Dopo l’uscita di Pneumologic nel 2013, gli ORNAMENTS, formazione post-metal di Bologna con alle spalle una carriera già molto lunga in cui hanno potuto condividere il palco con nomi come Converge, Daughters, Playing Enemy e Red Sparrowes, si spostano verso un approccio molto più freddo, razionale, matematico. Nel 2015 nasce così Metamorphosplit, un album evocativo e dai toni scuri, in cui si sfidano a duello con il duo grind-experimental degli Zeus!. In quella stessa sessione di registrazione, gli Ornaments incidono le basi ritmiche di altre due tracce, terminate un anno dopo.Si tratta di Chione e Chladni, brani post-rock strumentali ispirati rispettivamente dal mito greco della dea della neve Chione e dalla figura di Ernest Chladni, considerato uno dei precursori della Cimatica, pseudo-scienza che studia l’azione delle onde sonore sulla materia, in grado di generare forme geometriche. Le due tracce finiscono nell’EP Cymatic, il cui mastering viene affidato a Noah Landis, creatore dei campionamenti e dei suoni elettronici dei leggendari Neurosis, e il cui ascolto in anteprima esclusiva è stato reso disponibile a noi di Rockon.
Nel ringraziarli, abbiamo deciso di raggiungere Davide Gherardi e Alessandro Zanotti per un’intervista sulla realizzazione dell’EP e sulla loro attività, disponibile di seguito subito sotto allo streaming di Cymatic.
Rompiamo il ghiaccio con la classica domanda di rito: qual è la storia che, nel 2003, vi ha portati alla scelta del nome Ornaments?
D – Quando abbiamo avviato il progetto Ornaments, il concetto di band strumentale, così come applicato al post-hardcore o al post-metal, non era particolarmente diffuso o praticato, certamente non come lo è divenuto in tempi molto recenti. Nel 2003 la mia visione ideale di band strumentale era derivata dall’ascolto di formazioni eccentriche, come il trio tedesco dei Fleischmann, oppure da dischi sperimentali pubblicati da etichette di nicchia come Alternative Tentacles, Skin Graft o Ebullition Records, e, ancora, dalle suggestioni tratte dai classici del kraut-rock e del rock psichedelico degli Anni Sessanta e Settanta (Neu!, Pink Floyd, King Crimson, etc.). Ispirandoci alla storia di band la cui portata andava ben oltre l’ambito musicale, volevamo associare al nome della band qualcosa che scavasse nell’inconscio collettivo, facendo riferimento a simboli universali. Mi ricordo che in quel periodo studiavo le discipline archeologiche e leggevo molti libri di Leroi-Gourhan (un grande etnologo che è stato tra i primi a classificare gli utensili e le tecnologie preistoriche). Chissà, forse è anche in virtù di questo tipo di suggestione che abbiamo infine scelto il nome “Ornaments” che, oltre a rimandare agli oggetti rituali, e dunque all’onnipresenza della ritualità nella storia umana, costituisce un implicito omaggio ad una band da noi molto amata: i Rorschach. Nel loro disco capolavoro – Protestant – è difatti contenuta una canzone che si chiama proprio così.
Dal 2006 al 2010, la vostra attività subisce una battuta d’arresto. Che effetti ha avuto una pausa di ben quattro anni sulla vostra produzione?
D – Nel frattempo avevamo tutti quanti maturato delle nuove esperienze musicali, suonando in altre band o crescendo professionalmente in ambiti affini (il nostro bassista lavora come fonico ed il nostro batterista è un insegnante di batteria). Dunque quando ci siamo ritrovati, a distanza di quattro anni, siamo riusciti a recuperare abbastanza rapidamente quell’alchimia mentale e quell’unità di intenti che costituiscono due fattori determinanti per dare sostanza al percorso di una band e facilitarne la fase creativa.
Nel 2013, a 10 anni dalla vostra fondazione, tornate con il vostro primo full lenght ispirato a concetti medico-esoterici, Pneumologic. Nel 2015, con Metamorphosplit, vi ispirate invece alle composizioni e alle visioni grafiche di Escher. Come avvengono queste fasi di “influenza” da parte di temi così importanti e, se vogliamo, complicati? Sono frutto di una vostra ricerca personale o sono figlie di incontri casuali che avvengono nelle vostre vite?
D – Forse la verità sta nel mezzo. Nel senso che si è trattato d’incontri fortuiti. Ma pure fortemente desiderati, ricercati, auspicati, e in fondo sono stati incontri accaduti anche perché noi stessi, nel frattempo, avevamo creato le pre-condizioni essenziali perché si verificassero.
Dopo medicina esoterica e arte matematica, tornerete fra pochissimi giorni con un EP, Cymatic, in cui sono presenti due brani legati rispettivamente alla mitologia greca della dea Chione e al precursore della scienza delle onde, la Cimatica, Ernest Chladni. Ancora una volta due temi molto particolari e importanti. Ce ne potete parlare?
