Articolo di Adriana Panico | Foto di Davide Merli
Se il Pantheon avesse uno strobo sferico a specchio di sicuro ci sarebbe lei a ballarci sotto. Stasera invece è quello dei Magazzini Generali e riflette le paillettes rigorosamente fucsia della regina del pop britannico, Sophie Ellis Bextor.
Sette album all’attivo, una serie di mini-video girati in pandemia, un podcast dove parla con altre donne/mamme della difficoltà di far quadrare tutto (Spinning Plates per i curiosi o per chi deve gestire, tra le altre cose, cinque figli come lei), la cantante approda a Milano pronta a farci ballare al ritmo inconfondibile di celebri hit, leggendarie cover e qualche nuova sonorità. L’attacco dal palco illuminato a neon dello stesso colore dell’abito è una dichiarazione d’intenti. Parte Crying at the Discoteque e inizia il delirio della folla, mentre onstage ecco l’inarrestabile serie di piroette di Sophie Ellis Bextor.
Take Me Home segue la stessa falsariga danzante al termine della quale si prende il primo di svariati momenti chiacchiericci della serata. Qui è per salutare il pubblico e confessare il suo amore per Milano sin da quando era bambina. In questa città a suo avviso c’è tutto: i grattacieli, un magnifico stadio, rispettabilissimo calcio con relative squadre (da buona Inglese non può essere immune alla magia connessa a quell’altra palla che danza al tocco di undici uomini sparsi su un tappeto di erbetta), la cultura, la musica.

Per quanto riguarda quest’ultima lei vuole fare la sua parte e sentenzia Music Gets The Best of Me, riprendendo a volteggiare su sé stessa in un vortice mistico ed estatico al tempo stesso che travolge il pubblico. Fa il primo wheelspin, omaggio alle ruote colorate che si trovano in alcuni posti inglesi: un semplice “gira la ruota” e saprai che brano devi ballare.
Con le mani illustra la coreografia di Hypnotized prendendosi un altro momento di connessione verbale con il pubblico. Impossibile non seguirla. È la volta di una pausa dalla danza. Sola su uno sgabello accompagnata dal chitarrista per una versione acustica di Young Blood. Sembra una crisalide e infatti spicca il volo su una fioritura, quella di Hearing In Colour, brano dell’ultimo album Hana, frutto di un recente viaggio in Giappone di cui conserva influenze synth e prog-rock molto diverse da quelle della disco music e del synth-pop Anni ’80 che hanno caratterizzato la gran parte della sua produzione musicale.
Sparisce per un attimo mentre la musica continua e riappare dando una lezione di stile: cambio d’abito. È la volta di body e kimono con frange di uno sfavillante argento. Come lo strobo a specchio. Gira la ruota, di nuovo, gira pure lei, ancora, con Me and My Imagination e con le note della celebre Get On You.

Via di medley inaugurato con Lady di Modjo, meravigliosa proprio come l’antidiva del pop (praticamente un miracolo) con l’anima tonica che ci sta davanti agli occhi.
Like a Prayer, presa in prestito da una iconica Madonna, è una consacrazione: il tempo in questa sala non esiste. Esiste il ritmo e trionfa con la hit tra le hit che l’ha portata in vetta alle classifiche di tutto il mondo 23 anni fa e di nuovo oggi per via di quella scena di quel film (spolier: Saltburn): Murder On The Dancefloor.
In questa serata di serendipity vestita di lustrini e pailletts scintillanti, la musica di Sophie Ellis Bextor è una catarsi di leggerezza e un inno a lasciarsi andare, a non iper-analizzare tutto. L’encore fatto di Bittersweet e una soprendente A Pessimist Is Never Disppointed solo voce cantata al buio dalla balconata è un cerchio di luce che si chiude. Un cerchio fattosi dance floor senza tempo dove l’unica cosa che conta è: “you’d better not kill the groove”.
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SOPHIE ELLIS BEXTOR – La scaletta del concerto di MILANO
Crying at the Discoteque
Take Me Home
Music Gets the Best of Me
I Won’t Change You
Hypnotized
Young Blood
Hearing in Colour
Me And My Imagination
Get Over You
Medley: Lady (Hear Me Tonight) / Groovejet (If This Ain’t Love) / Can’t Fight This Feeling / Gimme! Gimme! Gimme! (A Man After Midnight)
Not Giving Up On Love
Like a Prayer
Heartbreak (Make Me a Dancer)
Murder on the Dancefloor
ENCORE
Bittersweet
A Pessimist Is Never Disappointed
