Connect with us

Hi, what are you looking for?

Recensioni

STU LARSEN – Marigold

Le circostanze mi hanno portato nel corso degli ultimi anni a vedere più volte Stu Larsen dal vivo, questo strano personaggio dalle gambe magroline, un cappello a tesa larga e sempre una vecchia Minolta in tasca. Al Serraglio di Milano le persone si erano sedute per terra spontaneamente, accogliendo con sguardi ammirati questo atipico cantautore che ha mollato tutto, dal lavoro ad una casa, per viaggiare con una chitarra (unica vera compagna, alla quale ha dedicato anche una canzone dell’album precedente) e poco altro. Nessun tour manager, a Stu piace guidare e pensare anche per diversi chilometri, nessun posto fisso e tanti amici che lo possono ospitare. Un album dietro l’altro contro ogni logica di mercato, le canzoni arrivano quando devono arrivare, e non importa se i fan non hanno ancora fatto in tempo ad imparare i pezzi nuovi, sarà per la prossima volta che di solito non è mai tra troppo tempo.
Questo, in sintesi, il mondo di Stu Larsen.

Marigold è un po’ questo, e la copertina è una dichiarazione d’intenti: Stu Larsen, così com’è, allo specchio, che si racconta. Un disco, non così diverso da come ve lo sareste aspettato se di Stu Larsen avete già ascoltato qualcosa, tuttavia, va detto, sempre un ottimo lavoro fatto di città, alcol, Whisky and Blankets, personaggi che sconvolgono per poi sparire velocemente, quieti dopo le tempeste e anche lunghi silenzi. Quello di Stu Larsen è un disco che parla di itinerari, che è l’ideale per un viaggio in macchina estivo, o anche per aiutarci ad evadere, in questi giorni complicati di quarantena, un disco per chi ha già trovato un equilibrio e per chi lo sta ancora cercando, per chi ama stare in casa, anche in quelle degli altri. Stu Larsen è semplice, sincero, è l’amico senza complicazioni che, però, di complicazioni ne capisce e non vede l’ora di parlarne, magari in un disco folk che possano ascoltare tutti.

Phone Call From My Lover sembra raccontare la fine di una storia d’amore mentre si è distanti, mentre si è in viaggio, come tutto cada a pezzi mentre si è in stati diversi e bisogna comunque proseguire, come se il viaggio, l’itinerare continuo e il collezionare attimi e persone irripetibili, sia in fondo l’unico personale scopo del cantautore, che non può che donarci una visione autobiografica e schietta, densa anche di oscurità e compromessi, di una vita vagabonda.

Marigold è un regalo, un mettersi a nudo e a raccontarsi senza filtri o stereotipi, un disco che, proprio per quest’animo narrativo amerà chi non mastica di folk. Un Jeff Buckley poco ispirato, e davvero senza pretese, un Bon Iver senza aggeggi elettronici, un amico che prende la chitarra a tavola al termine di una cena, un ascolto segreto di cui non dovreste privarvi.

Written By

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Scopri anche...

Reportage Live

Articolo e foto di Maria Laura Arturi Esistono diversi tipi di live: quelli mastodontici, epici, che lasciano il segno per la loro energia, le...

Locali

La stagione dell’Ohibò è iniziata da due mesi, ecco le selezioni musicali di Rockon per questo mese con il calendario dei concerti da non...

Tour

Dopo il successo degli appuntamenti dello scorso anno a Milano e Bolzano, il John Butler Trio torna in Italia per due nuovi concerti: mercoledì...