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DOGSTAR live a Torino: oltre a Keanu Reeves c’è di più?

Articolo di Umberto Scaramozzino | Foto di Luca Moschini

Dopo vent’anni di silenzio, nel 2023 i Dogstar hanno deciso di tornare in attività e di farlo con una certa risolutezza, con tanto di pubblicazione di un nuovo album – Somewhere Between the Power Lines and Palm Trees – e annesso tour, conclusosi alle OGR di Torino, il 30 giugno 2024, in occasione del progetto OGR Sonic City, anteprima della rassegna estiva Sonic Park Stupinigi . Se non avete mai sentito parlare dei Dogstar non vi preoccupate: è assolutamente normale, oggi come vent’anni fa. Vi stupirà però sapere che, al netto di numerose note a margine assolutamente necessarie, i Dogstar vantano in formazione quello che, dati alla mano, potrebbe a tutti gli effetti essere il bassista più conosciuto al mondo.

Sì, perché quel bassista è l’atipica e amatissima superstar cinematografica Keanu Reeves. Difficile dire se Keanu sia la fortuna o il limite di questa band. Chiaramente se i Dogstar riescono a fare quattro date in Italia e a registrare un sold out alle OGR di Torino è quasi esclusivamente merito della sua presenza, ché quando ti ricapita di vedere il volto di Neo e di John Wick suonare il basso a pochi metri di distanza? Dall’altro lato, però, la sua ingombrante presenza non lascia spazio a molto altro.

Vedere Keanu Reeves dal vivo, dicevamo, è dunque un motivo più che valido per munirsi di biglietto e recarsi alle OGR di Torino. E non è un caso così isolato: in realtà di star di Hollywood prestate al mondo della musica ne troviamo molte più di quelle che possono venire in mente così, su due piedi. Tra i protagonisti di incursioni nel music business abbiamo Jamie Foxx, Scarlett Johansson, Robert Downey Jr., Kevin Bacon e Hugh Laurie, giusto per citarne alcuni. Ma ci sono anche molte nuove star televisive che si sono distinte per interessanti percorsi paralleli. Un caso eclatante riguarda il cast di Stranger Things, che vanta addirittura tre carriere musicali di successo: Maya Hawke, Jamie Campbell Bower e più recentemente persino Joe Keery, noto con il moniker Djo. E poi ancora, come dimenticare il bellissimo progetto She & Him dell’attrice americana Zooey Deschanel, in duo con M. Ward

Musica e cinema sono due mondi che continuano a intersecarsi, sempre più spesso, talvolta con storie di grande successo. Il punto è che il più delle volte sono i musicisti e i cantanti ad avere successo nel mondo del cinema, non viceversa. Pensate a Lady Gaga, che con il suo ruolo da protagonista in A Star is Born ha ottenuto una candidatura ai Premi Oscar come migliore attrice (ha vinto invece quella per la miglior canzone originale, oltre al BAFTA per la miglior colonna sonora), oppure a Jared Leto dei 30 Seconds to Mars, che la statuetta l’ha persino vinta, grazie a Dallas Buyers Club. Al contrario, invece? Notevole quanto fatto da Johnny Depp con gli Hollywood Vampires – ma è anche facile che il progetto funzioni, se in squadra hai Alice Cooper e Joe Perry – ma per il resto poca roba. Proprio in questi giorni abbiamo visto Russell Crowe in tour in Italia con i suoi The Gentlemen Barbers, ma anche in quel caso si tratta di una bella e piacevole parentesi, nulla di più. Discorso a parte meriterebbe Ryan Gosling, che se tornasse con i suoi Dead Man’s Bones e desse un seguito al bellissimo album self-titled del 2010 darebbe a molti musicofili una grande e insperata gioia.

Concluso l’excursus, chiarito il contesto nel quale si inserisce una superstar come Keanu nella sua timida seconda vita artistica, il concerto com’è? Eh, purtroppo abbastanza fiacco. Se in lineup ci fosse stato ancora Richie Kotzen (turnista dal 2000 al 2002, prima dei due decenni di pausa) forse il livello generale sarebbe stato abbastanza elevato da scrollarsi di dosso la sensazione che siano “solo canzonette”, ma così non è. La serata parte comunque bene con una Blonde raggiante e vitale, ma l’entusiasmo va via via affievolendosi. Qualche sprazzo più interessante arriva quando Bret Domrose alla voce dà la sua migliore interpretazione del Bono Vox di fine anni Novanta, mentre Robert Mailhouse svolge bene il suo compito alla batteria e Keanu cerca in ogni modo di non catalizzare l’attenzione su di sé, restando timidamente in disparte e limitandosi a fare del suo meglio. Senza cattiveria e senza peli sulla lingua, però, non è abbastanza per creare reale una fanbase ed è improbabile che qualcuno sia disposto a spenderci nuovamente soldi al prossimo giro. Nonostante questo, i Dogstar si stanno divertendo molto e sembrano intenzionati a recuperare il tanto tempo perso. “Stiamo già lavorando a un nuovo album, che potrebbe uscire entro la fine dell’anno”, dichiara Domrose, che con la scusa propone qualche brano nuovo chiedendo un feeback live, creando anche così un bellissimo clima, molto disteso, che tutto sommato non può che creare una bella sinergia tra i musicisti e la folta platea di questo primo appuntamento di OGR Sonic City.

Abbiamo suonato in tanti posti ultimamente, ma questa data è l’ultima del tour e ci sembra particolarmente speciale”, dice Domrose col sorriso e con grande spontaneità. Ed è vero: nonostante i limiti di una serata nella quale il 90% dei presenti non conosce una parola delle canzoni ma cerca semplicemente di intravedere Keanu Reeves e portarsi a casa uno scatto o un video decorosi, si respira anche una forte empatia, che forse restituisce ai Dogstar molto più di quanto si aspettassero.

Per questo Reeves e soci regalano al pubblico torinese anche un brano fuori scaletta, un paio di cover d’ordinanza (The Cure e Ramones, per non sbagliare) e uno sprint finale con Upside e Jackbox che chiude lo show con un bel climax e una sensazione assolutamente piacevole. E comunque vada la futura carriera dei Dogstar, migliaia di persone potranno dire di aver visto “l’eletto” suonare il basso.

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