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Opinioni

Caro gestore di locale con musica dal vivo…

Prendo spunto da questo video per scrivere una cosa di cui ho parlato millemila volte con amici musicisti e non, sul trattamento riservato alle band nei locali in cui si fa musica dal vivo, sui locali, sulla gestione ecc.

Caro gestore di locale con musica dal vivo, mi rivolgo a te che hai un piccolo locale non ancora affermato,
inizio col dirti grazie, perché la scelta di far suonare qualcuno nel tuo locale è una scelta coraggiosa, che ti fa onore. Aiuti la cultura italiana, dai la possibilità alle persone che vengono a bere qualcosa e a divertirsi di apprezzare il frutto della passione artistica di qualcuno, di arricchirsi con quello che il musicista ha da offrire, di venire a contatto con l’arte, dai la possibilità a ragazzi che hanno voglia di fare, di esprimersi davanti a un pubblico, di confrontarsi con le persone.

Però se già stai facendo una cosa, falla bene, se no è inutile e fai solo danni, e sono danni enormi che vanno al di là della tua immaginazione. Andiamo per punti.

Punto primo, il più importante: LA PROGRAMMAZIONE.
Fare musica dal vivo non significa far suonare gente a caso
, l’amico, il parente, fare la settimana prima piano bar e la settimana dopo death metal, perché così ti fai solo del male e fai del male a chi viene a suonare e anche a chi viene a sentire.

La programmazione delle serate deve essere coerente, deve essere studiata, deve avere un senso, deve dare identità al tuo locale, deve dare QUALITA’.

Se uno si presenta una sera e c’è jazz, pensa “bello ‘sto posto dove fanno jazz ci devo tornare” e quando torna la seconda volta c’è musica elettronica, ti sei giocato un “avventore” e tutti i suoi amici che ascoltano jazz e tutti quelli con cui parlerà di jazz e di locali a cui dirà “Cavolo sono andato in quel locale una sera e c’era un bel gruppo jazz, poi sono tornato la settimana dopo e c’erano due imbecilli con le maschere che facevano solo rumore con due pianole, che schifo” e magari erano i Daft Punk.

Hai due possibilità: o fai una programmazione incentrata sull’altissima qualità, e allora puoi spaziare anche fra vari generi, perché la gente a cui piace la qualità della musica, solitamente piace anche variare genere. Oppure puoi incentrare la programmazione su un genere musicale e allora richiamerai gente a cui piace tantissimo quel determinato genere e chiude un occhio se il gruppo che ha visto una sera non è proprio eccelso.

Punto secondo. LA PROMOZIONE.
“Quanta gente portate?”. Questo è un classico esempio della promozione fatta dalla maggior parte dei locali.

Ti devi mettere in testa che i musicisti non sono PR. La promozione al tuo locale la devi fare tu. Devi capire che se anche un gruppo vi porta 100 persone ma oltre a quelle il locale è deserto quelle 100 persone che bene o male si conosceranno tutte, non torneranno MAI nel vostro locale deserto se non per sentire quel gruppo. E comunque la seconda volta nel giro di un mese che farai suonare lo stesso gruppo perché “cavolo han portato un sacco di gente”, ne porteranno la metà.

Perché se non ci sono altre persone nel locale che vedono per la prima volta quella band e ne rimangono positivamente impressionati e magari ne parlano agli amici che la volta successiva verranno a vederli e a loro volta ne parleranno con altri amici, il giro della band rimarrà sempre lo stesso che non va a vederli due volte nello stesso mese nello stesso locale deserto.

Lo stesso discorso vale se hai comunque gente che frequenta abitualmente il tuo locale.

Se tu fai suonare una band di cani impestati che però “cavolo portano 200 persone”, avrai sì il locale strapieno per quella sera, ma le persone che abitualmente vengono a bere qualcosa non saranno felici di farsi strapanare da una band tipo questa, e andranno in giro a dire che nel vostro locale ci suonano gruppi di merda e che non ci torneranno più. Né loro, nè i martiri che sono venuti a vedere la band, che verosimilmente saranno parenti e amici che fanno un grande favore al gruppo che magari suona per la prima volta… e speriamo mai più.

Certo i musicisti dovrebbero avere un proprio giro di persone che li seguono per poter suonare nei locali, devono comunque pubblicizzare il loro concerto, soprattutto se sono poco conosciuti, ma l’affluenza non deve dipendere solo da loro, altrimenti è inutile, non serve né alla band né al locale.

Per cui se non l’hai ancora capito fare una buona promozione conviene a tutti e crea un circolo vizioso che alimenta contemporaneamente il tuo locale e le band di nuove persone.

[one_half last=”no”]
[/one_half]Punto terzo: IL COMPENSO.

I musicisti devono mangiare, come tutti, devono pagare l’affitto, come tutti, hanno dei costi di produzione, come tutti, impiegano del tempo, come tutti. “Si ma tanto lo fanno per passione, è solo un hobby”, si ma questo non vuol dire che debbano essere sfruttati.

Ti spiego il procedimento che porta una band a suonare nei locali. Prima di tutto si deve comprare una strumentazione, teniamo conto di una strumentazione media, per una band classica di 4 elementi, né scarsa né professionale con un calcolo spannometrico:

Chitarra: 800€
Amplificatore: 1000€
Basso: 800€
Amplificatore: 1000€
Batteria completa: 1000€
microfono-impianto voce: 1200€
TOTALE 5800€

Senza contare che prima avranno sicuramente comprato una strumentazione scarsa, da principiante, per iniziare.

Poi deve imparare a suonare:
Per i corsi avanzati per imparare a suonare facciamo un 1200 euro circa a testa per lezioni private per un anno, una volta alla settimana.

Fanno 10.600€ di spese.

Non contiamo le continue piccole spese per i materiali, corde, plettri, bacchette, pelli della batteria, effetti, pedali, upgrade, corsi di perfezionamento, con i quali credo si arrivi a un minimo di 500€ a testa all’anno.

Per suonare in un locale un gruppo deve provare. Se sono fortunati hanno un box, una casetta in campagna, un capanno degli attrezzi dove suonare, altrimenti devono affittare una saletta e sono dai 50 ai 100 euro (minimo) al mese che se ne vanno a testa. O comunque dovranno spendere per isolare acusticamente il posto che hanno già.

“Sì, ma tanto che fatica fanno, si divertono”. Un gruppo per suonare una sera deve fare una serie di cose che non sempre sono ben chiare a chi non suona.

Bisogna provare, come ho detto prima, almeno due o quattro ore alla settimana, poi il giorno del concerto ci si deve trovare al pomeriggio a caricare l’attrezzatura. Attrezzatura che PESA, che si fa fatica a portare, invito tutti a sollevare un amplificatore serio per basso e a portarlo a mano per qualche metro e poi vediamo se i musicisti non fanno fatica…

Ci si trova alle 17.00 (ora più ora meno) per caricare gli strumenti, si parte, ci si reca sul luogo del concerto, quasi sempre all’ora di punta, quindi con un traffico allucinante, si arriva al locale, si scarica l’attrezzatura, la si porta sul palco, si monta. Almeno due ore vanno via se tutto fila liscio. Poi si fa il sound check, si sistemano le ultime cose, si mangia (forse), ci si prepara per il concerto. Si suona, una o due ore a seconda del tipo di serata, ma anche tre ore. Si finisce e si è veramente distrutti dopo aver suonato, è come fare una maratona. Ci si cambia, e si inizia a smontare, si ricarica l’attrezzatura e si riparte, si ritorna in saletta, si scaricano le cose e si va a casa. Oppure le si porta a casa direttamente se non si ha una saletta. Nella migliore delle ipotesi, si finisce per le 2 di notte.

Poi mettici le spese: la benzina, le corde nuove, le bacchette nuove, i plettri nuovi, i cavi nuovi che compri apposta per far sì che la serata vada per il verso giusto e senza intoppi.

Dalle 17.00 alle 2.00, fanno 9 ore di lavoro.

Con una paga oraria da raccolta di pomodori sarebbero 50 euro a testa. 200 euro per tutto il gruppo. Senza Spese. Senza contare le ore per le prove della serata. Senza contare che molto probabilmente per venire a suonare se è in settimana il gruppo avrà chiesto sicuramente dei permessi al lavoro. Sarebbe proprio il minimo sindacale per recuperare un minimo di costi e di sbattimento.

Per cui caro il mio gestore quando dici al gruppo che non gli puoi dare niente perché non hai fatto abbastanza incasso, perché il locale era vuoto, perché “dai per questa volta era una prova la prossima vi pago” e poi non ti fai più vivo, saresti da denunciare. Perché i fornitori, anche se non hai fatto l’incasso li devi pagare lo stesso e dovrebbe essere uguale per chi ti fornisce “l’animazione” della serata. Poi se il gruppo non ti ha “portato nessuno” sei liberissimo di non richiamarlo, ma la serata ormai l’ha fatta.

E poi quanto ti costa a te una birra? Quanto ti costa un panino? Di certo non vai in rovina se uno si prende una birra in più. Trattali bene ‘sti musicisti, lasciali liberi di prendere quante birre vogliono (con i dovuti limiti naturalmente) non si può stare in ballo otto, nove, dieci ore, avendo un solo free drink per tutta la serata o magari neanche quello. Falli sentire a casa, non trattarli come dei barboni, perché anche così si crea un circolo vizioso, loro parleranno bene del locale, saranno più invogliati a farvi pubblicità, vi segnaleranno altre band valide che faranno conoscere il locale ad altra gente. Sarà la band, la volta che non ci sarà molta gente a dirti “va be dai per questa volta dacci un po’ meno”. Non mi dilungo su questo punto perché ci sarebbero esempi ignobili da portare, vissuti anche in prima persona, ma voglio essere propositivo e non polemico.

Micro-implicazioni.
Tutto questo implica che chi organizza le serate se ne intenda un po’ di musica, perché altrimenti non saprebbe valutare la bravura di una band, implica che sappia come si fanno certe cose, come si muove quel mondo, cosa serve per fare una buona serata, implica che il locale abbia un acustica decente, che si sappia fare un minimo di suoni. Implica di avere il locale adatto a fare un certo tipo di musica, perché se si ha un pub 2 metri per 3 non si possono fare concerti grindcore (a meno che non sei un po’ pazzo e vuoi creare un locale unico nel suo genere dal quale esci con il cervello che cola dalle orecchie), magari si limita la programmazione a concerti acustici, diversamente se hai un locale che è un hangar, non ha senso fare concerti intimi.

Macro-implicazioni.
Tu, gestore di locale, stai alla base di un sistema che inizia da te e finisce ai grandi eventi musicali, ai festival internazionali, ai riconoscimenti ufficiali, alle campagne elettorali, alle celebrazioni nazionali. Stai alla base di un sistema che è immensamente grande, non ti puoi neanche immaginare quanto.

Se tu imposti bene il tuo locale e le tue serate, dal tuo palco aiuterai a costruire la cultura musicale del tuo Paese, aiuterai a crescere gli artisti in gamba e farai cambiare mestiere a quelli incapaci, farai selezione, creerai qualità. Qualità che poi si riverserà piano piano su palchi più grandi, su eventi più grandi, qualità che poi verrà riconosciuta anche all’estero, che ci farà fare bella figura, che ci farà guadagnare in credibilità nel mondo. Sembra incredibile vero? Ma secondo te i Muse e i Coldplay da dove sono partiti?

E a proposito, la cultura musicale di un paese la si costruisce con creazioni originali, non con falsi d’autore. Se tu fai suonare solo cover e tribute band nel tuo locale, contribuirai ad uccidere la cultura musicale italiana e sarà anche un po’ colpa tua se all’estero siamo ancora quelli di “Volare”, del mandolino, della pizza e degli spaghetti. Perché non contribuirai a creare una nuova identità musicale che possa competere con quello che arriva dall’Inghilterra o dall’America. Non contribuirai ad educare le persone all’ascolto di musica nuova, alla scoperta di nuove voci e nuovi artisti, per i quali spendere soldi, tempo, comprare dischi, andare ai concerti. Se le persone non scoprono nuova musica dal basso e non aiutano i gruppi nuovi a crescere tutto il sistema crolla. So che sembra incredibile anche questo, ma è così, è una catena che parte dal basso, e il tuo locale è proprio l’inizio di questa catena. So che è facile fare soldi in fretta con le tribute band, ma alla lunga proporre cose nuove, con coscienza e facendo le cose per bene, porta più soldi e più longevità al tuo locale, i clienti ti saranno grati per quello che gli offri e farai del bene alla cultura del nostro Paese.

Oltre a questo aspetto super-macro ce n’è anche uno un po’ più piccolo. Se tu imposti male il tuo locale e sarai costretto a chiudere, creerai una brutta fama alla musica dal vivo, perché gli altri diranno che non porta soldi, che non fa guadagnare, che i locali con musica dal vivo chiudono tutti, che non si può investire nei concerti perché fanno solo perdere soldi, per cui oltre a te stesso, farai male anche a tutta l’industria dei concerti.

Come vedi, gli aspetti dietro a un concerto di 4 ragazzini sfigati sono moltissimi e vanno molto al di là del tuo localino e della tua seratina.

Per cui caro il mio gestore, se hai intenzione di fare musica dal vivo pensaci due volte, fallo bene, non tanto per trovare uno sbocco al tuo locale che sta andando male. Pensa a tutte queste cose, pensa a costruire una realtà che possa dare qualcosa di interessante alle persone.

Sarà difficile, ma se lavori bene darà grandi soddisfazioni e anche grandi introiti.

Segui Luca Doldi nel suo blog, Ildolditoriale.

Written By

Luca Doldi, vive a Milano ed è una firma storica di Rockon, pubblicitario per lavoro e musicista di lungo corso, ha militato in diverse band e tutt’ora è impegnato in vari progetti musicali. Da circa tre anni ha aperto un blog (www.ildolditoriale.com) tramite il quale prosegue la sua collaborazione con questo sito, oltre alla musica si occupa anche di altri temi come attualità, arte, tecnologia, sport. Segue da vicino gli eventi della sua città, soprattutto i concerti, di cui è assiduo frequentatore e reporter. Oltre ai classici report di concerti e recensioni di dischi, scrive articoli di analisi, opinione e editoriali sul mondo musicale. Riserva un occhio di riguardo per la musica dal vivo, tema al quale si è dedicato spesso, analizzandone problemi, dinamiche e intervistando addetti ai lavori (suo l’articolo più visto di Rockon dedicato ai gestori dei locali).

122 Comments

122 Comments

  1. Point Break

    28/10/2011 at 13:37

    Bellissimo articolo, contribuiremo alla divulgazione 😉

    Point Break
    http://www.pointbreakrock.com

  2. Daniele

    28/10/2011 at 13:51

    Quasi sono commosso……discorso affrontato mille e più volte……ma stì gestori proprio nn la capiscono.

    Se poi i locali sono vuoti un motivo c’è!!!

    E non è colpa del gruppo se appunto quel locale è poco frequentato……

    Grazie per queste belle parole….le condivido!!

  3. Dave

    28/10/2011 at 16:23

    E quando ti dicono “la gente c’era, ma non ha bevuto…..”?

  4. brò

    28/10/2011 at 16:41

    Che devo dirti dovrebbero mettere gente come te alla siae o come ministro alla cultura
    ma ci sono solo merde che non capiscono
    un cavolo di cultura arte e musica

    Grazie veramente dal cuore
    Bromuro’s Band
    brò il cantadino

  5. Alberto

    28/10/2011 at 16:43

    Bisogna anche dire che molti gruppi hanno la faccia tosta da credersi i Deep Purple o i Queen. Insomma ce n’è tanta di gente che strimpella in giro! Poi se un gruppo è realmente bravo, sicuramente sarà un valore aggiunto per il locale. Altrimenti è solo un di più…senza considerare le spese (quali SIAE e permessi vari) a cui va incontro il locale.

  6. Alberto

    29/10/2011 at 19:07

    Condivido a pieno! …da stampare e consegnare a ogni gestore di locale ogni fine serata…magari proprio quelle sere che ti dice “ti devo dare metà del pattuito perche non ho fatto incasso, non ha bevuto nessuno”!! grazie!

