Articolo di Matteo Pirovano | Foto di Davide Merli
Halloween – Dr. Stein – I’m Alive – If I Could Fly – Are You Metal? – Kids of the Century – Waiting for the Thunder – Perfect Gentleman – Starlight / Ride the Sky / Judas – Heavy Metal (Is the Law) – Forever and One (Neverland) – A Tale That Wasn’t Right – I Can – Drum Solo – Livin’ Ain’t No Crime / A Little Time – Why? – Sole Survivor – Power – How Many Tears – Eagle Fly Free – Keeper of the Seven Keys – Future World – I Want Out
Questa volta parto dal fondo, dalla setlist eseguita, perché basterebbe solo quella per darvi l’idea della grandezza di un concerto indimenticabile atteso per ben 11 mesi, più nello specifico da tutta una vita visto che, per limiti anagrafici, la mia storia live con gli Helloween nasce nel 1994, a ridosso della pubblicazione di Master of the rings, in piena era Andi Deris.
Il ritorno in formazione degli storici Mickael Kiske e Kai Hansen era un’occasione per vedere “al completo” una delle band che ha issato e continua a sventolare il vessillo del power metal da ormai quasi 35 anni, una reunion che sembrava impossibile sino a qualche anno fa. Chi avrebbe scommesso un soldo sulla riappacificazione tra Weikath e l’odiato “Mr. Ego”’? (no, non si sono spinti al punto di suonare pure quella).
Insomma, un’occasione imperdibile e probabilmente irripetibile alla quale non si poteva mancare. In linea col mio stesso pensiero il folto pubblico del Mediolanum Forum di Assago, location dell’unica tappa italiana del Pumpkins United World Tour.
A detta di Andi Deris un pubblico di ben settemila persone, un’infinità se pensiamo ai numeri medi sui quali la band di Amburgo si è assestata negli ultimi 20 anni.
Insomma l’attesa era palpabile. Le voci provenienti dalle prime date sudamericane hanno destato più di una preoccupazione per i sospetti di utilizzo del playback (incredibilmente poi confermati dalla band stessa) a causa di presunte sofferenze vocali di Kiske sul quale, inevitabilmente e per più di un motivo, sono stati e saranno puntati gli occhi per tutta la durata del tour.
Nonostante le concrete preoccupazioni una prova più che sufficiente tra interpretazioni quasi perfette (“Eagles fly free”) e dimenticabili (“Kids of the century”).
Ma l’emozione di rivederli tutti insieme sullo stesso palco ha portato in secondo piano alcuni passaggi sottotono, alcuni problemi tecnici alla chitarra di Weikath e suoni che all’inizio sembravano non essere perfetti, i 14 minuti iniziali di “Halloween” hanno dato il via ad un vero e proprio viaggio nel tempo cancellando tutto il resto.
La setlist ha abbracciato tutta la discografia della prima parte di carriera (con l’esclusione prevedibile del materiale proveniente dal controverso “Chameleon”) tralasciando completamente diversi lavori degli ultimi dieci anni di carriera dai quali sono state suonate solo la bella “Waiting for the thunder” e la potente “Are you metal?”. Ben otto sono stati invece i pezzi estratti dal doppio “Keeper”, com’era giusto che fosse. Ma la vera sorpresa di serata è stata la prova di un ispiratissimo Kai Hansen, superlativo. I noti problemi di voce che lo hanno afflitto negli ultimi anni, uniti a quella che sembrava essere una vera e propria resa a seguito dell’inserimento nei Gamma Ray di Frank Beck, lasciava più di una perplessità sulla sua tenuta live, timore spazzato via da una prova chitarristica e vocale sontuosa incorniciata nell’esecuzione di un bellissimo medley composto da “Starlight”,”Ride the Sky” e “Judas” e della successiva “Heavy Metal Is the law”. Kai Hansen ha una vocalità particolare, capisco possa piacere o meno, ma la sua prestazione è stata ineccepibile.
Ottimamente riuscito anche l’intermezzo acustico con “Forever and One” e “A Tale That Wasn’t Right” cantate efficacemente a due voci dal duo Deris/Kiske, due frontmen che non potrebbero essere più differenti nel loro approccio al palco.
È una festa, lo è per il pubblico e sembra esserlo anche per loro sul palco, poco interessa quanto di vero ci sia nei molteplici abbracci che ci sono stati durante lo show, per una sera voglio pensare che sia stato tutto vero e che in fondo la vita sia fatta di momenti di allontanamento ma anche di sincere riappacificazioni.
In questo clima di festa e di celebrazione di un passato ormai lontano non poteva mancare un ricordo allo storico drummer delle zucche, Ingo Schwichtenberg, suicidatosi una ventina d’anni fa. Daniel Löble si è lanciato nell’esecuzione del suo assolo mentre sullo schermo posizionato a centro palco le divertenti animazioni delle zucche, trasmesse sino a quel momento, lasciavano spazio alle immagini dello scomparso Ingo, un momento toccante che è proseguito con il ricordo da parte di Kai Hansen del recentemente scomparso Malcolm Young, ora nell’olimpo del rock insieme a Lemmy a vegliare su di noi.
Una chicca assoluta è stata l’esecuzione, sebbene parziale, della B-side del singolo di Dr. Stein, “Livin’ Ain’t No Crime”, assente dalle setlist della band da 25 anni (prima di questo tour), suonata a titolo di “intro” della storica “A Little Time”.
La serata si è conclusa come al solito sulle note della doppietta “Future World” e “I Want Out”, tra le urla convinte di un pubblico rapito intento ad accaparrarsi uno dei palloni a forma di zucca prima dell’esplosione di coriandoli finale.
Chiuderò questo report con un semplice aggettivo che riassume quanto visto: EPICO.
Clicca qui per vedere tutte le foto di Hellowen a Milano (o sfoglia la gallery qui sotto).
HELLOWEEN – scaletta del concerto di Milano
Halloween
Dr. Stein
I’m Alive
If I Could Fly
Are You Metal?
Kids of the Century
Waiting for the Thunder
Perfect Gentleman
Starlight / Ride the Sky / Judas
Heavy Metal (Is the Law)
Forever and One (Neverland)
A Tale That Wasn’t Right
I Can
Drum Solo
Livin’ Ain’t No Crime / A Little Time
Why?
Sole Survivor
Power
How Many Tears
– – – – – – – – – – –
Eagle Fly Free
Keeper of the Seven Keys
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Future World
I Want Out
