La Tempesta
Chi di noi non è nato per subire? Di questi tempi, poi, non ne parliamo! Stiamo pagando una crisi determinata dai potenti, che ci fanno subire le loro scellerate, criminali e vigliacche scelte finanziarie. Tuttavia, il titolo dell’ultimo lavoro dei tre pisani è stranamente coincidente con la crisi socio-economica ed infatti non ha nessuna pretesa di avere un’attinenza con l’attualità, ma noi l’abbiamo trovata, per cui ci ha fatto comodo utilizzarla per l’intro di questa recensione. Ad ogni modo il circo Zen ha centrato un’altra volta il bersaglio e a due anni da “Andate tutti affanculo” sono riusciti nell’intento di descrivere vizi e (poche) virtù di un paese culturalmente e socialmente allo sfascio come il nostro. Riprendendo stilemi del miglior cantautorato italiano, per intenderci quelli della lettura sarcastica dei mali sociali gli undici brani di questo disco scorrono facendo riflettere e divertire allo stesso tempo l’ascoltatore. Rispetto ai lavori precedenti questa volta la prospettiva è mutata, in quanto a parlare in prima persona sono i protagonisti delle canzoni, che si vestono di preghiere pagane e di fotografie impietose dell’“italiota” medio, a partire dall’agghiacciante affresco familiare di “Cattivo pagatore”, come anche “I qualunquisti”, nella quale i toscani descrivono la totale perdita di coscienza di classe dei ceti meno abbienti. Il disco è stato autoprodotto, ma in studio i tre pisano sono stati coadiuvati da Ivan A. Rossi e vi hanno partecipato numerosi ospiti: Ministri, Dente, Enrico Gabrielli, Alessandro Fiori, Nicola Manzan, Il Pan Del Diavolo, Tommaso Novi dei Gatti Mèzzi, Francesco Motta dei Criminal Jokers e Giorgio Canali. Quest’ultimo all’armonica e al “fatevi sfottere” de “La democrazia semplicemente non funziona”, un’altra impietosa fotografia di certi atteggiamenti italiani populisti ed effimeri. Uno dei brani che caratterizza maggiormente il disco è “L’amorale”, un perfetto manifesto ateo e nel quale gli Zen manifestano tutta la loro, condivisibile, insofferenza per l’oppressione del mondo clericale sulla vita sociale italiana. Musicalmente in questo disco, più che nel precedente, il trio è riuscito ad amalgamare il folk-punk con l’elettricità. È cresciuto il circo Zen, grazie anche alla lunga esperienza sul palco, dove hanno dimostrato di essere una delle formazioni italiane in grado di fare molto bene i concerti.
Vittorio Lannutti