  7. gianni moretto

    30/10/2011 at 12:36

    Concordo in pieno su tutta la linea…manca però 1 cosa che,oltre al gestore,ha a che fare anche con la nostra disastrosa situazione musicale : i gruppi tributo.Purtroppo in moltissimi locali se non fai tributo a qualcuno i relativi gestori manco ti cagano…è assolutamente inconcepibile…di conseguenza 1 gruppo,come il mio,che suona canzoni di vari artisti è costretto a starsene a casa o al max a fare 10 serate in 1 anno.Già la cultura musicale quì in Italia è in situaz disperata…e allora andiamo avanti con le solite tribute band di Vasco,Ligabue,U2 e compagnia bella che,solo xkè suonano canzoni conosciute dai ragazzini,vengono chiamati dai gestori xkè portano gente.Ecco…vorrei,se si può,che venisse inserito anche questo punto…se non altro x il bene della musica.Grazie.

    • Davide

      01/05/2012 at 11:11

      Ma scusa, ti stai lamentando delle tribute band perchè tu e la tua band proponete cover di più artisti?
      Ah beh, tu si che hai capito il senso dell’articolo… smettetela di andare in giro a suonare cover… 1/2 cover massimo completamente riarrangiate, altrimenti non so come potete definirvi artisti…

      • Roby

        01/05/2012 at 22:35

        …ehm, il 95% dei musicisti (di professione) classici è “Cover” ovvero “mero esecutore” …

        • The Sentinel

          04/05/2012 at 10:28

          E infatti nemmeno quelli sono artisti, creativi, musicisti in senso classico, ma appunto strumentisti, esecutori.

          Ma il confronto non si pone tra quel mondo e i vari stili “da band”, di musica più o meno popolare.

          Nel primo caso per forza di cose se non ci fossero state le orchestre fino ad oggi che si esibivano sia dal vivo e sia incidendo dischi, non avremmo potuto sentire più quelle opere, visto che al tempo non essendoci ancora i supporti di registrazione non fu fissato nulla per i posteri, e ovviamente gli autori e tutti i musicisti contemporanei ad essi sono defunti da tempo, quindi in ogni caso gli esecutori sono per forza di cose altri già da secoli o nella migliore delle ipotesi comunque da decenni (gli ultimi “classici” del ‘900 intendo, poi chiaro che c’è da dire che anche nei rami classici ci sono e saranno sempre anche composizioni originali, cioè quelle degli autori contemporanei, viventi e in attività insomma).
          E inoltre quelle esecuzioni, pur di cose già scritte anch’esse, sono paradossalmente e quasi sempre molto più vicine al vero concetto di “cover” rispetto a quanto fanno le band negli altri ambiti.
          Perché ognuno, ogni direttore e ogni orchestra interpreta a suo modo la stessa composizione, e spesso cambia molto, non solo sfumature o abbellimenti vari.

          Quindi non si vede il confronto con le cover e tributi a band e artisti che nella peggiore delle ipotesi possono sempre essere ascoltati direttamente dai dischi originali da loro incisi, e nella migliore sono addirittura sempre in attività anch’essi, quindi uno può andarsi a vedere direttamente gli originali se vuole e quando può, e oltre al fatto in sé che sono gli originali, di solito suonano ovviamente in contesti ben diversi, di tutt’altra grandezza, impatto sonoro/visivo del palco ecc.

          Poi si arriva ormai ad assurdi del tipo che esiste già (giuro, l’ho visto su qualche sito l’altro giorno) ad esempio il tributo ad una cosiddetta “band rivelazione” italiana…del 2011! Cioè questi suoneranno da qualche anno al massimo, sono esplosi davvero da appena un annetto e c’è già almeno una tribute band…ridicolo…patetico…tra l’altro dalla foto non mi parevano nemmeno dei ragazzini ma gente già piuttosto matura…veramente triste oltre ogni dire…


          Alessio

  8. beatrice voce degli ukebea

    30/10/2011 at 13:08

    parole sante, io da musicista ed ex gestore di locale condivido in pieno! le tue parole dovrebbere essre passate come proposta di legge!!!! soprattutto sul discorsco delle cover-band di cui siamo SATURI! nel padovano no conosco 1 solo locale dove ti permettano di proporre una serata di brani originali, e quindi.. giù di cover ke ormai non sappiamo più nemmeno come rigirare x renderle almeno… diverse”! se c’è ti prego di farmelo sapere! grazie!

  9. Martina

    04/11/2011 at 21:22

    Quoto tutto!!ogni volta che ti inventi qualcosa di nuovo per riarrangiare le cover o proponi un repertorio un po’ più ricercato alla fine ti chiedono: “Mi fai albachiara?” con tutto il rispetto per Vasco e per la canzone che è bellissima ma CI HA ROTTOOO!!!

  10. Massimo

    04/11/2011 at 21:46

    Sono musicista e collaboratore di un festival locale nel torinese e ho mio nipote sta imparando a suonare la chitarra.Pensando a lui mi chiedo quanto sarebbe bello riuscire a cambiare questo sistema-del quale si è letto sopra-affinchè la prossima generazione di musicisti non sia costretta a pedalare in salita già da subito.Peraltro la definizione di”quattro ragazzini sfigati che suonano”,per triste che sia,rappresenta una ancor più triste realtà.Per farla breve:quando ero ragazzino io,se suonavi eri un eroe.Ora sei uno sfigatello.Sarà un problema di cultura anche questo?

  11. max

    05/11/2011 at 02:33

    parole sante, e vissuto in prima persona e giusto stasera….. con locale pieno ( e praticamente solo di gente nuova in quel locale) fino alla fine…. per poi fare il pezzente sia sul prezzo pattuito e mettendoci in conto le 3 birre…… sicuramente con stasera si è fatto una buona pubblicita.. come locale da evitare, sia da noi che da tutti i nostri amici………

  12. Franco argento

    05/11/2011 at 08:47

    Sono contento che si sia ancora una volta,preso questo argomento,io lo avevo preso diverso tempo addietro,forse in maniera più diretta e magari più cruda,ma di certo similare a questo.Sono d’accordo su tutto tranne su quando il gestore chiede il seguito al gruppo:quello è un locale che non và una lira,il locale che non’ha clientela è inutile.Io suonai per un certo tempo, con un gruppo che faceva Blous,ed eravamo ad un certo livello,è apparte quelli che cercano sempre di tirare sulla cifra,anche se gli fai il locale pieno, con la promessa che appena ti richiamano ti danno di più,poi cerano quelli del seguito.Una volta,ebbi un piccolo scambio di idee con uno di questi proprietari è gli dissi:” Senta noi suoniamo alcune volte anche due volte la settimana,ed in ogni caso creando un giro di Pab una volta a settimana.Ma lei pensa che noi abbiamo tanta gente che ci segue ogni sabato,pagando tesseramenti,ingressi,cosumazioni vari ed altro per ascoltarci? Ma neanche se fossimo chissà chì, la gente o anche amici non possono venire ogni settimana,sarebbe assurdo.Ma poi mi scusi se noi, avessimo tutta questa gente che ci segue la porteremmo da lei?ma ci apriamo un locale noi,o mi sbaglio”.Così rifiutammo il locale è andammo via a testa alta,il proprieterio ci fece richiamare,da un amico in comune ma noi rifiutammo.Poi dico a tutti fatevi pagare almeno un gettone di presenza cioè non meno di 50 euro ad elemento,è se potete è siete iscritti all’empas fatevi versare i contribbuti.Dimostratevi professionisti.Ciao

  13. Francesco

    05/11/2011 at 12:11

    A questo c’è da aggiungere che, negli ultimi tempi, e soprattutto nei centri più grandi, anche il fenomeno delle “Agenzie di organizzazione concerti” contribuisce a distruggere la reputazione della live music fatta bene (a Milano è diffusissimo). Agenzie che si fanno promotrici di concerti dove sul palco sono spesso ad alternarsi 4/5 band – immaginate la qualità – e dove sei tanto più quotato quanti più amici porti. I locali (e tra questi anche alcuni con un certo prestigio) collusi in questo sistema, trovano conveniente dedicare le proprie serate a tali eventi perchè, ovviamente, 4/5 band equivalgono a 4/5 gruppi di amici che porti. E’ vergognoso!

    • The Sentinel

      29/11/2011 at 15:18

      In realtà non vedo il problema se un concerto o mini-festival che si voglia chiamare, ha 4-5 o anche più band, soprattutto se il giorno settimanale e il tipo di locale permette di far suonare un tempo decente anche le prime band, iniziando per tempo o finendo a notte fonda.

      E non confondiamo il tipo di agenzie pseudo-professionali a cui ti riferisci (magari alcune anche brave però, saranno una minoranza forse ma ci sono e i risultati li fanno sia per loro che per le band) con quelle informali fatte da appassionati veri, spesso musicisti a loro volta con band varie, che organizzano concerti e festival underground ma di qualità, quindi appassionati veri per altri appassionati veri e senza prendere mai un euro, anzi spesso rimettendoci di tasca propria per rispettare tutti i cachet delle band chiamate (spesso estere) e pur sapendo portare in qualsiasi locale o posto vario il “loro” pubblico ormai affezionato proprio sapendo la qualità costante degli eventi organizzati.


      Alessio

  14. Andrea

    05/11/2011 at 13:44

    Sono pienamente d’accordo, pur facendo solo cover che purtroppo e’ il massimo possa permettermi….

  15. Andrea

    05/11/2011 at 13:47

    E se considerate che nel ns. gruppo siamo 10\11 elementi…

  16. Antonio

    05/11/2011 at 17:39

    è dura andare avanti per noi piccoli locali. ….. cmq belle parole……

  17. Oznerol

    06/11/2011 at 04:57

    Giovane nuovo gestore: “Io chiamo i gruppi a suonare… ma loro non mi portano gente!”
    Io: “Guarda, l’ultimo gestore che ho sentito fare un discorso del genere ha chiuso tempo sei mesi.”
    Due mesi dopo aveva chiuso.
    🙂

    Condivido tutto, tranne una cosa: purtroppo non si può chiedere a un gestore di fare cultura. A quello dovrebbe pensarci il settore pubblico: finché i locali sono lasciati in balia del libero mercato non si può pretendere che i gestori decidano di guadagnare di meno – o andare in perdita – per fare “cultura”. Se c’è qualcuno con cui prendersela quelli sono la gente che si fa una cultura musicale guardando la tv, e il servizio pubblico televisivo che ci propina cazzate tipo x-factor. E la scuola che da una cultura musicale sottozero. Quelle sono le cose contro cui bisognerebbe indignarsi.

    C’è anche da dire che purtroppo tanti sedicenti musicisti pretendono che la gente venga a sentire le loro quattro schitarrate solo perché sono musica originale e non cover. Spesso ci si dimentica che, quando si sale su un palco, nove volte su dieci prima che musicisti bisogna essere intrattenitori. Perché è “giusto così”? No: è perché se no col cavolo che la gente si avvicina alla musica originale.

    Poi diciamo una cosa: se continuano a esserci gestori che ricorrono a espedienti tipo “ti pago di meno perché c’era poca gente”, è anche perché ci sono gruppi che accettano. Bisognerebbe prendersela un po’ anche con questi che, anche se sicuramente in buona fede, poi fanno passare per degli stronzi chi non ci sta a prenderselo in quel posto.

    Ultimo appunto: ci sarebbe da aggiungere all’articolo un paragrafo sui mitici “concorsi”. Chi di noi non ha mai fatto l’errore, da piccolo, di iscrivere il proprio gruppo al concorso di un locale, magari anche pagando una quota, per poi scoprire che vince semplicemente chi porta più gente che beve? 🙂

  18. Rino

    06/11/2011 at 08:39

    Che dire pura è semplice verità. Bravissimo hai sintetizzato in un articolo il pensiero di tutte le band che fanno musica dal vivo nei locali..

  19. stefano

    06/11/2011 at 10:47

    Condivido tutto quanto! Il gruppo a cui appartengo propone musica tradizionale cubana – tipo buena vista social club, per intenderci – quindi un genere di nicchia…. trovare un locale che cerchi di proporre generi diversi è ormai impossibile e troppe volte abbiamo dovuto scontrarci con questo sistema del “quanta gente mi porti” come se fossimo noi i buena vista.
    Però a favore dei gestori c’è da dire che le spese a cui sono soggetti, le limitazioni imposte dalle amministrazioni locali in fatto di orari, rumore, ecc. e il “terrorismo” dei controlli etilometrici che hanno fatto crollare drasticamente il volume delle consumazioni, non aiutano certo a promuovere la musica. Ho avuto la fortuna di conoscere gestori in gamba, che a fine serata svuotavano la cassa e in più mettevano mano al portafoglio per pagare la band; ciononostante si son trovati costretti a chiudere!!!!

    • The Sentinel

      29/11/2011 at 15:25

      Non credo abbia influito molto, e anzi, secondo me se l’ha fatto in generale è meglio, ha tolto alcuni di quei fastidiosi soggetti che ormai più o meno briai persi (o addirittura arrivati già tali da altri locali o da casa) non distinguono certo un gruppo bravo o uno di merda, basta che schitarrino qualcosa e loro ovviamente son contenti tanto non capiscono più nulla…ripeto, questo contribuisce secondo me sempre a rendere “cialtrone” il locale e la serata, oltre a rompere, a volte, proprio le palle agli altri più o meno sobri presenti che vorrebbero vedersi in pace il live.

      Cmq come detto non so quanto abbia davvero influito la cosa (che poi anche prima mica non c’erano limiti, magari leggermente più alti ma c’erano ovviamente), e soprattutto se la gente avesse un minimo di cervello sarebbe raggirabile, basta che ogni gruppo di amici decida che ogni sera uno a turno non beve o lo fa così poco e presto da averla smaltita di sicuro al momento di rimettersi in viaggio e dover guidare riportando a casa gli altri, e lo stesso per tutti quelli che si recano soli al locale ovviamente, basta non essere dei cretini totali secondo me.

  20. paolo

    06/11/2011 at 11:18

    Se tu fai suonare solo cover e tribute band nel tuo locale, contribuirai ad uccidere la cultura musicale italiana e sarà anche un po’ colpa tua se all’estero siamo ancora quelli di “Volare”, del mandolino, della pizza e degli spaghetti
    CHE BELLA STRONZATA COMPLIMENTI

    • The Sentinel

      29/11/2011 at 15:26

      Che bella motivazione a quanto affermi!

      Proprio convincente guarda…ahahahah…

  21. marco

    06/11/2011 at 11:34

    Direi senza dubbio che è un ottima lezione di marketig… che molti dovrebbero usare come bibbia evitando di improvvisare!
    Hai però dimenticato una cosa molto importante…per i gestori/titolari di locali…la S.I.A.E. !!!! questa associazione la cui tipologia esiste solo in Italia e che esige delle percentuali da strozzinaggio e da usurai (30/40% !!!!)…tutto ovviamente legalizzato. il piccolo e medio locale sono fortemente penalizzati perchè impossibilitati ad ammortizzare l’intera cifra dell’evento (S.I.A.E.+ ARTISTA) se non con l’aumento del prezzo delle consumazioni o un biglietto di ingresso minimo con un ritorno negativo dell’immagine del locale stesso e comunque nn concepibile in un periodo di crisi come quella che stiamo attraversando. ovviamento mi riferisco all’esibizione di artisti sconosciuti al grande pubblico o semplicemente a DJ occasionali del fine settimana che hanno un cashè limitato.

  22. Antonio

    06/11/2011 at 12:22

    Concordo sulla tua analisi, ed è chiaro che tu intenda dire “circolo virtuoso” e non “vizioso”, perché altrimenti il discorso non torna! Ciao.

  23. riccardo neri

    06/11/2011 at 21:48

    Istruire un gestore su come impostare una programmazione musicale e’ una cosa molto interessante ed utile sempre che si trovi un pazzo che voglia rischiare di cimentarsi in questa avventura senza averne un’idea .
    Un musicista che vuol fare i conti in tasca ad un gestore mi fa ridere e pretendere di consigliare il tipo di musica da far suonare e’ ancora piu’ ridicolo .La musica di qualita’ costa cosi’ come costa la publicita’, la Siae , e i permessi comunali , senza tener conto che pochi gruppi sono in regola e rilasciano regolare fattura al gestore .
    In sintesicredo che bisognerebbe fare un plauso a coloro che fan suonare life perche’ se dietro ad un musicista c’e’ un mondo , cosi’ pure dietro un commerciante . Io ho fatto entrambi i lavori e sono convinto che solo un circolo , club o un’associazione culturale puo’ permettersi di far musica con profitto perche’ ha costi diversi del privato . Aiutare chi fa cultura , questo si dovrebbe chiedere , purtroppo con l’andazzo che c’e’ in giro la vedo nera .
    Nella tua analisi suggerisci di trattare meglio i musicisti pero’ anche questo e’ un punto di vista tuo personale . Una volta si diceva buongiorno e buonasera , per favore , si rispettavano le persone anziane e coloro con cui non si aveva confidenza e il ‘suonatore” si chiamava Maestro . Tempi andati e dove l’educazione si e’ persa per strada (da parte di tutti).

