Tre settimane passate in Salento, nello studio di Roy Paci, dove Niccolò Fabi è stato insieme ai suoi musicisti per registrare il suo nuovo disco. Tre settimane di musica hanno dato vita a “Ecco”. Il disco, settimo della carriera di Fabi, esce a tre anni di distanza dal precedente, tre anni che hanno segnato un cambiamento, una svolta, un’evoluzione. “Ecco” si presenta così come si nomina, in modo semplice e immediato.
Il disco va giù come un bevanda calda in pieno inverno, scorre lungo la gola a riscaldare la temperatura interna dei sentimenti. Contiene undici tracce dal sapore anni ’70, dalle sonorità folk, undici ballate rock che prestano uguale attenzione a musiche e testi, per assomigliare e ispirarsi a quel cantautorato americano che non trascura nessuno dei due aspetti. Nel disco c’è un po’ di Bon Iver, un po’ di Andrew Bird, un po’ di Fink, un po’ di Damien Rice, ma c’è soprattutto, forte e chiaro, Niccolò Fabi nella sua infinita semplicità di poeta/cantautore. Il disco racconta le piccole cose quotidiane, perché anche con i gesti di tutti i giorni si possono cambiare le cose che non vanno bene.
Insieme a Niccolò, a suonare questo disco come fosse un live, Roberto Angelini, Pier Cortese, Andrea Di Cesare, Gabriele Lazzarotti, Daniele “Mr Coffee” Rossi, Riccardo Parravicini e Fabio Rondanini. Il contributo degli altri musicisti è fondamentale alla riuscita sonora del disco, che diventa quasi un’opera collettiva guidata però, dall’istinto puro di Fabi, che colpisce dritto l’obiettivo.
Si apre con “Una buona idea”, singolo di lancio, che dal primo istante promette bene e tiene alte le aspettative. Si raccontano la nuova malattia della società: l’egocentrismo, l’incapacità di ascoltare in “Io”, si riportano a galla i ricordi di infanzia, dei giochi che si facevano da bambini in “I cerchi di gesso”, che con ritmo cadenzato e con il suono possente degli archi ci porta fino a “Indipendente”, dove a risuonare è la tromba di Roy Paci, e che con la sua finale interrogazione “E’ poi felice chi è indipendente da tutto?” ci porta alla scoperta di “Elementare”, elogio delicato della bellezza delle cose più semplici. E poi ancora “Le cose che non abbiamo detto” dal ritmo serrato, la dolcezza di “Sedici modi di dire verde” e l’elogio del viaggio di “Lontano da me”. La conclusione arriva con la traccia che dà il titolo all’album, un grido sofferto in cui la voce di Niccolò si fa ruvida e graffiante, una promessa che non lascia spazio a dubbi, e una coda strumentale che ricorda le band del miglior rock inglese. Ritmo e melodia si mescolano e si alternano a costruire un equilibrio fatto di ballate rock e di testi che lasciano il segno.
“Ecco” è un viaggio, che dalla prima all’ultima nota, dalla prima all’ultima parola conduce alla scoperta di una musica che è insieme delicata e possente.
Roberta Cacciapuoti
