capire che dalla fine degli anni ’70 fino alla prima metà degli anni ’90 i bambini giapponesi e quelli italiani hanno condiviso un immaginario pressoché identico. Loro questo non lo sanno, ma quando le ho citato Arale, Doraemon, Leidji Matsumoto, Capitan Futuro e decine di altri titoli, lei si è davvero stupita e ha riso fino alle lacrime. Quello che cambiava erano le sigle: Lupin III, conserva una delle più belle canzoni liscio della storia. Si tratta di un singolo dell’Orchestra Castellina-Pasi, del 1982, scritto da Franco Migliacci e su musica e arrangiamento di Franco Micalizzi (presente “Italia a Mano armata” e “Lo chiamavano Trinità”?). La voce è della compianta Irene Vioni, una delle grandi eroine del liscio, assieme ad Arte Tamburini e Roberta Cappelletti.

Castellina Pasi – Lupin ( F.Migliacci, M.Micalizzi – Universal Music)

Ebbi l’onore di intervistare, prima che morisse, Elio Pandolfi. Non ne abbiamo mai fatto nulla purtroppo di quel bellissimo documento. Eravamo andati a casa sua, io e Rocco Marchi (chitarrista prima di Alessandro Grazian) e passammo ore ed ore a parlare di operetta. Questo perché il Liscio e l’Operetta hanno avuto in comune la cultura popolare che passava da un lato dalle balere e dall’altro dalle filarmoniche di paese. Quando iniziai a suonare il clarinetto nella banda del paese, alla fine degli anni ’80, ricordo che suonavamo il Valzer della Vedova Allegra di Franz Lehar. Siamo ad un passo dal codice del ballo liscio, dalla coppia che striscia roteando sul talco, solamente che il teatro era dorato come il Wiener Musikverein e il secolo era quello precedente alle due guerre che avrebbero infiammato l’Europa. 

Franz Lehar – La Vedova Allegra, Valzer (Tace il labbro)

Per concludere, ci tengo a menzionare il primissimo incontro con il liscio che ebbi nel lontano 2004 sul disco dei Mariposa dal titolo “Pròffiti Now!”. Era un doppio album pieno zeppo di idee, di provocazioni (non colte al 70%), di meta humor, di citazioni e di scrittura per band al limite del virtuosistico irrazionale bulimico shock intellettuale. Uno dei brani, scritti da Alessandro Fiori, era un inno per la conservazione del programma di Enrico Ghezzi “Blob”, minacciato dall’allora governo Berlusconi. Non maneggiavo il genere come oggi, ma dentro a questo valzer riuscimmo a ficcarci citazioni dagli Squallor (“Compratevi un prete”), a Giuseppe Verdi (“Amami Alfredo”) e a “Romagna Mia” che tante volte avrei suonato in giro con spirito allegro. Tutto sommato questo brano ha un’aria spettrale, qualcosa di evocativo che ricorda un’epoca della mia vita di grande cimento e totale sperimentalità. Per un motivo che non so spiegare mi pare chiuda bene il cerchio collegandosi alla nuova uscita Sogno Casadei, come un pezzo di un’astronave sganciato per permettere il decollo alla navicella principale. Buon viaggio…

Blob non si tocca – Mariposa

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