    • The Sentinel

      29/11/2011 at 15:31

      Mi sfugge il senso delle ultime righe e il collegamento col discorso…boh…

      Per il resto, mica è obbligatorio fare musica dal vivo, uno dei punti fondamentali dell’articolo, se non il fondamentale, è proprio quello che se uno vuole fare una cosa la faccia bene.

      Non capisco come un gestore di locale o pub o quello che sia, possa far suonare gente più o meno scarsa o addirittura inascoltabile, rendersene magari conto benissimo pure lui ma farlo lo stesso perché “quella di qualità costa di più e magari porta anche meno gente”…ma ripeto, non fare nulla allora! Mica è obbligatorio e penso che anche con quella scarsa o più o meno commerciale o tributi vari non facciano miliardi i gestori eh…meglio allora magari un buon dj che metta roba di sottofondo di vari generi e costerà anche meno di una band tributo o qualsiasi di 4-5 elementi o più, anche scarsa e sconosciuta che sia…


      Alessio

  24. cyrus

    07/11/2011 at 12:03

    mi spiace aver letto molto velocemente e superficialmente, ma tutto mi sembra chiaro e filare .. liscio – casadei a parte, dio ce ne scampi …
    ad ogni modo sono d’accordo sull’analisi, in italia ovunque è così per quasi tutto. forse da noi la cosa più importante che manca è una certa “alleanza” tra musicisti, una sorta di rete, prima ancora che una istituzione ufficiale di categoria che comunque non guasterebbe; questo comporta che la concorrenza e le gelosie, sentimenti normali in qualsiasi rapporto umano ed economico, si accentuino a dismisura; chiaro che alla base ci vuole del buon senso e buona educazione nel comunicare col prossimo

  25. mauro nigro

    07/11/2011 at 13:01

    perfetto..

  26. Smogmagica

    08/11/2011 at 07:24

    i nostri cari gestori di locali ( solo del sud ) dovrebbero porsi una semplice domanda.

    che cazzo faremmo se non ci fossero tutte quelle band a fare ascoltare dell’ottima musica
    nei nostri locali ai nostri clienti?

    cosa direbbero se invece di suonare rock progr.
    inaspettatamente presentassimo un repertorio di gianni nazzaro?

  27. MiMMO1984

    08/11/2011 at 19:21

    gran bell’articolo!quante volte ho parlato di argomenti contenuti in quest’articolo…condivido su fb!;)

  28. danilo68

    08/11/2011 at 21:15

    tastiera € 2000 grazie….

  29. Bruno

    09/11/2011 at 08:18

    Sono contento che si sia ancora una volta,preso questo argomento,io lo avevo preso diverso tempo addietro,forse in maniera più diretta e magari più cruda,ma di certo similare a questo.Sono d’accordo su tutto tranne su quando il gestore chiede il seguito al gruppo:quello è un locale che non và una lira,il locale che non’ha clientela è inutile.Io suonai per un certo tempo, con un gruppo che faceva Blous,ed eravamo ad un certo livello,è apparte quelli che cercano sempre di tirare sulla cifra,anche se gli fai il locale pieno, con la promessa che appena ti richiamano ti danno di più,poi cerano quelli del seguito.Una volta,ebbi un piccolo scambio di idee con uno di questi proprietari è gli dissi:” Senta noi suoniamo alcune volte anche due volte la settimana,ed in ogni caso creando un giro di Pab una volta a settimana.Ma lei pensa che noi abbiamo tanta gente che ci segue ogni sabato,pagando tesseramenti,ingressi,cosumazioni vari ed altro per ascoltarci? Ma neanche se fossimo chissà chì, la gente o anche amici non possono venire ogni settimana,sarebbe assurdo.Ma poi mi scusi se noi, avessimo tutta questa gente che ci segue la porteremmo da lei?ma ci apriamo un locale noi,o mi sbaglio”.Così rifiutammo il locale è andammo via a testa alta,il proprieterio ci fece richiamare,da un amico in comune ma noi rifiutammo.Poi dico a tutti fatevi pagare almeno un gettone di presenza cioè non meno di 50 euro ad elemento,è se potete è siete iscritti all’empas fatevi versare i contribbuti.Dimostratevi professionisti.Ciao
    +1

  30. Rumble_Fish

    09/11/2011 at 08:55

    Farò la voce fuori dal coro.. a me quest’analisi pare un tantino esagerata.
    Innanzitutto l’aspetto “spese di una band” è enormemente esagerato. Non sempre si vedono ampli da 1000€, e comunque acquistare un ampli tanto costoso è scelta del chitarrista/bassista… e se inoltre parliamo di corsi avanzati da 1000 e rotti euro allora stiamo già parlando di qualcuno che ha deciso per una svolta professionale… e il discorso cambia.
    Infine, il concetto stesso di “costi” per una band è piuttosto discutibile, se proprio vogliamo buttarla sull’economia le somme spese per strumentazione/perfezionamento tecnico andrebbero conteggiati nel patrimonio… e quì la cosa acquista un senso. Per mettere meglio le cose in chiaro: considerereste una perdita (segno meno, concetto negativo) il fatto di possedere un buon strumento, e saperlo suonare molto bene?!
    Altra osservazione: un raccoglitore di pomodori non prende 50€ l’ora. Forse non li prende nemmeno in una giornata di 12 ore. Un apprendista metalmeccanico prende circa 50€ per una giornata di 9 ore… se io gestissi un locale considererei 50€ a musicista un buon pagamento, se si tratta di band minori o semisconosciute. Se vengono da fuori città ci sta anche un rimborso spese per il viaggio e una pizza… ma finisce lì.
    Sulle birre offerte, avendo gestito l’organizzazione di festival all’aperto, vi assicuro che è meglio andare con i piedi di piombo. “Cosa ti costa una birra?” Ecco la risposta, nell’estate 2010 un bicchiere di birra da 0,5 costava al gestore 1,40€ o più, a seconda della birra e del locale. Se devo offrirle ai musicisti due a testa ci stanno, anche tre, ma poi finisce lì.
    Purtroppo aprire e gestire bene un locale non è facile, le spese sono molte e la maggior parte dei gestori non possiedono nemmeno l’attrezzatura dei loro club. Non sto dicendo che le cose vanno bene così, ma non si possono nemmeno accettare gli estremi suggeriti nell’articolo secondo cui “o fai così o certo cose è meglio che le lasci ad altri”. Il compromesso di una manciata di serate da pienone può servire a garantire ad un gestore il guadagno minimo per un’intera stagione… durante la quale potrà poi dedicare un egual numero di serate a musica più interessante.

    • The Sentinel

      29/11/2011 at 15:39

      Ok, in effetti il discorso corsi professionali e in parte anche costi ecc., roba nuova di zecca ad ogni live riguardo i “consumabili” ecc. vale solo per alcune band, di solito ad esempio a livello undeground ma non solo, i musicisti sono autodidatti completamente o quasi, ma tanto se hai talento – o almeno sei un po’ portato per lo strumento e la musica e hai passione per essa, cosa fondamentale, prima si è ascoltatori e appassionati e poi musicisti, sennò di solito è solo ricerca di protagonismo facile e per appagare solo il proprio ego – e ti impegni raggiungi lo stesso certi livelli e alla fine conta il risultato, la musica parla, non se uno ha studiato o meno “accademicamente”.

      Però hai letto/capito male il passaggio sul compenso calcolato con una ipotetica tariffa da “raccolta pomodori”: diceva ovviamente 50 euro totali per le 9 ore appunto, non 50 l’ora eheheh…poco più di 5 l’ora a componente insomma.


      Alessio

  31. Davide Prevosto

    09/11/2011 at 14:25

    Dalle 17.00 alle 2.00, fanno 9 ore di lavoro.

    … e quindi pagheranno regolarmente le tasse. Non trovo questa parte, nel tuo pur eccellente intervento. Ricordiamocelo, ricordiamolo.

    • The Sentinel

      29/11/2011 at 15:49

      Però forse tu non sei a conoscenza di quella strana cosa chiamata “Enpals” nata, o cmq aggiornata e ufficializzata, qualche anno fa mi pare, che in pratica dovrebbe essere in teoria l’Inps per i musicisti.

      Peccato che, alla solita maniera cialtrona italiana, si dovrebbe applicare indistintamente a tutti i tipi di band, ma in realtà ha un senso, conviene ed è praticabile solo per quelli semi-professionisti o professionisti.

      Infatti se non fai almeno tot date l’anno (non alcune o anche 15 o 20…molte di più), e ovviamente rilasci regolare fattura al locale, la cosa mi pare di ricordare che non è fattibile insomma, quindi le band amatoriali e simili sono praticamente costrette a rimanere in “nero”.

      Da dire però che, per la prima categoria di gruppi, non bisogna farsi abbindolare dai gestori cialtroni che dicono che la band deve fare questo o quello o ti chiedono “ce l’hai l’Enpals”, che non vuol dire nulla…il gruppo non deve fare nulla tranne rilasciare ricevuta di pagamento, è IL LOCALE che deve essere in regola e adempiere a tutte le cose fiscali, versare i contributi al suddetto, SIAE ecc., non la band.

      Quindi ne deriva che chi suona davvero con frequenza da professionista e quindi si vede versati i contributi nell’equivalente dell’Inps suddetto (che riguarda appunto gli operatori dello spettacolo ed esiste da sempre credo, ma solo da qualche anno è stato applicato all’italiana appunto anche ad un settore e mondo dove i guadagni e le carriere sono ben diverse da quelle di attori, presentatori ecc.), magari dopo tot anni in teoria potrebbe anche prendersi la pensione, ma se fai 10 date l’anno di sicuro no…però pretenderebbero che tu pagassi lo stesso!


      Alessio

  32. The Pets Peeve

    09/11/2011 at 15:14

    Quotiamo nel modo più assoluto tutto quanto e nonostante si sia ancora etichettati come cover band Rockabilly/R’n’R sottolineamo il fatto che fare pezzi propri è fondamentale per crescere musicalmente tutti quanti!!. Nel nostro piccolo ci stiamo provando e attualmente siamo a quota 6 canzoni che non vediamo l’ora di poter dare un pasto al pubblico!!!

    DIFFONDETE L’ARTICOLO

  33. Lorenzo

    09/11/2011 at 19:07

    Tutto giusto! Ma in un Paese che sta affondando a causa dell’indolenza del suo popolo,queste parole ( che io da musicista di professione condivido a pino!) servono a niente. Basta fare pochi chilometri e andare in Francia, così oltre a fare l’ennesima figura da poveracci capiamo cosa vuol dire “educazione civica”. Un consiglio a tutti i musicisti giovani; andate via subito! e lasciate questi squallidi baristi a crepare nella loro miseria umana.

  34. Stefano

    09/11/2011 at 23:41

    Sono contento che ogni tanto qualcuno si fermi un attimo e provi a far ragionare le persone. Sono u installatore di impianti audio e luci nonché dj da diversi anni. Purtroppo la mancanza totale di cultura musicale e di spirito imprenditoriale stanno distruggendo il modo di fare musica nei locali. Forse questa profonda crisi contribuirà ad eliminare tutti quelli che senza alcuna professionalità hanno distrutto il mondo del live nei locali.

  35. manuel

    10/11/2011 at 11:45

    Grandioso!! Supporto!!!

  36. Rumble_Fish

    10/11/2011 at 12:13

    Ma nessuno si è chiesto come mai gli unici locali che riescono a fare proposte musicali di qualità sono quelli gestiti da circoli o cooperative?!
    Son tempi di magra per tutti purtroppo, non si può pretendere che il gestore privato di un locale si indebiti per pagare le band più sconosciute o per offrirgli birra e cibo a volontà..

  37. Valerio Abbo

    10/11/2011 at 13:57

    Bella disamina! Davvero.
    Consiglio, con semplice fine stilistico(si capisce comunque)di non scrivere circolo vizioso…ma virtuoso.
    E poi, permettimi, quando parli di compensi…non tralasciare l’ aspetto fiscale…capisco che puoi magari esserne digiuno… o che magari è un argomento poco chiaro; però non si può parlare di paga/ore e poi non chiarire l’ aspetto contributivo.
    Comunque bel post !

  38. Ran

    10/11/2011 at 16:11

    E’ la vita. E’ la vita qui, in Italia. E’ questa, a mio parere, la motivazione che , nel profondo, porta i musicisti a sentirsi poco (o per nulla) considerati. E badate che non voglio affatto dare sentenze su cosa sia giusto o sbagliato.
    Semplicemente, ho capito (e magari non ho capito niente,chissà) che la musica moderna dal vivo non può funzionare in Italia come funziona in Inghilterra, perché qui siamo in Italia! Un posto dove la maggior parte(non tutti, certo) delle persone fa fatica ad arrivare alla fine del mese, dove tanta gente lavora per pagare le bollette non lavora per fare qualcosa di bello, e che quindi non viene trattata da professionista( se faccio un lavoro con malavoglia e sottopagato non lo stimo,e ,sarò portato a sottostimare anche il lavoro degli altri); se io faccio bene il mio lavoro e ci metto passione sono portato a credere che per tutti sia così, perciò stimerò il lavoro degli altri,musicisti compresi. Altra problematica che incontro deriva dal fatto che gli italiani (anch’io lo sono,eh;)?)non si ‘lasciano andare’ alle emozioni facilmente, a meno che non c’e li porti per mano o non si tratti di un evento totalmente metabolizzato dalla nostra cultura(tipo
    Una partita di calcio,per capirsi).questo non aiuta i gruppi a esprimersi ne i gestori a capire se effettivamente la musica aiuta il locale. Per quello,secondo me,vanno le tribute band: per che la gente si sente più portata a lasciarsi andare …perché quella musica ormai fa parte della cultura italiana. Non a caso, la maggior parte dei musicisti ha come riferimento l’InghilterrA. Allora vi( e mi) pongo una questione: nom sara mica che,forse, siamo noi che stiamo chiedendo a questo paese una cosa che non ci può
    Dare? E’ come se andassimo in Norvegia a cercare le banane(scusate la semplicità). In Italia si vuol ballare, si vogliono canzoni semplici che tutt possano cantare, si vuole il liscio, la tarantella, bere e mangiare bene facendo chiasso in compagnia, impegnare poco il cervello quando si fa festa, perché la festa non e’ lavoro. Questo non toglie la possibilità di musica nuova, certo ,ma serve a capire che la musica nuova deve tenere conto dei canoni italiani, non inglesi. Per questo, temo, siaNo tanti i musicisti ‘senza patria’. Di conseguenza, il sistema che regola la musica praticamente non esiste, i costi di agibiltA sfiorano l’usura, due musicisti su tre non sono in regola, i gestori chiedono di portar gente etc…. Ciao!!

    • The Sentinel

      29/11/2011 at 15:57

      Ma in realtà il fenomeno e mediamente maggior successo dei tributi e cover band varie è generale, riguarda ogni campo, ogni genere, anche quelli non così di massa da noi (e spesso nemmeno in altri posti), insomma qualsiasi genere e relativi appassionati purtroppo spesso preferiscono e vanno in maggior numero alle serate con tributi e simili ai nomi famosi, esteri o italici che siano, di quel relativo genere, piuttosto che andare a sentire band emergenti inedite più o meno brave dello stesso genere, manca quindi curiosità e vera passione spesso purtroppo, anche in tanti che si dicono “appassionati” in realtà.

      Poi l’esterofilia nostra è ancora un altro tasto dolente che esiste da sempre, ed è un peccato perché se almeno fino a 15-20 o più anni fa poteva avere un qualche senso in genere (parlo dei campi che seguo io almeno, rock, hard rock, metal e dintorni), da tempo ormai il nostro paese ha sfornato gruppi, spesso anche di successo notevole a livello estero, che non hanno nulla di nulla da invidiare a quelli degli stessi campi esteri, anzi, a volte sono molto meglio a detta di molti, gente con discografie ormai nutrite alle spalle (a volte su prestigiose etichette indipendenti estere), concerti su concerti e via dicendo.


