Foto di Oriana Spadaro | Articolo di Chiara Amendola
È uno di quei venerdì sera che fai fatica a crederci. Dopo una lunghissima settimana scandita da riunioni pesantissime, paragonabili a un vertice del G8, il mood non è dei migliori ma esco di casa illudendomi che qualcosa possa purificarmi dalla tossicità che ho dentro, ed in effetti faccio bene.
Mi ritrovo in un meraviglioso luogo a Milano che non conosco, l’Orto Botanico di “Città Studi”, per il concerto di Marianne Mirage, una delle voci italiane che più mi incuriosisce.
Improvvisamente la serata si trasforma in una inaspettata esperienza multisensoriale che cancella la parola odio dal mio vocabolario, trasportandomi in un viaggio introspettivo del tutto nuovo per me.
Avevo già provato sulla mia pelle gli effetti benefici dell’ascoltare “MIRAGE”, il nuovo album di Marianne ma viverlo è stato qualcosa di trascendentale, il concerto di questa stasera è totalmente immersivo e pensato per il pubblico.
Marianne compare tra le radure di un verde dalle mille sfumature, si esibisce insieme a Marquis, suo giovanissimo produttore.
Il suo stile è pura creatività: si muove come un camaleonte nel suo nuovo look che mette da parte la chioma selvaggia in cambio di lunghe trecce, è un artista poiliedrica, ambientalista praticante ed insegnante di yoga, così amante della natura che la location di questa sera non è stata un caso ma scelta di proposito per amplificare il concetto che è alla base del suo lavoro discografico.

Il nuovo album rappresenta infatti un nuovo modo di sperimentare la musica e unisce note, vibrazioni e respiro del corpo, presentandosi a tutti gli effetti come un disco per una pratica di yoga.
Il live procede oltre i confini e senza un genere preciso alternando tante sonorità, dal jazz all’atmosfera delle colonne sonore italiane degli ‘anni 60, fino al misticismo.
La musica guida il pubblico dall’inizio alla fine. La sensazione è quella di recuperare del tempo da dedicare solo a se stessi ed entrare in un ascolto emotivo.
“Deserto Rosso” e “L’eclissi”, brani d’ispirazione “antoniniana”, sono essenza rigenerante, che rimanda all’universo della meditazione, “La mia voce”, introdotta dal suo bassista romagnolo di fiducia, diventa apoteosi di tutta la sua intrigante femminilità.
Durante il live Marianne parla di libertà e vengo distratta da una bambina che balla a piedi nudi sul prato in preda a un soave tarantismo, e credo che non ci sia immagine più vicina a questo concetto.
Il concerto finisce presto, davanti a un tramonto bellissimo che è ancora troppo poco per un artista che dovrebbe dominare palchi che sfiorano il cielo.
Grazie Marianne.
Clicca qui per vedere le foto di Marianne Mirage in concerto a Milano (o sfoglia la gallery qui sotto)

Scaletta del concerto di Marianne Mirage a Milano
- Deserto Rosso
- L’eclisse
- Donna, nessuno conosce le tue intime ricchezze
- Manipura
- Lullaby Divine
- La mia voce
- Vedo al Buio
- Armonia
- Somebody to love – Cover

Roberto Martini
11/07/2021 at 13:57
Bell’articolo
Marianne è un Mirage
Originale nella voce e questa produzione non ha confini ed esalta tutta la bellezza la sensualità che trabocca dalla sua innata vitalità.Siamo di fronte a qualcosa di molto interessante,appena partita.Buon Viaggio