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LEONARD COHEN – You want it darker

leonardcohenArrendere: Rendere, restituire, consegnare. In questi tre significati che il vocabolario della lingua italiana mi fornisce per il verbo “Arrendere ” c’è il senso del nuovo album di Leonard Cohen ” You want it darker”compra il disco su Amazon. Ed in questo caso, durante l’ascolto di You want it darker vi inviterei a prendere in considerazione un dono della vita (non pensate alla morte ma alla bellezza) che ad un certo punto dobbiamo restituire con la possibilità di scegliere se farlo con tutta serenità o attraverso la rabbia e il dolore. Non è detto infatti che arrendersi vada considerato nella sua accezione negativa, anzi “resa” può portare con sè tutta la forza custodita nella vita e di quel che ci accade. Così nel suo non essere un religioso L. Cohen è impregnato da un veleno o/e una pozione di religione che proviene dalla sua famiglia e dalle sue radici ebraiche. Le radici, appunto.

“You want it darker” non punta verso l’alto né verso il basso, ma come il cammino lungo l’Albero della Vita, (Sephirot) secondo la discesa a spirale dell’energia arriva a metà, scende verso il basso o ritorna verso. A metà nell’albero della vita composto da 10 Sephirot (dieci centri energici) troviamo “Tipheret, la belllezza”. Ecco questo album è il Tipheret che Cohen ci fa in dono. Non riesco a trovare un altro modo per spiegare il senso e le emozioni che questo album riesce a dare.

“You want it darker” è un album rivelatore di profonda e a tratti ingiustificata bellezza. Se date ascolto in maniera ripetitiva al brano String Reprise – Treaty, vi sembrerà di essere attraversati da un dolore profondissimo, un distacco, un dover rendere una parte di voi a qualcosa o qualcuno, un sacrificio. Perché arrivare alla bellezza è prima sacrificio. Non ci si può inginocchiare davanti a qualcuno se prima a fatica non si è rimasti in piedi per lungo tempo. Dopo i violini struggenti, come un sole arriva il calore dalla voce di L. Cohen a ribadire quella speranza di aver avuto un patto con il suo amore e quello di un’altra entità ( in questo caso rispetto al brano Treaty, il patto è d’amore ormai rotto, o forse e semplicemente c’è tanta stanchezza nell’aver ricevuto amore che non si può far altro che restituirlo) . Non c’è niente di drammatico quando nella prima canzone scelta per annunciare il nuovo album “pronuncia “Sono pronto, mio Signore”. Non c’è niente di drammatico nella morte. E’ solo un passaggio naturale, questo L. Cohen lo sa. Lo sapeva già anni fa quando parlando della morte del padre disse “La prima volta che credo di aver scritto qualcosa che ritenevo avesse un significato fu dopo la morte di mio padre quando avevo 9 anni. Ho preso uno dei suoi papillon l’ho tagliato a metà e ci ho inserito un piccolo messaggio poi l’ho seppellito in cortile nel giardino. Non avevo altro modo per entrare in contatto con un evento misterioso che curiosamente non mi aveva sconvolto. Mi sembrava normale che mio padre fosse morto. Sembrava che la sua morte facesse parte di quegli eventi ineluttabili della vita che non si possono rifiutare e nemmeno giudicare. Non ricordo adesso cosa avessi scritto forse solo qualche preghiera che accelerasse il suo viaggio qualunque fosse la sua destinazione”. Nell’ascoltare questo disco vi ritroverete in una ricerca continua della verità, di un fuoco sacro che in il cantautore di Montreal, 82 anni non ha mai smesso di alimentare. E che con dignità e coraggio ha cercato attraverso la sua musica di non far spegnere.

“Tipheret” nell’albero della Vita, rappresenta non un punto isolato, ma viene considerato come il passaggio , anzi il fulcro dove avviene il “tutto” e vengono messi al centro dello spirito dell’uomo i suoi cambiamenti. Essere riusciti ad arrivare a Thiperet significa essere riusciti ad aprire il proprio cuore. Non sono davvero in grado di poter spiegare a chi e a cosa ben si riferiscano le canzoni, sono convinta che questo album vada al di là di ogni album precedente. Credo fortemente, dopo lunghi giorni di ascolto, in qualsiasi situazioni quotidiana, anche di notte, di aver avuto la percezione che a 82 anni attraverso questi 9 brani Leonard sia finalmente arrivato a quel passaggio di cui parlava anni fa nel documentario “I’m your man” , ovvero quando si arriva ad un punto talmente alto della propria esistenza che bisogna pensare all’oltre, come lui stesso diceva ” il momento in cui lasci alle spalle il tuo capolavoro personale e ti abbandoni al capolavoro supremo”.

Anche l’accostamento con il “Tipheret” che per molti potrà sembrare esagerato, da un punto di vista prettamente conoscitivo non lo è perché ognuno di noi credente o meno necessita nel proprio cammino qualcosa o qualcuno che ci conduca ad avere una percezione diversa da quella materiale. La ricerca di quqlcosa che crediamo di aver perduto ma che è dentro di noi. Avete presente quando da piccoli se ci viene data una scatola di colori si fa di tutto per imbrattare qualsiasi cosa con le proprie mani e ci si diverte perché siamo ancora puri? Da adulti invece perché facciamo di tutto per non imbrattarci le mani? Perché abbiamo paura di ritornare alla purezza, pur sapendo che è imbrattandoci che possiamo godere della magia dei colori?
“You want it darker” è così: cercate di imbrattarvi il più possibile, di ritornare puri, di arrivare alla bellezza attraverso questo album. E’ solo un passaggio, è vero. Ma in realtà se non si apre il cuore non si vedono le strade. Un regalo fatevelo: regalatevi “You want it darker”, passateci del tempo, considerate questo album come un dono, come una scatola di colori.

Tracklist “You Want It Darker”
You want it darker
Treaty
On the level
Leaving the table
If I didn’t have your love
Traveling Light
It seemed the better way
Steer your way
String Reprise/Treaty
– compra il disco su Amazon

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