      Alessio

  39. prosit

    11/11/2011 at 02:26

    Litighiamo… punto. Tra di noi. E ci tiriamo la zappa sui piedi. Non abbiamo quasi più insegnanti di musica decenti che erano convinti di insegnare anche per portare avanti la meraviglia della musica dopo di loro. Non abbiamo musicisti che ci insegnano anche a imparare a guadagnare. Ogni musicista sotto sotto si guarda in cagnesco. Troppi musicisti sono polistrumentisti a caso, non considerando il fatto che non basta una vita per imparare uno strumento. Si fanno 4 accordi jazz e si pretende di fare serate…. Si canta blues.. Ma se non abbiamo neanche la costituzione fisica per poter fare certe cose!! Che brutte copie!! Si ci accontenta di essere presi per pezzenti perchè in fondo non si è sicuri di valere? Difatti che è veramente bravo e ha studiato, meritandosi compenso, ci rimette. La musica non é un metodo o un parere, la musica è tecnica, studio, cuore e anima. La solita tecnica, le solite eterne ore di studio e la solita passione. Non i metodi devianti e infiniti e para mentalmente psicologici, che confondono. però però…. Chi scrive a ragione i propri diritti, dovrebbe essere in grado di pensare al contesto e alla situazione. Dovrebbero fare musica i diplomati, che si sono applicati per anni e anni affrontando esami e si dovrebbe dare opportunità di studio serio e continuativo, a chi ha doti e sa comunicare. Ma chi ha doti, sceglie anche un’ altro tipo di serate dove poter suonare. Si dovrebbe anche sensibilizzare di più la musica nelle scuole e insegnare con il cuore pensando che l’insegnamento sia una missione e la cosa più bella che ci poteva capitare. Scendere dal piedistallo e avere il coraggio di essere “solo” musicisti, snza secondi o terzi lavori a costo talvolta di non avere soldi. Essere corretti con se stessi e pensare a far musica senza pensare troppo a diventar famosi. Tempo fa c’erano i talentuosi e loro facevano arte, mentre gli altri pigliavano le briciole, ora tutti cantano e molti suonano… E i gestori lo sanno e si regolano di conseguenza. Chi viene ad ascoltare i gruppi, pensa erroneamente che cantare di naso sia “normale” o peggio ancora un modo di cantare… Già come una birra calda… Solo che la birra quando é calda viene rifiutata da tutti e tutti sanno che non si serve una birra calda nè tantomeno si beve!! un cantante quando improvvisa davanti ad un pubblico e latra… ha il coraggio di chiedere compenso? … Ma si beviamo e lasciamo perdere!! Intanto se giovani ragazzi provenienti da tutte le parti del mondo aspirano a venire in Italia al Conservatorio per poter studiare facendo audizioni con le nostre migliori arie d’Opera… Le stesse che molti saccenti “musicisti” snobbano perchè “polverose” e vecchie… Ci sarà un motivo. Io stò con il mondo quindi, O sole mio … Forever. E chiedo quello che penso di meritarmi e quello che spendo per la manutenzione strumenti.

    • The Sentinel

      29/11/2011 at 16:22

      Con la tecnica e basta non vai da nessuna parte senza idee, forse tu pensi (magari perché lo sei) solo al campo musica classica e affine, dove ovviamente conta di più il saper interpretare -alla lettera o meno che sia- certi spartiti perfettamente e quindi la gran parte di quel mondo è da sempre reinterpretazione e non creazione di opere nuove, anche se qualcuno che fa classica o altri stili sempre di quel mondo (“classica” è ovviamente una semplificazione che si fa di solito, più propriamente bisognerebbe parlare di neoclassico, piuttosto che barocco o romantico ecc. e poi da camera, opera ecc.ecc.) oggi e quindi “contemporaneo” e più o meno personale c’è, ma è una piccola parte.

      Lì chiaro che ci vuole sempre di aver seguito percorsi accademici, conservatorio ecc., ma diverso per tutto il resto della musica più o meno detta “popolare”, tantopiù blues e rock e tutti gli altri stili derivati e sviluppatisi dopo, dove la perfezione tecnica, il sapere a menadito teoria musicale o addirittura anche il semplice saper leggere al volo spartiti ecc. non sono mai stati un valore assoluto, e il non averne uno o anche tutti non ha mai impedito ai veri geni talentuosi di creare capolavori e fare la storia influenzando migliaia di altri.

      L’Arte, e la musica è tale fino a prova contraria, non è accademia, è comunicare emozioni creando opere possibilmente che resistano al tempo, che si faccia avendo alle spalle una preparazione e studi di un certo tipo o si faccia per puro talento e predisposizione verso uno strumento (o più di uno, mi pare bizzarro anche il discorso che se uno è capace di suonarne davvero -non esserne convinto solo lui ovviamente, ma farlo davvero- 2 o più e sfrutti questa sua capacità non sia da ritenere serio o cosa…ci sono cantanti-chitarristi o bassisti paurosi in entrambi i ruoli per esempio, e contemporaneamente nel senso che dal vivo hanno proprio il doppio ruolo fisso…se intendi non decidersi e passare da uno strumento all’altro tanto per fare senza arrivare mai alla decenza in nessuno, allora è un altro discorso e concordo, perde tempo e basta) usando un buon o ottimo orecchio e appunto le proprie idee e una tecnica almeno decente per saper fare il genere che si vuole fare, non vedo differenza, conta il risultato ripeto.

      Tornando al discorso classica ecc. in realtà quel mondo è appunto considerabile come i tributi e le cover band, ma lì ha un minimo senso, per due motivi: di solito sono davvero tutte “cover” nel senso originale del termine, ovvero trasformazione secondo il tuo stile e il tuo sentire di un brano altrui, perché ogni orchestra e/o direttore fa a suo modo un’opera e spesso ci sono infatti differenze anche di vari minuti sul totale della durata per dire, per non parlare di modi diversi di fare molti passaggi, sfumature ecc.; e inoltre e fondamentale, in quel caso non abbiamo la possibilità di sentire direttamente i dischi incisi dagli autori e musicisti/orchestre originali per ovvi motivi temporali non essendo ancora state inventate le tecnologie, metodi e supporti per fissare per sempre della musica e poi riprodurla a piacere, quindi se non ce le suona dal vivo qualcuno ogni volta o le mette cmq oggi su supporti vari, noi non potremmo sentirle più, e avremmo perso sempre dei capolavori eterni in molti casi.

      Sul concetto di cover ribadisco: purtroppo si usa da tempo il termine “tributo” o “cover” indifferentemente, o al massimo per distinguere chi fa pezzi di vari artisti e band diverse, e chi invece si dedica a tributarne uno solo, ma non c’entra nulla, non è questo il significato originale di “cover”.

      E’ che dovrebbe essere un pezzo altrui personalizzato (ma per questo devi averla una personalità e un tuo stile, e appunto chi fa e ha sempre fatto pezzi altrui è facile che non l’abbia mai sviluppata) in modo tale secondo il genere/stile e modo di suonare, suoni stessi ecc. della tua band, tale da far pensare addirittura a chi lo senta e non conosca l’originale -perché cmq qualcosa di caratteristico tipo la melodia principale e/o il riff portante dovrebbero rimanere sennò è proprio oltre ancora alla “cover”- che sia un pezzo della tua band, perché appunto del tutto coerente con lo stile dei pezzi tuoi, pezzi che quindi dovresti avere però ripeto.

      Per questo le band famose per esempio, ma anche non ma sempre con repertorio inedito o prevalentemente inedito, incidono o fanno live un pezzo altrui per tributare magari una band che li ha influenzati all’inizio, avendo già un loro stile da tempo riescono assai facilmente, se l’intento è quello e non di rifarla uguale, a personalizzare il brano e farlo davvero proprio, cosa difficile o impossibile per chi uno stile proprio non l’ha mai creato.


      Alessio

  40. SantaFender

    11/11/2011 at 22:33

    Bell’articolo e problematiche ben esposte. La mia opinione è che non si può scaricare sui gestori delle birrerie la responsabilità di divulgare l’arte musicale: il loro compito è fare business, vendere birre e cercare di venderne il più possibile. Però devono farlo correttamente e senza scaricare il rischio di impresa su una band di musicisti: se decidi di far suonare e patteggi un cachè, il cachè è dovuto, come se decidi di prendere un lavapiatti, a fine serata lo paghi il pattuito, indipendentemente da quanta gente è venuta e ha consumato. Gli affari sono affari. Le band devono sforzarsi di offrire un prodotto (sì lo è anche la musica) di qualità e che sia appetibile, che funzioni e che crei business: devono avere qualcosa in più della massa e devono divertire. Se non fai cover non funziona. Non è colpa di nessuno se non del fatto che non c’è una base culturale adatta in questo paese: non devono essere i gestori a “educare” a questo. Le band devono sbattersi a crearsi un giro: troppo comodo dire “noi siamo musicisti, mica pr!”. Noi, come band, creiamo un prodotto e vogliamo venderlo e farlo conoscere il più possbile.

    • The Sentinel

      29/11/2011 at 16:48

      1- Nessuno mi pare ha parlato specificatamente di una sola tipologia di locale, ovvero “birreria”, come dici tu. Ma cmq da noi forse, e non tutti per fortuna, la pensano come te e credono che siano posti dove “smerciare birra” alla gente e non poter invece fare anche “cultura” con una programmazione musicale live di qualità.

      2- Quindi per te l’unica possibilità per “funzionare” realizzando quello che dici è fare cover, rassegnarsi a quello? Di nuovo, qui molto di più che per i locali, ti potrei portare esempi di band che, nel loro piccolo o meno piccolo e sempre riguardo ai campi che seguo io (ma credo possa valere anche per altri ovviamente), facendo praticamente da sempre per il 99% pezzi inediti, con dischi ufficiali realizzati ecc., si sono imposti in pochi anni, conquistato un casino di appassionati del relativo genere che quasi sempre riempiono da soli qualsiasi pub o locale medio-piccolo, o cmq sono sempre in numero tale da non farlo sembrare mezzo vuoto.

      3- Che si deve sbattere abbastanza anche la band per pubblicizzare le proprie date, soprattutto se è una di quelle underground o proprio sconosciute quasi totalmente perché nuova o cmq rimasta ancora tale, è normale e lo dice anche l’autore dell’articolo se l’hai letto tutto bene. Ma il locale è il primo a doverlo fare perché nel proprio interesse diretto, mi pare una banalità.


      Alessio

  41. Jordan

    12/11/2011 at 12:45

    E’ un bell’articolo, ma io avrei aggiunto una nota sulla SIAE, la vera vergogna della musica italiana! Sapete quanto paga al mese o all’anno un locale qualsiasi, solo per mettere una tv, un po di musica in diffusione (come un cd o da un dvd)? E arriva la SIAE con le sue “tasse” da pagare. Non sto facendo l’avvocato del diavolo, ma la SIAE in tutto il mondo ce l’abbiamo solo noi, paese di associazioni a delinquere legalizzate!

  42. mike

    12/11/2011 at 14:25

    Jordan, hai ragione al 100%: la SIAE è un associazione a delinquere legalizzata (una della tante che ci sono in Italia), la vera vergogna, molto peggio di alcuni gestori di locali.

  43. AGNESE

    13/11/2011 at 22:11

    Bell’articolo e sono d’accordo. vi invito a leggere un articolo di Steve Albini, scritto molti anni fa, sul perché i gruppi non dovrebbero firmare con una casa discografica, eccetto rarissime occasioni. molto interessante e molto vero.
    L’unica cosa che segnalerei di quest’articolo l’uso sbagliato di “CIRCOLO VZIOSO”, per indicare in realtá un processo positivo. Forse voleva scrivere Circolo ViRTUOSO.
    In ogni caso, parole sante

  44. Flavio

    14/11/2011 at 18:25

    Ho solo da appuntare che si dice “circolo virtuoso” e non “vizioso”, dato che si parla in termini positivistici e non negativi.

  45. Jon

    16/11/2011 at 17:06

    caro scrivente, sono in parziale disaccordo con te. Io mi occupo di promuovere queste cose ed ho sempre pagato per gli artisti, ma il problema non sono i locazi, CAZZO!!!!!!!!! Possibile che non lo capisci? Se parlassi di grossi locali sono in pieno accordo con te ma INFORMATI sui problemi che passano i piccoli locali, INFORMATI, PER DIO!!!!!!! E poi se non sei nella solita schiera degli eletti ti fanno multe, ti fanno star zitto…in Italia si cerca di abbattere la cultura non di aiutarla. Il problema è a monte!!! Ficcatelo in testa. La Siae è un’associazione a delinquere, d’accordo. Ma questi piccoli locali che fanno uno sforzo enorme dovrebbero essere aiutati non martoriati. E poi parliamo di artisti non del 99% di coloro che si spacciano tali e non sono nulla (noi paghiamo anche questi ultimi, comunque).
    Aiutali i locali invece che scagliarti contro loro (a meno che tu non parli di locali da ricchi, allora quelli sono dei veri porci che andrebbero uccisi), premia questi posti che si sforzano immanemente contro ogni schifezza che viene fatta loro. Io ho diversi artisti e so anche il culo che si fanno per andare in giro…ma scelgo anche bene i luoghi.
    Grazie del tuo aiuto e pazienza e rifletti…..

    • The Sentinel

      01/12/2011 at 16:58

      Il punto è che i “non artisti”, quelli scarsi, gli strimpellatori a caso usciti dalla sala prove il giorno prima dopo averne fatte 2 di prove insieme magari, i ragazzini gasati che si credono chissà chi e fanno pena ecc., non dovresti farli suonare, questo si sostiene giustamente nell’articolo.

      Sennò, se li fai suonare e li paghi pure decentemente o meno che sia, butti soldi che invece dovresti risparmiare per band più valide appunto, semplice.

      I troiai magari sono quelli che ti portano la classica marea di amici ogni volta e quindi fai un incasso decente? Ma è lo stesso, dovresti non farli lo stesso, magari facendo meno live al mese ma quando lo fai farle di qualità e pubblicizzarle bene e vedrai che gli appassionati di quel campo o chi conosce già quelle band verranno di sicuro non facendoti rimpiangere (o non in maniera significativa) numericamente il pubblico per i “non artisti” con in più il fatto che hai chiamato gente che lo è e probabilmente anche i loro ascoltatori saranno “migliori” come ascoltatori e clienti del locale dando lustro allo stesso in un certo senso.


      Alessio

  46. Alessandro

    17/11/2011 at 14:33

    Mi permetto di ribattere a Rumble_Fish che fa un paragone con un metalmeccanico che prende la stessa paga oraria di un musicista. C’e’pero’ una piccola differenza : che il metalmeccanico ha il lavoro garantito tutti i giorni, i contributi pagati, le ferie, la malattia. Il musicista invece no….
    (Sax 2.800 E)

    • The Sentinel

      29/11/2011 at 16:55

      Ferie e malattia ovviamente credo di no in nessun caso, anche professionistico, ma come vale per ogni libero professionista appunto.

      Ma per i contributi pagati, come dicevo in altro commento di risposta a qualcuno più sopra, in realtà dovrebbe valere da qualche anno, solo che se uno suona poco o nulla, da puro hobby insomma, difficile che rilasci ricevuta al gestore del locale e ancora più difficile cmq che questo abbia voglia (anche se dovrebbe, ma fa lo gnorri di solito) di pagare appunto quei contributi per te all’Enpals, alla quale tra l’altro, sempre perché sei un “hobbysta”, magari non sei nemmeno iscritto, visto che costa ovviamente qualcosa anche quello, e chi fa poche date pagherebbe magari di più di quello che incassa pulito in tutto nell’anno con i concerti sporadici.


      Alessio

  47. Keyb.

    17/11/2011 at 15:07

    Belle Parole! Ma tuti i “Musicisti” dovrebbero fare Cartello e sotto certi prezzi non SUONARE!!!!
    Quindi se il caro gestore chiama Mario e Mario dira’ che a quel chachet non iene…e il gestore allora chiama Luigi..e Luigi dira’ la stessa cosa..e cosi’ tutti….il risultato sara’ : o Il gestore non fara’ piu’ LIVE MUSIC e ne dubito..oppure si adegua a pagare il giusto !!! Ovviamente cibo a parte!!!

    • The Sentinel

      29/11/2011 at 17:02

      No no, è molto più probabile che non faccia più live allora, anche se concordo, la tattica che dici sarebbe sacrosanta e del resto lo fanno legalizzato il “cartello” anche tutti quelli che invece dovrebbero essere nel libero mercato della concorrenza, pur di metterlo sempre in quel posto al consumatore finale, sarebbe sacrosanto se una volta lo facessero gli artisti, professionisti o semi o amatoriali che siano (purché possano permetterselo anche questi ultimi, cioè se sono almeno bravini).

