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Reportage Live

TY SEGALL: reportage e foto del concerto all’Interzona di Verona

Articolo di Alberto Bettin | Foto di Emanuela Vigna

E’ sempre complicato scrivere e condividere le emozioni di un concerto che aspetti da tempo, del tuo idolo. Si perché Ty Segall è il mio idolo: geniale, estroso, mai banale, con una vena creativa invidiabile. Arrivare all’ottavo album e aver sbagliato pochissimo nella tua carriera non è cosa da poco.

All’Interzona di Verona si celebrava l’ultima tappa di tre in Italia del tour di Manipulator: ultima creatura del californiano che stupisce da subito tutti i presenti: durante l’esibizione dei JC Satan (band rivelazione !!! consigliatissimi ndr) cha aprivano la serata se ne esce sul palco con un Monkey Mask. Poi se ne esce di nuovo con il cestino delle arachidi presente nel backstage e le offre al pubblico e si crea magicamente un clima familiare.

Capisco che Ty Segall è diverso perché se ne frega delle convenzioni: durante il cambio palco la chitarra, l’amplificatore, i cavi, i pedalini se li monta lui. E sempre con il sorriso in bocca. Così per tutta la serata. Finite le operazioni tecniche prende e se esce a bordo palco con i panini destinati alla band e li offre a tutti noi delle prime file.

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Poco dopo inizia il concerto.
Qualcuno scomoda Iggy, i Sonics, i Black Flag per capire e inquadrare Segall. Operazione inutile. Perché se si ascolta bene Manipulator si capisce che c’è qualcosa di più: il californiano ha assimilato tutto il rock, l’alternative e il grunge che si trova in giro per gli States, ha mescolato il tutto con il piglio indie della generazione post Cobain e lo porta sul palco con rabbia ma sempre col sorriso in bocca. E’ questa la nota più assordante e ridondante. Si, ci sono gli accordi minori e gli assoli potenti di chitarra (che tutti i gruppetti “indie” non sanno nemmeno cosa siano) ma la forma canzone è solida, veloce, immediata senza nessun di più. Splendida l’esecuzione di Tall Man, Skinny Lady. Certo, Mikal Cronin al basso e Emily Rose Epstein alla batteria aiutano molto Mr Segall nel palco: anche un paio di piccole sbavature sono sorpassate con un sorriso e un cenno di intesa. Musicisti dotatissimi e preparati come loro possono permettersi tutto. Assoluta e potentissima la resa di Thank God For The Sinners (la migliore a mio parere).

Tutto questo per dire che è difficile spiegare a cosa si è assistito a Verona con Ty Segall sul palco dell’Interzona: surreale e d’altri tempi.

Grazie genio biondo californiano. A presto.

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