A – Faccio un passo indietro. La scelta dei temi che trattiamo e sviluppiamo durante la composizione dei brani (e di conseguenza i loro titoli) , deriva spesso dalle suggestioni che utilizziamo durante il loro concepimento. Tali suggestioni sono assolutamente funzionali a determinare l’andamento dinamico, la sua intensità, il tono e l’approccio. Questo processo non è casuale ed è strettamente legato ai nostri percorsi individuali (ai nostri interessi del periodo, alla nostra necessità comunicativa). Senza queste suggestioni e senza il messaggio implicito che inseriamo in un titolo, la musica strumentale (che quindi non segue la logica emotiva tracciata da un testo cantato) diventa spesso un puro esercizio di stile.
Chione è la dea della neve, del gelo, figlia del vento (Borea). Rimase incinta di Poseidone dio del mare. Impaurita dalla possibile reazione del padre alla sua gravidanza, appena dato alla luce il figlio decise di scagliarlo in mare. Sono rimasto colpito da questa vicenda, dal carattere umano che acquista la dea Chione nel momento in cui viene esposto un suo contrasto interiore, nel momento in cui mostra il fianco e cede a una emozione considerata normalmente da allontanare: la paura. Questo ritratto di fragilità e sconsideratezza ci rende più vicini.
Ernest Chladni ha condotto studi sulle forme geometriche assunte da una sottile polvere posata su membrane metalliche se queste ultime vengono sottoposte a vibrazioni di intensità conosciuta. Il legame tra vibrazioni e onde sonore è indissolubile. Il carattere morfogenetico delle onde sonore viene chiamato Cimatica, appunto (Hans Jenny all’inizio del novecento). Il legame tra matematica, geometria, onde sonore, e il loro effetto sulla materia, sono la base stessa della musica. Queste considerazioni sono state per noi fondamentali per il processo compositivo alla base di questo EP (e di Metamorphosplit).
Nonostante la forte componente sperimentale, sia in Chione che in Chladni, così come nei vostri lavori precedenti, è sempre percepibile un fil rouge di fondo che assomiglia a una struttura matematica, o meglio, geometrica. E’ così? Come nascono i vostri pezzi?
A – Ho in parte risposto qualche riga sopra. Questi due brani sono stati scritti nel medesimo periodo in cui hanno visto la luce le tracce contenute in Metamorphosplit. In quel periodo eravamo alla ricerca di un approccio compositivo più freddo e razionale, più matematico e tagliente. L’idea di partenza era quella di riuscire a mantenere intatto il carattere evocativo della nostra musica, pur dedicandoci a una composizione più serrata e contraddistinta da un respiro ritmico più incalzante e inusuale per il genere. Aver condiviso il palco (e uno split a seguito) con gli Zeus! è stato per noi in un certo senso illuminante. Come dicevo, e come hai giustamente colto, la consapevolezza che la musica si basi su principi matematici, e che generi geometrie, può a un certo punto diventare un’evidenza, una ricerca, e in alcuni casi una necessità!
I due pezzi sono stati affidati a Noah Landis (Neurosis) per la fase di mastering. Quale valore aggiunto credete abbia apportato il suo contributo?
D – Noah si è rivelato un tecnico molto competente e ha certamente contribuito a dare un’impronta cruda e viscerale all’atmosfera dei brani registrati. La mia sensazione è che non si sia posto assolutamente degli scrupoli a spingere sulle frequenze. Insomma, in puro stile “ti spacco i timpani e anche le casse dello stereo”.
Ad agosto condividerete nuovamente il palco con i Converge in occasione del Disintegrate Your Ignorance Fest 2016. Che impatto avete la sensazione abbiano i vostri brani quando vengono eseguiti dal vivo?
D – Molto probabilmente eseguiremo anche alcuni brani tratti dal nuovo disco di prossima uscita oltre che quelli tratti da Cymatic EP. Siamo sicuri che sarà una bella serata!
E, nello specifico, che reazione sperate possa suscitare nel pubblico Cymatic?
A – In tutta sincerità, non lo so proprio. Non nutro una vera e propria speranza o aspettativa. Penso che Cymatic chiuda in modo naturale ed esaustivo un altro nostro capitolo, iniziato con Metamorphosplit.
I nostri brani non possono costituire musica da sottofondo, non scivolano lisci, piuttosto tenderanno a infastidirti se non ti piacciono. Quello che mi auguro probabilmente, e forse questa può essere vista come una speranza, è che chi si avvicina a Ornaments lo faccia con il desiderio di ascoltare prestando attenzione, con la giusta dose di calma e dedizione.
Se la nostra musica viene avvicinata col rispetto di cui noi ci serviamo per comporla, beh, non penso di poter chieder di più.
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