      Ma visto anche che magari il gestore di solito vorrebbe farlo live, ma così tanto per fare, senza vera passione né metodo appunto, non è che lo rimpiange molto se deve toglierlo…a meno ovviamente che tutte le band che voleva chiamare e che hanno fatto il “cartello” non siano davvero tutti nomi che richiamerebbero, se adeguatamente pubblicizzate le serate, un casino di gente riempiendo sempre il locale e quindi con relativo prevedibile incasso in più rispetto a quando ci sono solo i frequentatori abituali poco o nulla interessati alla musica magari, più o meno tanti che siano.

      Ma sennò vai tranquillo che di fronte a quella situazione lì abbandonerebbe la musica dal vivo senza tanti problemi né rimpianti…magari rimpiazzando col solito dj da 2 soldi anche letteralmente, cioè che ti fa l’accompagnamento musicale o “ballante” per poco o cmq molto meno di una band completa…


      Alessio

  48. Alessandro

    17/11/2011 at 21:01

    Ci sara’sicuramente qualcuno che non facendolo come prima attivita’ ci andra’per meno o anche solo per divertirsi, anche perche’ non c’e’ (purtroppo) nessuna legge che glielo vieti… Se la stessa cosa la fecesse un operaio (di andare a lavorare gratis) il sindacato (qualunque sia) direbbe qualcosa e questo probabilmente non ci potrebbe piu’andare, invece a suonare si…

    • The Sentinel

      29/11/2011 at 17:05

      Ma in realtà però va notato che cambia poco perché anche essere iscritti ad un sindacato è facolativo, quindi vale al massimo per chi lo è, solo quelli potrebbero avere dei problemi a fare una cosa del genere (magari perché costretti, ricattati, solo per un giorno o 2 per qualsiasi motivo o casino nell’azienda ecc.), gli altri no.


      Alessio

  49. PAKY

    18/11/2011 at 08:23

    Se venite a suonare, vi diamo da bere e da mangiare! Ciccio va che a casa mia il pane non manca..QUINDI SE VUOI CHE FACCIAMO LO SPETTACOLO NEL TUO LOCALE, MOLLA IL GRANO!

  50. Oscar Abelli

    18/11/2011 at 09:07

    Le parole giuste di quello che ho sempre pensato.

  51. Demarinis

    18/11/2011 at 11:08

    Andate a lavorare Crrrrrrrrrrrretini

  52. Pietro Lorenzetto

    19/11/2011 at 08:59

    Questo articolo non vale solo per per i gestori ma nache per tutti quei musicisti che di fronte al facile guadagno, rovinano la musica e l’arte….

  53. Marcello fracassi

    19/11/2011 at 11:22

    Io penso :… fate quello che volete … però fatelo bene..!!.. e pagate le tasse … io sono anni che lo faccio… ma non vedo affrontato l’argomento.. perciò ai critici a buon mercato che fanno cover e che criticano le tribute band chiedo : allora fare cover miste come voi è cultura…??? saluti

    • The Sentinel

      01/12/2011 at 17:01

      Ma no, spero nessuno sia convinto davvero che ci sia una differenza sostanziale tra fare tributo ad un solo gruppo o cover (o finte cover che siano, vedi altro mio commento in giro) di vari diversi, o che sia più “dignitosa” o “artistica” la seconda scelta…sarebbe un bel pazzo secondo me, perché sempre di pezzi non tuoi si tratta e spesso nemmeno personalizzati un minimo, sia perché tutti sanno che il pubblico purtroppo i pezzi famosi di qualsiasi genere e band li vuol risentire uguali (quindi un po’ è colpa anche di questo chiaramente, e si torna al discorso mancanza di vera passione e curiosità negli ascoltatori), sia perché molti pur volendo magari farlo come intenzione sanno di non esserne capaci e che verrebbero fuori dei troiai clamorosi, ma il fatto sia come sia purtroppo rimane quello.

      Poi tutti sappiamo che non basta fare roba inedita per essere “artistici” e personali, perché molti fanno semplicemente tributi o pezzi vari sotto mentite spoglie di pezzi propri ma dove solo i titoli cambiano (a volte nemmeno quelli), perché davvero sono praticamente identici, ma almeno hanno provato a fare uno sforzo per farli, poi per troppa adorazione dei propri modelli o per vera mancanza o coraggio di proporre idee personali ricadono nello stereotipo.


      Alessio

  54. valerio

    19/11/2011 at 15:19

    Mah mi sembra tutto esagerato. Il problema del cachet si risolve pattuendolo in anticipo, si chiede quello che si ritiene giusto e lo si esige come da accordi. E lasciate perdere per favore l’aspetto artistico, non si fà ne si crea arte in un bar nè si può pretendere che un gestore assillato da mille spese capisca più del proprio portafoglio. Si parte con umiltà e chi vale, ve lo assicuro, verrà retribuito.

    • The Sentinel

      29/11/2011 at 17:19

      Non è che va “creata” nel bar o locale di qualsiasi tipo, la crea, se capace, ogni band per conto proprio e poi la porta in giro.

      Ma i locali possono appunto fare una certa selezione e proporre roba di più o meno qualità e personalità, se chi gestisce ne capisce almeno un po’ o è addirittura un appassionato.

      E ti garantisco che molti pub o club, non solo locali e sale varie di tipo più “da concerto” specifiche, sono stati messi su o rilevati da gente che prima di tutto voleva farci e ci ha fatto dell’ottima programmazione musicale dal vivo, non semplicemente o prima di tutto per “distribuire birre” o stuzzichi o cene varie come diceva qualcuno sopra…e alcuni hanno anche un successo costante e mai in crisi da ormai anni e anni, a volte ospitando pure nomi internazionali di vario tipo.


      Alessio

  55. Giampaolo

    21/11/2011 at 22:05

    beh, mi ha fatto venir voglia di tornare a suonare…

  56. dav

    23/11/2011 at 08:28

    Cazzo fratello parole sacrosante!!! Peccato che le spese elencate sono fottutamente più alte, e che i gestori dove si fa musica dal vivo non leggeranno mai quest’articolo.
    Jack Folla

  57. Giancarlo

    24/11/2011 at 01:26

    Concordo su tutto tranne che sulle 50 euro a testa per la quale manco metto in moto la macchina…cominciate anche a dire che ce d toglliere i soldi per le agibilita e fatturazione se vi va bene su 50 euro vi rimangono 20 euro …indi il cachet di un professionista o presuto tale non deve mai essere inferiore alle 150….parlando di siae e altri costi locali…se i gestori non capiscono l’italiano sarebbe il caso facessero un corso ..in quanto la siae non chiede il 30 o il 40 %…cosa che accade nelle discoteche e sempre nelle discoteche secondo la legge di qualche anno fa …le stesse hanno uno sgravio fiscale del 50 %…per intenderci una discoteca che ha un giro di 2000 persone tra veneredi e sabato ha un incazzo minimo di 60 mila euro…togliete il 30 / 40 % di siae..dividetelo per 2 e quello dovrebbe essere il budget a disposizione per il live del venerdi e sabato…ovvio il gestore si è fatto furbo e come…metto uno sfigato gli do 50 euro e beve gratis tanto il live deve durare per legge un ora in piu del dj infatti lo metto a mettere musica o karaoke dalle 9 all’1 quando va bene…peccato che il locale si riempia all’1..o aprono le porte a quell’ora…e cosi la musica dal vivo ci ha perso nuovamente…parlando di piccoli locali…non vi è lo sgravio fiscale ma il gestore puo decidere se fare concertino indi…pagare dalle 60 al max 220 Euro per la serata…ee fine della fiera o a incasso e qui il gestore se fosse furbo gli basterebbe avere una seconda cassa dalla quale in una batte quello che avviene prima della serata e dopo solo quello che avviene nelle 2 ore di spettacolo perche è solo in quel frangente che interessa alla siae tutta la favole oppure se ha 2 sale dividere gli incassi da quella dove ce spettacolo e quella non e in questo caso se fa musica spesso avrebbe un fisso che per farvi un esempio su 16 serate mensili corrisponderebbe a 1000 euro piu il 13% del corrispettivo portato…ricordo sempre che ai fini fiscali un 30 % in meno quasi tutti lo battono e se non sorpassano in caso di multa è talmnte lieve che vale rischiare…so che non si dovrebbe dire ma in italia almeno per adesso un po di nero se non lo si facesse su un fatturato lordo di un imprenditore di 500 mila euro annui tolte le spese il suo netto e pari a circa 20 mila cioe meno di un suo dipendente!! se qualcuno ne capisce mi darà conferma di tutti i conti!! detto questo buona musica a tutti 🙂

    • The Sentinel

      29/11/2011 at 17:27

      Non ho capito quasi nulla…e credo non per colpa mia.

      Dici che i gestori dovrebbero imparare l’italiano, ma spero non vengano da te a farlo…ahahahahahahahahahahahah.

      Ah, se il professionista non è tale (come qualità, formalmente e tutto, quindi in regola a sua volta perfettamente in ogni aspetto ecc.), ma solo “presunto tale”, quindi in questo caso si torna ai gruppi più o meno scarsi o proprio inascoltabili, direi che non devono cmq pretendere troppo.

      E’ vero che possono dire che visto che il gestore li ha chiamati, li ha scelti lui, ha dato lui il consenso per venire a suonare, dovrebbe anche pagarli decentemente, quanto pattuito o cmq se non pattuito nulla almeno un buon rimborso spese.

      Ma dall’altro lato essendo appunto di quelli più o meno scarsi dovrebbero ritenere una botta di culo che qualcuno evidentemente non se ne accorge e ti chiama lo stesso per una serata.


      Alessio

  58. Giancarlo

    24/11/2011 at 01:30

    premetto per gli obbisti che lo fanno: che anche loro devono essere messi a regola con l’agibilita per suonare o se assunti a tempo indeterminato possono rilasciare certificazione di versamento presso altro ente in questo caso l’inps ma a patto che non superino i 50 borderò siae annui e che non abbiano compenso totale annuo superiore ai 5000 euro…sono esonerati da tutto questo solo i minorenni !! che pero per legge entro le 12 giu dal palco 🙂 poi se qualcuno vuole altre info a disposizione sia per locali e musici su tutto!!

  59. Elena

    25/11/2011 at 10:11

    Ho letto questo interessantissimo articolo con amici, sia musicisti che non, e siamo tutti concordi nel dire che è scritto molto bene e spiega cose assolutamente condivisibili anche per uno che non ha mai preso in mano uno strumento musicale. Vorremmo fare un solo “appunto”…sostituire circolo VIZIOSO (che dà un’idea di negatività) con circolo VIRTUOSO (che dà invece l’idea di un processo positivo, che l’autore ha descritto due volte)
    elena

  60. Matteo

    28/11/2011 at 08:36

    Gran bella lettera! La condivido in tutto e per tutto. E la divulgherò sicuramente!

    Atem Quartet
    Cloche Hard Band

  61. Domenico Castelli

    29/11/2011 at 15:05

    Hai centrato il problema alla grande!
    divulgheremo.

  62. The Sentinel

    29/11/2011 at 17:35

    L’esempio di grandi band che hanno fatto gavetta e poi successo e quindi esempio di “arte” e “cultura” creata prima nel sottobosco dei locali ecc., cioè quello che credo volesse dire l’autore, io l’avrei allora fatto con nomi di tutt’altro livello e “non-commercialità” rispetto a Muse e Coldplay.

    Se i gestori dei suddetti locali e pub devono creare e lanciare gente del genere e basta, allora sinceramente preferisco che l’Italia rimanga rappresentata da “Volare” e simili (e anche dalla pizza ovviamente, buonissima), ma alla grande proprio, per me non c’è confronto…e specifico che non è che ascolto roba del genere di solito eh, anzi tutt’altro, principalmente hard rock e metal, quindi…ma Muse e Coldplay bah…robetta modaiola al massimo, soprattutto i secondi, roba solo per ragazzini (e ragazzine) o quasi…


    Alessio

  63. Joyello

    01/12/2011 at 11:42

    Grazie per aver scritto tutto.

  64. shukavakan

    01/12/2011 at 18:49

    Ottimo e condivisibile 🙂 Magari spezzerei una piccola lancia (diciamo uno stuzzicadenti..) in favore dei piccoli locali e dei piccoli gruppi sconosciuti:
    perchè penso che vi sia un periodo di gavetta obbligatoria da fare per diventare bravi in entrambi i casi…certo dev’essere corto, altrimenti vuol dire che non ci sei….

  65. Bible Blu

    02/12/2011 at 09:43

    Come primo inventore del piano bar da coinvolgimento mi viene da sorridere nel leggere questo comunicato. I musicisti devono imparare a lavorare per il locale che mette a disposizione il pubblico e non per se stessi. Nel mio percorso ho provato tanti musicisti, però quelli in gamba ce ne sono pochi!

    • The Sentinel

      04/12/2011 at 21:50

      Prego? Che dovrebbero fare i musicisti (intendi tutti poi, o solo la tipologia pianobar che citi? Perché cambiano molto i modi, musica, tipo di serata ecc., rispetto ad un live “normale” eh…che non è accompagnamento o simile a gente che mangia e beve stravaccata ai tavoli e più o meno ignora in realtà chi sta suonando)?!?

      E’ il locale che “mette a disposizione il pubblico”? Strano, di solito nei locali di vario tipo è il contrario, soprattutto se chiami gente di un minimo nome (qualsiasi genere sia), e cioè il locale ti si riempie o quasi proprio perché la gente ha visto che suona tizio o caio che apprezza ed è andata…ma ripeto, forse parliamo di tipologie di locale e musicisti e concerto completamente diversi…


      Alessio

  66. Paolo

    04/12/2011 at 22:31

    Ho girato un video in merito a questo articolo http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=k9M6I_OVdPY

    Scusate ma la maggioranza di voi mi sembrano nel mondo della favole.

    Ma con chi ve la prendete? Se la gente non è disposta a pagare quello che fate è perchè non gli riconsoce valore (economico). Che probabilmente non ne ha. Iniziate a pensare che il Vostro sia un hobby. Lavorare e farsi pagare e tutt’ altra cosa! Ciao e non prendetevela

    • The Sentinel

      06/12/2011 at 13:14

      E allora se non gli riconosci un valore, economico e magari nemmeno artistico (per il pubblico che se ne intende di musica le due cose sono collegate, è gente disposta a pagare anche l’ingresso in un semplice pub -certo, non 20 euro, ma una cosa modesta si, 5, 10 al max- se il nome o nomi che suonano valgono davvero), perché pretendi che suonino e gratis nel tuo locale?

      Sono quelli come te che vivono nel mondo delle favole, quindi se vuoi risparmiare e non riesci a trovare band e musicisti che consideri “valere” tanto da essere pagati almeno un minimo, comprati un semplice lettore cd multiplo o anche di mp3 (tanto magari quelli come te la differenza nemmeno la sentono) e un ampli e diffondi automaticamente con quelli la musica nel tuo locale, senza pretendere che gente che ha messo impegno per imparare a suonare, magari anche a certi livelli, o addirittura comporre pezzi propri venga a suonare da più o meno lontano nel tuo locale (che magari è semi-deserto anche di solito semplicemente perché fa più o meno schifo di per sé…).


      Alessio

  67. Stefano

    05/12/2011 at 16:44

    Caro musicista, visto che vuoi dare un valore economico al tuo prodotto vuol dire che vuoi metterlo sul mercato, che però non sembra volerlo negli ultimi anni viste le richieste disperate di musicisti in tour in day-off anche di venerdì e sabato.
    Ho modificato il mio locale per la musica live che ora non interessa a nessuno, se vuoi lo affitto, con impianto e fonico come saletta prove, almeno così paghi tu!

    • The Sentinel

      06/12/2011 at 13:23

      Detto così non vuol dir nulla, non sappiamo che tipo di locale fosse, come tu lo gestivi, che tipo di band chiamavi o avresti voluto chiamare, in che zona si trova e che tipo di pubblico potenziale ha (sia quantitativamente che qualitativamente, cioè se preferisce musica dal vivo o discoteche classiche ecc.) e via dicendo.

      Io non mi lamento personalmente di tutti gli eventi live che ci sono regolarmente nei generi di cui sono appassionato e nella zona (in senso ampio, diciamo Toscana centro-settentrionale), soprattutto in certi locali. Anzi, spesso ci sono concomitanze interessanti lo stesso venerdì o sabato e quindi ovviamente devo scegliere mio malgrado chi andare a vedere, chi preferisco in quel momento sentire o ri-sentire tra tutte le band che seguo e apprezzo, sia underground che “medie” e a volte anche abbastanza grosse.

      Ultimamente sono nati pure locali nuovi da zero (quindi non cambi di gestione/tipologia di uno già esistente), come il Blitz di Vicopisano (PI), in cui devo ancora andare -purtroppo per ora ha fatto quasi sempre tributi o cover o jam session, ma tutte formate cmq da musicisti di livello, a volte clinics di musicisti internazionali ecc.- ma mi dicono amici e conoscenti che ci sono stati che è sempre pieno, è bello, gestito alla perfezione, da poco fa anche ristorante la sera con accompagnamento acustico di livello di due musicisti “veri” (non pianobaristi di quelli che fanno finta di suonare e mettono i dischetti nella tastiera e cantano con l’autointonatore, insomma), e quindi pare lanciatissimo…magari chiedi consiglio a loro su come si fa…


      Alessio

      • Stefano

        06/12/2011 at 15:30

        Beata Toscana allora, fai un salto nel triveneto/milanese e chiedi agli stessi musicisti come se la passano, alle etichette che chiedono per favore di far suonare gente in tour che non riescono a piazzare, ai proprietari dei locali con più sale che si trovano la sala del concerto vuota e l’altra piena anche se nella sala concerto c’è happy hour sulla birra, agli stessi musicisti che si rifiutano di andare a suonare in certi locali perchè anche se pieno la gente gli dà le spalle disinteressata. E sto parlando di musicisti che poi suonano al festival ’60 a Milano, non bimbetti. Quando ho il locale chiuso vado in giro a vedermi concerti in locali anche a 3 ore di auto da Trento, più di 20 persone non le ho mai viste…I live interessano sempre a meno gente purtroppo…

        • The Sentinel

          08/12/2011 at 16:49

          Non parlo di pienoni sempre nemmeno io, né cmq di locali enormi di per sé e quindi anche se pieni non si parla di centinaia e centinaia di persone o mille e più, ma decenti si anche in quelli più “sfigati” o dove ci sono di solito i generi meno commerciali e le band meno famose.

          Fare concerti in concomitanza con un’altra parte del locale o sala aperta e con tutt’altra roba, magari molto più commerciale e che in teoria non dovrebbe distogliere pubblico da un live di tutt’altro genere ma non si sa mai, può anche farlo, è una follia oggettiva, da pazzi…solo DOPO il concerto puoi anche, per avere entrate ulteriori anche di gente a cui magari il live interessa sempre poco o nulla, fare dj-set vari e diversificati se hai più spazi (come ad esempio fa il Siddharta di Prato), ma non contemporaneamente.

          Certo, capisco che per un musicista e una band suonare, anche se pagati decentemente e tutto, in posti dove la gente è completamente disinteressata a te, non sia il massimo, ma in questo caso è vero anche che io ci penserei cmq molto prima di rifiutare, soprattutto se fosse uno dei pochi posti disponibili in zona per esibirsi. E ovviamente sempre a condizione, altrimenti sarebbe oltre al danno la beffa, che poi il gestore non ti dica anche qualcosa come “…non vi pago o vi pago molto meno del pattuito, perché tanto come avete visto il 99% della clientela era qui indipendentemente dalla vostra presenza o meno, sono miei clienti abituali che vengono sempre…”.


          Alessio

  68. RICCARDO

    06/12/2011 at 06:05

    penso di parlare con cognizione di causa in quanto sono sia musicista amatoriale che gestore di piccolo locale…. sono quindi da entrambe le parti della barricata.

    vero quello che dici dei musicisti, ma manca un’analisi dei costi dei locali
    se chiamo una band io devo pagare:
    80€ SIAE
    cena per (media) 5 persone + fidanzate (costo di preparazione circa 5 o 6 € a persona = 30 € andando a ribasso)
    1 persona per pulire il macello lasciato dalla band e per preparare gli spazi prima del concerto (15 €)
    3 birre a testa almeno (nessuno si caga mai le moretti da 66 purtroppo) =20 €

    in totale chiamare una band ti costa circa 150 €, + il cachet
    quol dire che ti deve far incrementare gli incassi della serata di ALMENO 300€ solo per andare in pari con una serata senza band (che diventano 600 € se vogliono un compenso minimo)

    impensabile per un locale piccolo rientrarci con band emergenti e/o semi amatoriali

    noi nel nostro piccolo proponiamo una soluzione diversa ai gruppi:

    attrezzatura gia sul posto (a parte le citarre ovviamente)
    cena e bevute libere ma il compenso si chiede ai gruppi di venircio incontro e di fare i conti a fine serata insieme e vedere se ci rimane qualcosa… e la maggior parte delle volte non ci rimane molto (spesso la serata è in perdita quando organizzi qualcosa pagando tutto quello che devi pagare)

    però diamo ai gruppi della zona la possibilità di suonare in un posto curato, con un impianto decente ed un buon impianto luci, e molti vengono lo stesso a fare una serata pur sapendo di non riscuotere molto se vengono un pochino “coccolati”…

    il tuo discorso ha senso ma non pensare ceh i piccoli locali navighino nell’oro perchè gli incassi purtroppo non sempre si misurano im migliaia di €

    • The Sentinel

      06/12/2011 at 13:34

      Mi sembra nessuno dicesse che i locali, piccoli soprattutto, navighino nell’oro, che c’entra?

      E per il dicorso cena e soprattutto bevute non devi lasciare ovviamente scegliere anche il menù libero alle band e addirittura alle fidanzate (non credo tra l’altro sia obbligatorio dare mangiare a sbafo pure a loro, anche perché poi il cerchio è facile si allarghi se ti mostri disponibile e la volta dopo ti chiedono di includere anche tot amici, “roadies” ecc.), le bottiglie di birra da 66cl per esempio le devi “imporre” tu se uno vuole birra, e magari nemmeno marche più o meno note, ma quelle che prendi a cartoni di tot a poche decine di centesimi l’una al supermercato…se gli va bene ok, sennò acqua naturale del rubinetto…sennò chiaro che diventa per forza una rimessa.

      Avere fissi nel locale impianto e anche ampli vari e magari batteria (tranne giusto piatti, pedale e al limite rullante, che di solito si portano i batteristi essendo più personali del resto come componenti), è sicuramente buono per il locale e spesso anche per le band, ma se ovviamente uno si vuol portare i propri perché vuole essere sicuro di avere il suo suono che ha preparato per bene nel tempo, beh, lo fa e stop ma magari senza volerlo mettere in conto come lavoro extra notando appunto che il locale avrebbe la disponibilità di certe cose in loco.

      Per ripulire il tavolo della band, che non credo siano tutti dei maiali totali che imbrattano tutto il possibile, non vedo costo extra se il pub o locale o quello che sia ha normalmente almeno un cameriere/commesso/a e simile che fa quel lavoro per tutti quelli presenti nel locale che stanno cenando e si prenderà la sua solita paga totale al mese o a fine di ogni serata se non è assunta fissa, ma non vedo appunto la stranezza e perché dovrebbero esserci quei 15 euro in più da sborsare…


      Alessio

  69. The Sentinel

    06/12/2011 at 13:53

    Il nocciolo del problema alla fine, secondo me, è semplicemente che in qualsiasi evento, concerto, festival ecc. con musica dal vivo (ma anche non, a volte) il pubblico che vuole andare a sentire e vedere quella o quelle band, paga un regolare ingresso nella stragrande maggioranza dei casi (nella totalità dei casi se è un concerto o festival medio o addirittura grosso) e dei locali, che sarà piccolo magari, quasi simbolico, per eventi piccoli e via via a salire per quelli più grossi, ma cmq c’è e anche con poche decine di persone il gestore e/o organizzatore della serata ha una base certa su cui contare, che poi quella gente consumi o meno in bevute o altro.

    Invece nei pub dicono che non è fattibile, e addirittura non essendoci nemmeno consumazione obbligatoria di solito, molti vanno e ascoltano una o più band per un’ora, due o più del tutto a sbafo, senza pagare nulla in pratica.

    Questa cosa andrebbe corretta, trovare un sistema per avere tot euro per ogni persona che evidentemente è andata quella sera al pub proprio perché interessata a sentir suonare tizio o caio, in assenza del quale magari non sarebbe andato lo stesso così come frequentatore abituale.

    Certo è un casino da risolvere, visto che come fai? Se chiedi a tutti perché sono lì tanti potrebbero dirti, per non pagare l’ingresso anche minimo di 5 euro o roba del genere, che sarebbero venuti lo stesso a passare la serata e bere qualcosa vedendosi con degli amici ecc., quindi indipendentemente dal gruppo e il gestore non potrebbe dimostrare il contrario, anche se magari il tizio ha un’evidente maglietta della band per dire, o è un noto appassionato della zona di certi generi e si fa vedere proprio solo quando ci sono quelli in certi pub o localetti ecc., ma sarebbe impossibile dimostrarlo oggettivamente appunto per il gestore.

    Ma allo stesso tempo, ripeto, io la vedo come l’unica soluzione che darebbe, sempre che la gente accorra ovviamente e quindi sia stata fatta bene pubblicità anche dal locale stesso ecc., quella minima base per essere sicuro di dare alla band o bands una almeno minima paga o rimborso che sarebbe a quel punto proprio loro, legittimo al 100% visto che proverrebbe da persone che sono venute lì proprio perché suonavano quei gruppi.


    Alessio

  70. Tabbio

    07/12/2011 at 17:33

    Condivido al 100% l’articolo. Penso che rispecchi in pieno la situazione di noi musicisti italiani… e dell’Italia in sè!!!

    Mi sento però di aggiungere, nel caso qualcuno non lo avesse già fatto (non ho letto tutti i vostri commenti, portate pazienza), un piccolo consiglio per tutti i musicisti: NON PIEGATEVI MAI A SUONARE PER “BIRRA & SALSICCIA” o ancora peggio A GRATIS!!! Soprattutto i giovani: anche se avete tanta voglia di suonare dal vivo nei locali chiedete sempre un compenso adeguato. Se pensate che la vostra performance valga ZERO EURO è meglio che cambiate lavoro/hobby!!!

  71. Janlook

    10/12/2011 at 17:50

    Mi permetto però di dire che il problema è anche la cultura musicale del paese.. di persone che vanno in un posto dove c’è musica live anche se non conoscono la band che suona…ce ne sono ben poche. Specialmente se le band fanno musica propria.. Sembra sempre che ci sia una sorta di VERGOGNA nel partecipare allo show incitando e apprezzando chi suona!!! E questo è un grosso problema! Ed è per questo che i locali puntano sui tributi. Sbagliando!!! Però se la gente non si mette in testa che non è reato ascoltare una band sconosciuta e apprezzarla.. informarsi.. seguirla.. ecc. Non emergeranno mai nuove realtà e noi andremo avanti solo a Ligabue e Vasco!!!

    • The Sentinel

      12/12/2011 at 08:49

      Amen.

      Ma il colmo secondo me è quando nemmeno i “colleghi”, che spesso sono anche amici, conoscono personalmente i componenti delle altre band ecc., vanno a vedere le altre band emergenti, ma solo i nomi grossi, i grandi concerti e festival in giro ecc., veramente bizzarro perché poi come possono pretendere quando suonano loro che invece ci sia pieno di gente e soprattutto quelli delle altre band appunto? Non ha alcun senso, questo si che è l’atteggiamento più egoista e da montati che possa esserci, considerare band assolutamente analoghe alla tua, chi più chi meno, gruppetti che non vale la pena supportare tanto sono ragazzetti all’inizio, non sono ancora tanto bravi o per nulla (o almeno così pensano questi colleghi di altre band), poi ci saranno 2 gatti, ci annoiamo e blablabla…cioè le stesse identiche cose che quella band e varie altre potrebbero pensare di loro…e infatti lo pensano spesso appunto, e così ai concerti di band più o meno nuove ma spesso validissime trovi le solite e a volte poche o pochissime facce…triste davvero come andazzo, e tutto italiano anche questo mi sa…


      Alessio

  72. olin

    11/12/2011 at 19:25

    trovo il discorso molto articolato e non superficiale, complimenti…ma non concordo su alcuni punti, dato che lo vedo un attimino forzato e “di parte” se cosi si puo dire….. nel senso che se mi immedesimassi in un padrone di un locale farei suonare sempre gruppi che propongono qualcosa di loro e non la solita menata delle cover…. ma se faccio cosi 4 serate in un mese e devo dare 50 euri a musicista contando mediamente 4 tizi a gruppo sono tanti soldi…e io se pago pure la siae dopo un mese ho gia chiuso!!!! percio un po di umilta…. e giusto pretendere…ma se porti 3 persone in croce con che facciatosta puoi chiedere dei soldi??? e qui entriamo in un altro discorso…. il xk TU stai facendo musica dal vivo…lo fai solo x passione , xk tanto la mamma e il papa ti hanno gia pagato tutta la strumentaz e non te ne fotte niente oppure xk ci credi e lo vuoi fare in modo abbastanza professionale e di conseguenza puoi chiedere e pretendere dal locale un giusto ricompenso x la prestazione effettuata…. non so se mio sono ben spiegato!!!
    ad ogni modo ri-complimenti x il completissimo discorso che molti padroni tutto loro-padrieterni dovrebberoimparare a memoria!!!!

    • The Sentinel

      12/12/2011 at 08:59

      Ricadi anche tu, pur lodando l’articolo, nel luogo comune-scappatoia tipico dei padroni di locali a cui ti riferisci in fondo in realtà, quando nelle ultime righe fai una domanda su una distinzione tra 2 tipi di band che non ha senso, non può farla nessuno e non dovrebbe influenzare in nulla il fatto che se chiami una band a suonare, e quindi per te è valida o cmq presentabile, la devi pagare, più o meno che sia.

      Anche perché, ripetiamo, il farlo puramente per hobby o più “professionalmente” non solo non basta l’intenzione, cioè dirlo, ma devi dimostrarlo se mai di essere un professionista in quello che fai, anche perché sennò tutti dichiarerebbero di essere nella seconda categoria, convintissimi, di tentare di fare un salto di qualità da tempo, di non avere nessuno che “gli paga gli strumenti” o accessori nemmeno di striscio ecc.ecc., per venir pagati, o pagati meglio e trattati in un certo modo.

      Ma poi non c’entra in generale nulla perché a quale livello sei, sia musicalmente che come serietà e professionalità in generale, lo decide il pubblico al limite, dopo averti sentito, soprattutto gli appassionati più o meno esperti di musica o in particolare del genere che proponi tu, e ribadiamo che ci sono band di puri hobbysti, pure di quelli a cui non frega proprio nulla di fare i professionisti in senso formale ma anzi vogliono che rimanga un hobby per poter fare quello che vogliono tanto guadagnano con altro, che però a livello musicale, come tecnica, personalità compositiva nel caso di band con brani propri e via dicendo, polverizzano letteralmente tanti sedicenti “professionisti” e/o i soliti tributi triti e ritriti dei soliti nomi.

      Quindi perché dovrebbero essere pagati di più i secondi? Non ha alcun senso…tranne ovviamente la solita motivazione-scappatoia del “perché portano più gente…”…


      Alessio

  73. Elisa

    15/12/2011 at 22:20

    grande articolo… lo diffondiamo sul nostro sito http://www.lavocedinomas.org grazie per la riflessione, grandissimo.

  74. testarossa

    16/12/2011 at 22:52

    in italia la gente non va a vedere i gruppi originali perchè fanno tutti cagare!!

    i gruppi buoni ( l’1% dei “Musicisti” che si esibiscono nei locali italiani ) la gente va a vederli e i gestori li trattano bene! Come fate a pretendere di essere trattati da professionisti andando in giro con chitarre squier ampli da 35 watt vestiti come dei roadie o come dei ragionieri che suonano x hobby?! sveglia ragazzi, basta dare la colpa ai locali, la scena in italia è penosa èperchè sono penose le band!

    in america non solo non ti pagano, ma se vuoi bere te lo paghi e a volte devi pure affittarti il locale e vendere i biglietti! facciamocelo noi un esame di coscienza, è come se il mio vicino di casa che fa l’idraulico e la domenica va a giocare a calcio con gli amici, si presentasse all’AC milan pretendendo di essere assunto e stipendiato!

    Oggi grazie a internet e myspace, chiunque puo avere una band, chiunque puo registrare un “Album” coi plugin spendendo 500 euro, e la verità è che fa TUTTO schifo!! ma i gruppi buoni x fortuna esistono ancora, e loro di questi problemi non ne hanno affatto!

  75. The Sentinel

    19/12/2011 at 05:18

    Prima parte, dedicata in particolare proprio al mondo dei tributi, di un documentario piuttosto interessante con interviste a band e musicisti vari italiani e internazionali che esprimono ognuno la propria idea, alcuni (tra cui ovviamente chi ci suona) fondamentalmente a favore dei suddetti, altri meno e altri ancora decisamente contro. Direi che cade abbastanza in tema con l’articolo e le discussioni sviluppate nei commenti:

    http://www.youtube.com/watch?v=U3zBi0fyz5E&feature=player_embedded

    Direi che il premio di paraculaggine e sprezzo del pericolo e del ridicolo lo vince il cantante del tributo a Vasco, ma anche gli altri non scherzano, o quasi tutti. Mi sono rifiutato proprio, saltandoli di netto, di sentire interventi di gente come la Maionchi…brrrrrrrr…


    Alessio

  76. The Sentinel

    19/12/2011 at 05:24

    Ecco un altro rosicone col fuoco al culo perché, suppongo, o suona in un tributo o cover band, o è un proprietario/gestore di locale cialtrone come quelli descritti nell’articolo. Vado in ordine. Con un ampli da 35 watt ben microfonato e mandato nel PA del locale (che tutti quelli che fanno live dovrebbero ovviamente avere) non dovrebbero esserci problemi di nessun tipo. Anzi, se il locale è molto piccolo forse basterebbe anche non microfonato. Lo strumento se sai fare a suonare puoi anche averlo più o meno economico e “spacchi” lo stesso, al contrario se fai schifo puoi avere strumenti da migliaia e migliaia di euro e farai sempre schifo, tranne magari un guadagno solo come estetica. Come scritto nell’articolo, anche se ripeto esagerando magari un po’, in realtà non ti è chiaro forse che se una band è più professionale, ha strumentazione di livello, cura molto l’immagine ecc., spende di più per fare tutto ciò e quindi anche solo per questo pretende magari un cachet più alto, non certo più basso. Certo, se è più brava e piacevole a vedersi magari qualche persona in più rispetto ad altri la porta, ma rimane il fatto che chiede anche di più ripeto, quindi per il gestore non so paradossalmente cosa converrebbe, bisogna vedere caso per caso quanta gente in più portano effettivamente quelli più bravi e professionali (spesso purtroppo ho visto meno gente a serate con band eccezionali ma per vari motivi meno conosciute, con meno giro di amici dietro ecc., sono tantissimi i fattori che influiscono su queste differenze spesso bizzarre davvero) rispetto a quelli più “cialtroni”. Bizzarro anche che tu dica che alcuni si presentano in un certo modo e si capisce che lo fanno per hobby…proprio perché sono quelli che la pensano come te e vorrebbero far suonare le band gratis o quasi a meno che non gli portino una marea di gente ogni volta che consumi un casino e faccia incassare migliaia di euro, che constringono molti, a volte anche talentuosi, a rimanere degli “hobbysti” a vita. Non si vede infatti come potrebbe fare solo quello se suonano magari 2 volte o 3 al mese o poco più quando va bene e sono pagati ogni volta una miseria o addirittura con la sola “cena” e una birra…cioè nulla che ti rimane in tasca, dimmelo te se sai la soluzione per uscirne. Non so chi ti ha detto la cazzata che in America non pagano chi suona, credo sia solo appunto una minchiata nella tua testa. Quindi tu ritieni i locali mediamente tutti così stupendi, professionali, frequentati sempre a prescindere da chi suona da migliaia di persone (quindi “vetrine” eccellenti per le band che riescono a suonarci), con gestori ugualmente seri ecc. tali da essere paragonati a squadre di serie A, e tutte o quasi le band della scena dei poveri brocchi incapaci che strimpellano più o meno a caso una volta la settimana se va bene, e quindi dovrebbero solo e sempre ringraziare se hanno il culo di essere chiamati a suonare in uno dei suddetti locali, anche gratis, correre proprio dovrebbero!? Ahahahahahahah…ridicolo…in realtà, come sa chiunque le serate e le band le conosca e frequenti (almeno quelle dei generi che ama segue personalmente), di solito capita il contrario, band professionale al massimo in tutto e per tutto e bravissima a suonare, spesso pezzi propri e già in attività da anni, quindi anche con esperienza ormai, e invece gestori totalmente cialtroni, profittatori, fuori dal mondo, arroganti, che pensano solo a se stessi ecc. La verità è che tu probabilmente non sai nemmeno alla lontana dove e come cercare tutta quella marea di band validissime o proprio spettacolari, non hai curiosità per nulla perché non sei probabilmente un appassionato di musica, quindi al massimo dai un ascolto distratto ogni tanto a qualche band di ragazzetti appena formati e che hanno inciso magari tanto per fare un demo troppo presto rispetto alle loro capacità, generalizzando come fosse una cosa che vale per tutti, come facessero tutti così…non sai nulla del livello della scena underground e dintorni e di cosa spesso riescono a produrre quelle band in casa o cmq in studi amatoriali e spesso anche con meno di 500 euro… Visto che ribadisci, ma senza chiarire bene a chi ti riferisci, che esisterebbero però anche alcuni gruppi “buoni”, che non avrebbero “problemi” ecc., ho ancora di più la sensazione che tu sia proprio un “tributaro”, magari anche di quelli più squallidi che tributano i soliti nomi inflazionatissimi…beh certo, ci credo che per voi è molto più facile, in Italia soprattutto…si torna al solito discorso…ma non avete nulla a che fare con degli artisti, siete degli strumentisti e basta, degli imitatori più o meno capaci di pezzi altrui, facile conquistare soprattutto il pubblico tipico superficiale che si trova mediamente nei pub e locali con brani, spesso capolavori veri e propri dei rispettivi generi, composti da altri…son capaci tutti…


    Alessio

    • testarossa

      19/12/2011 at 19:56

      Sentinella, chi scrive è un musicista professionista che suona con una band americana , che ha fatto circa 1500 concerti in tutto il mondo, in locali grandi piccoli pub garages e festivals, organizzando gran parte delle suddette date, che di concerti ( e facendo SOLO concerti ) ci campa da diversi anni.

      non sto dicendo che non ci siano un discreto numero di gruppi capaci di tenere in mano gli strumenti in maniera passabile. La musica dal vivo è un altra cosa. 30 anni fa riusciva a suonare solo chi è era veramente valido, xke 30 anni fa la musica richiedeva un certo investimento ( fare i dischi in uno studio serio, costa dai 20.000 ai 100.000 euro ).

      stesso discorso x la strumentazione, non dico che non si possa fare un concerto con uno squier da 30 watt, dico solo che fa CAGARE, perchè suona come un ampli da 100 euro il quale effettivamente è!

      adesso chiunque puo avere una band e organizzarsi delle date grazie a internet. e di conseguenza bene o male chiunque suona in giro e puo fare un demo che suona decentemente con cifre irrisorie. E ovviamente chi suona crede di essere un musicista e non va piu’ a vedere i concerti degli altri. e via dicendo.

      e il vero problema è che quasi nessuno riesce a capire il motivo vero che ha ammazzato la musica dal vivo!! in UK e in USA ci sono band ‘amatoriali’ che farebbero sparire l’80% dei gruppi che vediamo in giro nei ns locali, e sta gente suona praticamente a gratis.

      nell’ambiente in cui suono io , questi problemi non esistono quasi. Se ti presenti in un certo modo e fai uno spettacolo di un certo livello, i locali ti trattano bene ( x inciso l’italia è uno dei paesi dove le band le trattano meglio! ), e la gente viene, e se non viene la prima volta, viene la seconda o la terza.

      svegliatevi ragazzi, fare il musicista è la cosa piu ‘bella del mondo, ma richiede anni di sacrifici e migliaia di ore spese ad allenarsi e nella stragrande maggioranza dei casi la dedizione totale edlla propria vita.

      nessuno dice che non si possa avere una vita normale e suonare cosi’ x “hobby”, ma in questo caso non lamentatevi se venite trattati da dilettanti, xke’ dilettanti siete!

      in caso contrario rimboccarsi le maniche, smettetela di stare qui a scrivere cazzate, cercatevi dei musicisti capaci e giu’ in garage a ruscare! 😉

      • The Sentinel

        19/12/2011 at 23:42

        No no, prima dicevi proprio quello, che “tutti” o quasi farebbero schifo, mi spiace ma è lì nero su bianco. Di chi sei non me ne frega nulla, sorry, io giudico sempre quello che uno scrive. Essere un musicista e organizzare e blabla non significa necessariamente conoscere davvero la scena musicale, soprattutto quella underground, e saper scoprire talenti, interessarsi alle cose ritenute valide o proprio eccezionali indipendentemente dalla fama o meno e via dicendo. E tu avevi dato proprio questa impressione con quell’uscita tipo “sentenza definitiva”, la “Verità” finalmente detta dall’unico suo Detentore. Se vuoi, anche a te, ti elenco (e solo nei generi che seguo e conosco bene io eh, e ovviamente non conosco proprio tutti nemmeno lì ma solo una parte, perché sono troppi…) tutte le band underground e dintorni, ma molte già con uno o più cd ufficiali sotto etichetta usciti in realtà, che vanno ben oltre il “saper tenere decentemente gli strumenti mano”, e non fanno tributi ripeto, ma hanno scritto loro stessi quei pezzi che suonano. Non è vero che una volta riusciva a suonare solo chi era valido, per nulla. C’era ovviamente, anche per entrare in studio a incidere o trovare un’etichetta che puntasse su di te (anche perché una volta a differenza di oggi se ti prendevano ti pagavano davvero tutto, studio ecc., non è che prendevano il master già bello fatto a spese e in indipendenza dal gruppo per stamparlo e distribuirlo alla meno peggio come quasi tutti oggi, magari pubblicizzandolo anche poco o nulla), un meccanismo diverso ma non di valutazione o meno da parte di terzi, ma solo per forza di cose, dovendo appunto incidere in un tempo più o meno decente in uno studio vero si richiedevano certe capacità che oggi molti hanno o anche più (la tecnica, grazie a tante cose, è mediamente più alta oggi tra i ragazzini anche giovani, in ogni genere o quasi, rispetto a un tempo), ma tanti altri no. E questi ultimi, che mica nego che esistano a frotte, dico solo che non sono la stragrande maggioranza e tantomeno la totalità come dicevi tu, un tempo rimanevano fuori, non potevano incidere nulla di presentabile finché non erano in grado di entrare in uno studio appunto; oggi invece fanno uscire lo stesso magari demo o ep o addirittura cd completi, solo perché non avendo senso critico sufficiente evidentemente, e potendo registrare più che decentemente anche in casa con un pc e attrezzi vari, non resistono e lo fanno. Ma ripeto che nelle stesse condizioni di registrazione e creazione di quelli scarsi, molti altri riescono a tirare invece fuori cose assolutamente all’altezza, a volte che non hanno proprio nulla da invidiare ai cd ufficiali delle band sotto contratto e prodotti magari in studi più o meno di livello con produttori di professione. E cmq sono sempre gusti, ognuno di noi può dire che anche un tempo moltissime band secondo parere personale facevano schifo per uno o più aspetti, e personalmente non le avremmo magari mai fatte uscire né ci avremmo investito un centesimo…al di là poi che abbiano fatto invece più o meno successo per via di proposte magari molto commerciali o di essere uscite nel posto giusto al momento giusto ecc., quindi discorso da fare con molta cautela e distinguo anche quello, per non cadere nel “una volta era tutto meglio, più giusto, più meritocratico…” e blablabla. Confermo quanto detto sul discorso potenza ampli-live, dipende da troppi fattori il giudizio, grandezza del locale ovviamente in primis ma anche tanto altro. Per la cronaca, anche se si trattava se non ricordo male di incisioni in studio, vatti a informare, se non lo sai, che “miracoli” ha fatto Frank Zappa con cose assolutamente ridicole a dirle, in particolare proprio come ampli usati e microfonati e gestiti in una certa maniera. Se molti non all’altezza riescono ad “organizzarsi e trovare serate tramite internet” ecc.ecc., non è in automatico perché loro chiedono in giro ai locali o agenzie di suonare, significa che questi li fanno suonare, quindi se non sono all’altezza il problema, come già detto in altri commenti e nell’articolo stesso, è di ignoranza dei suddetti gestori e simili, che non capiscono la differenza di livello tra band e magari non si accorgono nemmeno di quando si è sotto proprio al livello minimo di decenza per suonare su un palco. Sono loro che dovrebbero fare da “filtro” all’ego o mancanza cmq di necessario senso autocritico di molte band e musicisti, non si può incolpare troppo loro se non ce l’hanno, capita, non siamo tutti uguali. Dovrebbero fare proprio quello che dici tu stesso facevano etichette e promotori una volta, maggiore selezione, ma non pensi mica che un tempo se avessero avuto gli stessi mezzi e facilità di oggi per pubblicizzarsi e creare prodotti in indipendenza totale, le band, tutte, avrebbero rifiutato di farlo lo stesso perché dotate per diritto divino, d’epoca anzi diciamo, di maggiore senso di autocritica? Questo è assurdo pensarlo ovviamente, quindi la colpa ripeto che non è delle band. Per fortuna non tutti quelli che suonano smettono di andare a vedere gli altri, molti si ma anche qui non si può generalizzare, per fortuna ce ne sono molti che ci vanno spesso, pur essendo a volte in band già più famose, che suonano di più e hanno fatto più dischi ecc. di quelle che vanno a vedere. Quelli sono gli appassionati veri, che rimangono tali prima di tutto, amanti di un certo campo e genere che suonano e seguono da ben prima di suonarlo, e solo DOPO si ritengono musicisti, ma prima appassionati veri di musica o di un dato genere appunto. Ripeto che penso dici certe cose perché non conosci quelle nostrane che “farebbero sparire l’80% di quelle USA o di qualsiasi altro posto aggiungo io”, tutto lì. E cmq, confermi allora che dovrebbero suonare gratis anche se riempiono i locali, sono brave e hanno quindi un certo successo ecc.? Interessante…e quando è che potrebbero cominciare a guadagnare magari anche per viverci, cioè diventare come la tua (a proposito, ma il nome, se è anche così famoso, storico e conosciuto, non ce lo puoi dire?)? Lo decidi tu o cosa? Confermi anche che probabilmente tu all’estero o in USA in particolare stai probabilmente da sempre in un micro-ambiente dove le cose sono tutte particolari o proprio uniche, diverse da tutto il resto del mondo. A me dicono TUTTI quelli che conosco che hanno suonato o suonano più o meno regolarmente anche in concerti o festival esteri, che non esiste alcun confronto col nostro paese in quanto a trattamento, professionalità, qualità degli impianti e quindi suoni dei locali, acustica dei locali stessi ecc., nelle varie Germania, Francia, Danimarca ecc., per non parlare della Scandinavia…e lo stesso per il pubblico, la cultura media o passione per ogni genere seguito qualsiasi sia, la presenza media a concerti e anche festival underground e via dicendo. Credo, mi spiace, ma che stai solo sparando una immane quantità di vaccate, non capisco solo lo scopo, sinceramente. Spero non tu sia, ripeto ancora, in un tributo o cmq cover band, perché allora sarebbe inutile oltre ulteriore commento. Intenderesti la musica e il musicista solo come soldi, zero creazione artistica, campare di altre band e credersi come loro, rubare cachet assurdi e spazi live alle band inedite (quelle brave) per scimmiottare qualcuno ecc.
        Se è così, ma anche se fossi il pianobarista (o chitarrista o altro, cambia poco) solito trito e ritrito che accompagna gente più o meno disinteressata in locali più o meno “in”, che quindi hanno sempre entrate sicure a prescindere e relativa paga buona per il suddetto, per te ci sono solo le parole di Sergio Pagnacco e altri su quella lunghezza d’onda, nel documentario che ho linkato nel commento sopra.


        Alessio

  77. fotonico

    22/12/2011 at 16:49

    Se i gestori di locali avessero la giusta “sensibilità” e cultura penso che si realizzerebbe (o quanto meno ci si avvicinerebbe) a quanto auspicato dal bravo autore dell’articolo. Purtroppo raramente un gestore di locale è anche “musicista” (o semplice appassionato) il chè sarebbe sufficiente per avviare quel circolo “virtuoso” (e non “vizioso” come riportato nell’articolo -ndr) da tutti auspicato.

    • The Sentinel

      23/12/2011 at 21:56

      Il fatto è che spesso, come esplicato giustamente nell’articolo, non solo non sono né musicisti (non ci sarebbe nulla di male secondo me, non preclude quasi nulla quello nel capire certe cose) e nemmeno appassionati di musica (anche questo al limite non è assolutamente necessario, o almeno non essere per forza davvero “iper-appassionati”), ma sembrano proprio non avere idea di quanto conti il saper promozionarsi bene, pubblicizzare le serate nel modo adeguato e possibilmente verso il pubblico potenziale di quella band/genere (quindi, in rete per esempio, scovare i posti, forum, webzine, pagine facebook ecc. dove essi si ritrovano e sono in maggior numero), e ovviamente ancora a monte saperla fare bene la programmazione, sempre col giusto anticipo, con una linea di coerenza almeno minima e via dicendo…paiono insomma lì per caso a volte, e che quello che succede o è programmato nel locale e qualsiasi problema di gestione e rapporti con la gente, sia pubblico che musicisti che devono suonare, non li riguardi o solo di striscio…insomma pare pensino che la cassa si debba riempire sempre del giusto guadagno per ogni serata così, per magia, senza fare nulla di nulla perché ciò avvenga, perché la gente accorra al locale e via dicendo.


      Alessio

  78. serenella alfano

    07/01/2012 at 22:31

    LE COSE PRINCIPALI SONO STATE DETTE IN MODO MOLTO CHIARO,I MUSICISTI ALL’ESTERO SONO TRATTATI DA MAESTRI ED ARTISTI…IN ITALIA QUANDO E’ ORA DI CENA CI DICONO..” SE VOLETE MAGNATE COI CAMMERIERI .QUELLO CHE MAGNANO LORO”…IO ALL’ESTERO MANGIAVO ED ORDINAVO CIO’ CHE VOLEVO…E NON MI SONO MAI APPROFITTATA CHIEDENDO ARAGOSTA O FIORENTINA…MA UNA SEMPLICE FETTINA DI CARNE PERCHE’ NON MANGIO IL PRIMO ED 1 INSALATA…..E SONO STUFA E SCHIFATA DA TUTTE LE COVER BAND…FATTE PER LA MAGGIOR PARTE DA PSEUDO MUSICISTI CHE NON HANNO UNA LORO PROPRIA PERSONALITA’…E CHE FUORI DAL LORO REPERTORIO…NON SONO IN GRADO DI IMPROVVISARE NIENTE ALTRO…..ED INFINE PER CIO’ CHE RIGUARDA IL SEGUITO…NOI SIAMO IN 6 DONNE E FACCIAMO SOUL MUSIC…ED ABBIAMO UN BUON SEGUITO…MA NON DOBBIAMO ESSERE OBBLIGATE A PORTARE GENTE…..COME DITE VOI..CREATEVI UNA CLIENTELA DI QUALITA’..MUSICA DI QUALITA’…E LA GENTE VERRA’ DA SOLA…..

  79. Leonardo

    09/01/2012 at 09:21

    avrei un “paio” di locali in mente dove appendere questo articolo!
    aggiungerei <>
    ma siamo in italia…

    • Leonardo

      09/01/2012 at 09:43

      purtroppo temo che le doppie “<" non vadano bene :)..
      dopo l'aggiungerei c'era una cosa simile a …
      aggiungerei : "caro gestore, è inutile che aumenti il prezzo della consumazione durante il concerto, non farai più soldi, tutt'altro; sono convinto che se lo calerai riceverai più ordinazioni e attirerai più clientela". Purtroppo tutti pensano di arricchirsi sfruttando la gente per eccesso, invece sono convinto che la via giusta sia l'opposta.
      es. se una birra media costa 4€ (ormai sempre più raro) e durante il concerto la metti a 4.50, io povero Cristo in piena crisi finanziaria te ne bevo una e me la faccio durare 2 ore, a costo di berla calda e svampita.
      se invece la metti a 3.50€ te ne bevo sicuramente due, uhm bella fresca e frizzantina…
      risultato? a fine serata io mi sono goduto della musica e due birre per 7euri (e magari anche un cicchetto a 50cent al posto di 1.50€) e tu hai guadagnato sicuramente più di quei 50cent del primo esempio; e la quasi sicurezza che tornerò nel tuo locale "pubblicizzandolo" a tutti…

      • The Sentinel

        14/01/2012 at 17:13

        Questa mi giunge nuova, per fortuna dalle mie parti, almeno per i posti dove sono stato o vado di solito io, non lo fanno, di aumentare il costo delle consumazioni se c’è musica dal vivo o spettacoli vari…al limite c’è un costo d’entrata per i locali non pub nel caso ci siano nomi di una certa rilevanza oppure anche normalmente in alcuni (ma di solito pochi euro).

        Pazzesca davvero quella cosa lì, e penso sia di nuovo una particolarità tutta italiana…


        Alessio

  80. drummer

    09/01/2012 at 21:14

    boh che dire avete quasi espletato il concetto in tutti i modi possibili e immaginabili, pero’ io punto il dito anke sulla cosa che ha rovinato di piu’ la musica….il karaoke…il far finta di suonare….per cui, minidisk…dat…e altro usati molto , specie nelle orchestre da ballo, ma anke in gruppi famosissimi ,specie nel nord italia ,che fanno cover e altro ….senza far nomi chiaramente….che dovrebbero essere quelli da dare l esempio e invece poi quando li ascolti ti cade il mondo addosso perche e’ e’ tutto falso, la siae che fa’ pagare a secondo di chi gestisce l ufficio di zona , quote molto piu’ alte di quello che dovrebbero essere, e ti mandano poi i controlli nei locali, spesse volte gente che non e’ del settore, per registrare la serata e vedere se sbagli a compilare il borderaux , se hai onesso qualcosa o se hai messo qualcosa che non hai fatto , eppure dico io ci facciamo il culo avanti e indietro , migliaia di km per i professionisti , col rischio di tutto anke della vita e chi ci guadagna sempre…? la siae e gli autori ….quelli famosi…quelli che seduti in poltrona aspettano che gli arrivino i soldi che abbiam lavorato noi….Un altra ? l ENPALS…..ti fa’ pagare i contributi ….tanto se aspetti di andare in pensione con la musica puoi anke morire di fame….alla fine io credo che forse i locali non hanno tutti i torti , son queste persone e queste cose che li portano a comportarsi cosi …piu magari anke la loro incompetenza nel settore, solo in italia i musicisti vengon trattati cosi, e dopo avergli detto faccio il musicista ti chiedono ankora …ma che lavoro fai …?speriamo cambi qualcosa, ma come diceva uno se continuano a trasmettere stronzate come amici e xfactor e la gente li guarda anke solo per curiosita non cambiera’ mai niente….ciao a tutti

  81. Malcico

    17/01/2012 at 14:50

    L’articolo è indubbiamente ben scritto ed in massima parte condivisibile; tuttavia da gestore di locale e soprattutto da appassionato di musica, debbo dire che è molto difficile trovare musicisti di qualità e soprattutto realmente professionali; la nostra formula da piccolo bistrot, quale siamo, prevede una quota fissa, di solito 100,00 euro ed il 10 per cento reale sugli incassi della serata, in aggiunta a questo c’è la cena per i musicisti e da bere è gratuito, ovviamente se non si eccede; però a questo va aggiunta la SIAE e lì cominciano i guai grossi, nonostante io possa sponsorizzare le mie serate; essendo, ovviamente mio interesse, ho ricevuto grosse “sole”, come si dice a Roma, da gruppi che hanno ricevuto il loro compenso e per me sono stati una remissione totale; quindi per farla breve, concordo con ciò che dici, in massima parte, ma ti assicuro che anche stare dall’altra parte non è facile, sia economicamente, che a livello di gusto perchè se sei stato mal consigliato hai almeno 3 ore di massacro dei timpani che ti assicuro non è così bello da sentire.

    p.s. il mio locale può ospitare non più di 60 persone, quindi capisci bene come sia difficile per noi offrire cachet più alti; a meno che non si sposi la percentuale pura, sicuri del proprio seguito.

    grazie degli spunti che mi hai offerto

  82. carlo dameno

    08/06/2012 at 07:29

    ciao Iuri!! , bello l’artocolo!!! brao!, forse tranne l’ultima parte sul compenso che mi sembra un “di più”

    stammi bene!!! buona fortuna per tutto
    “carlo ottavo novantatrè”

  83. FunkeyMonkey

    15/06/2012 at 13:11

    Ciao, mi ha chiamato in causa un amico passandomi questo link.
    Infatti recentemente ho aperto un locale in Sardegna dove ho iniziato iniziato un progetto di musica dal vivo investendo qualche soldo in Italia disgraziatamente perchè sono innamorato della mia terra e della musica.
    Personalmente vivo a Londra, dove mi è capitato di girare tanti locali che fanno musica. La piazza di Londra è in assoluto quella in cui i locali sfruttano(usando e abusando) il live per intrattenere i propri clienti.

    Ebbene la situazione è molto diversa dal punto di vista musicale ma non dal punto di vista gestionale.

    I locali nell’80% dei casi ti fanno le stesse domande che ti fanno in Italia solo in maniera più dettagliata e professionale.
    Sempre nell’80 % dei casi si va a suonare gratis fino a quando non ci si costruisce un certo nome e pubblico.

    Ora per dare un esempio, fra le prime cose che chiedono i locali sono “il numero di like sulla tua fan page”. Cioè i gestori vogliono capire la potenzialità del loro investimento e di sviluppo di un pubblico per la loro serata.

    Alcuni locali per un certo tipo di musica pagano è vero ma selezionano molto e tengono una stretta cerchia di gruppi che risolvono grandi grane.

    Quindi non è vero che i musicisti non devono fare pubblicità…
    Come tutti i professionisti ….quelli veri, devono farsi pubblicità e ingrandire la cerchia dei propri fans e se non hanno un agenzia alle spalle devono farlo da soli. Il problema è che in italia si pensa che un artista sia un anarchico che capisce solo di musica …ma purtroppo molto spesso l’arte è una cosa di cui ci si riempie la bocca e basta e i professionisti si contano sulla punta delle dita e spesso sono solo loro ad essere coscenti delle dinamiche del Marketing della musica.

    Il problema è inoltre mentale perchè in Italia i giovani che suonano, dopo pochi mesi gia si sedimentano nel pensiero che la musica sia solo un passatempo o un arrotondamento e diventare famosi sia comunque impossibile…
    Non c’e’ un vero fermento culturale.
    Fuori ci si crede molto di piu’ insomma, la colpa non e’ dei locali ma dei locals!

  84. Pingback: Caro gestore di locale ti scrivo… | Spazio alla musica

  85. Peihana

    02/07/2017 at 19:48

    Ciao a tutti!
    Vi segnalo una nuova app disponibile sul PlayStore per Android, che recensisce locali di musica live, riportando informazioni appositamente per musicisti! ecco il link:

    https://play.google.com/store/apps/details?id=dev.peihana.yourbestlive

  86. Alessio

    08/10/2017 at 20:11

    Il Blitz che citavo in un commento, purtroppo si sarebbe dimostrato presto proprio specializzato in tributi e cover band (e sempre i soliti a girare ogni mese o quasi, e ai soliti nomi ovviamente), oltre alle occasionali clinics e dintorni (cioè roba principalmente da musicisti, da “segaioli” della tecnica ecc., e spesso finiscono per fare cover anche quelli non avendo magari mai scritto nulla personalmente, avendo sempre fatto i puri turnisti, gli insegnanti e gli endorser/presentatori delle varie marche e cose del genere), quindi uno dei locali più sprecati che esistano e gestito con mentalità e ignoranza totale riguardo appunto tutte le band inedite più o meno brave che ci sono in giro e che dovrebbero essere fatte conoscere ai frequentatori abituali del posto, che proprio perché li ha e sono anche tantini di solito, potrebbe farlo con un minimo coraggio in più, ma ripeto, la mentalità è quella tipica opposta.

  87. Piero Grepioni

    24/01/2019 at 10:03

    Ciao ragazzi, mi chiamo Piero e sono il bassista di un gruppo che , guarda caso, fa cover, ma non quelle commerciali, parlo di Wilson Pickett, Willie Dixon, Elvis Presley, Otis Redding, CCR, per arrivare a qualcosa di un pò più recente, ma non oltre gli anni 90. Noi siamo un gruppo di 6 personaggi non più giovane (media 60), che ci troviamo una volta alla settimana per ca.3 ore. Lo facciamo per divertimento e abbiamo fatto anche qualche serata all’ aperto in occasione di aperitivi e feste paesane. Qui a Bologna si fa una gran fatica trovare da suonare, anche perchè molti locali non hanno il posto per 6 persone.Ora vi chiedo: non siamo musicisti veri e propri, siamo, come ha scritto qualcuno, meri esecutori. Non vedo perchè non possiamo o non dobbiamo suonare nei locali solo perchè non facciamo musica originale. Ritengo che il genere che proponiamo, anche se cover, sia un bel genere e penso che ci siano persone che lo apprezzano. Buona giornata a tutti e buona musica.

  88. Alessio

    07/04/2019 at 22:40

    Piero, in generale se non hai capito perché per molti appassionati e musicisti (e per fortuna anche per vari proprietari di locali e organizzatori vari) trovano inutili o addirittura dannosi tributi e cover band, beh, non so che dirti e come spiegarlo di nuovo.

    Ok che chi come voi ammette di non avere alcuna ambizione particolare, per l’età ecc., e di suonare giusto quando capita in locali o feste private o aperitivi ecc., e facendo anche brani di band tutte o quasi tutte non più attive né in studio né tantomeno live, è uno dei casi che anche chi come me è contro tributi e cover band trova “meno gravi” diciamo, proprio perché, almeno dal vivo, quelle band e artisti ormai non si possono più ascoltare in forma originale, rispetto a chi scimmiotta nomi vari italiani o esteri che sono ancora in piena attività anche con concerti.

    Però il punto-base rimane lo stesso sempre, soprattutto se uno rifà i brani più o meno alla lettera senza volerli reinterpretare a modo molto personale o addirittura stravolgendoli, portandoli in altri stili e cose del genere: sono e restano brani di altri, e la cosa è innaturale specialmente nei generi vari “popolari” e non classica e pochi altri campi, perché da sempre chiunque inizi a suonare e voglia farlo nel tempo e proponendosi in pubblico, con ambizioni o meno, che siano giovani o già più o meno adulti e di qualsiasi città o nazione, lo fa componendo brani propri e cercando di farsi conoscere e apprezzare per quelli, non parassitando altri, famosi e storici o anche fossero gruppi più “di culto”, di nicchia ecc., il principio rimane lo stesso.

  89. F

    13/08/2022 at 01:12

    Pur essendo musicista, mi trovo piuttosto in disaccordo con l’analisi dell’articolo. Il gestore del locale svolge un’attività economica, a fine mese deve tirare una riga e far saltare fuori un bilancio positivo. Non gli puoi chiedere di “fare cultura”, perché non è compito suo e se lo facesse finirebbe per chiudere in un paio di mesi. Non è la RAI che prende soldi dal canone e dallo stato, a prescindere dalla qualità delle trasmissioni.
    Il gestore offre un servizio per farsi pagare dai clienti. Punto. Il vero problema è che mancano i clienti. Se ci fossero masse di giovani alla ricerca di locali dove poter sentire musica live, e magari pure inedita, credo che i gestori non avrebbero nessun problema a fornire questo servizio, anzi. Un esempio lampante sono le discoteche, nate come funghi anche nei posti peggiori. Perché? Perché ogni weekend si riempiono di gente e fanno incasso.
    Il problema, appunto, è che manca la richiesta. Se i tributi sono gli unici a muovere un minimo di clientela, perché mai i gestori non dovrebbero farli suonare? Ripeto, i gestori danno quello che la clientela chiede. Se come ascoltatore sono stanco di sentire tributi, faccio a meno di recarmi nei locali che li fanno suonare, ricercando invece chi fa musica originale. Ma se la maggior parte del pubblico continua a seguire e a volere i tributi, che colpa ne ha il gestore?
    Purtroppo il cambiamento delle abitudini e degli interessi dei giovani e del loro modo di socializzare e di passare tempo assieme ha determinato la scomparsa della domanda di musica originale o perlomeno la ricerca di band originali. Su questo pesa anche l’appiattimento dovuto alla globalizzazione e alla standardizzazione del pensiero.

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