Quando sei la più piccola della casa, avere un fratellone che ti strappa la Barbie di mano e ti piazza davanti a un film di Charles Bronson può essere classificato come evento traumatizzante. Tanto da custodire inconsciamente queste reminescenze in qualche recondito angolo della mente, almeno fino al primo ascolto dell’ultimo EP dei Calibro 35, “Dalla Bovisa a Brooklyn”.
Come in quei giorni (ahimè lontani), mentre partono le rapide percussioni di Broccolino Funk, mi trovo in una stanza al buio, spezzato solo dal rosso delle sirene spiegate della polizia. Nel virtuosismo creato da chitarra, flauti e tasterine organic-funky rivedo la mia espressione basita mentre assisto agli inseguimenti lungo le sporche strade di periferia bagnate dalla pioggia, quando ero talmente ingenua da chiedermi se i criminali l’avrebbero fatta franca o meno. Con lo scemare del groove parte poi New York by Night, in cui è il flauto dell’ex-Afterhours Gabrielli a dettare il mood noir, sorretto da un’ossatura di bassi e accenti di batteria decisi e sincopati: il sottofondo ideale per un giustiziere che, solo in una città che non dorme mai, medita sulla vendetta da infliggere a quei bastardi. Dopo il gong finale parte il Padrino, il regno del bemolle, dove le mani del pianista prediligono la parte sinistra dello strumento mentre le dita di Martellotta si snodano con estrema fluidità tra manico e corde. La celebre sinfonia di Nino Rota è qui trasformata in un motivetto accattivante e più scandito ritmicamente, che pare diffondersi nell’aria tra i sipari rossi di una Loggia Nera Lynchiana. A seguire Death Dies, ultima frizzante rivisitazione dell’EP direttamente dalla soundtrack di Profondo Rosso. La padronanza del tema originale è assoluta ma le geometrie ritmiche sono sconvolte, con un impiego massiccio di suoni prog più ruvidi e mesmerizzanti. Le scene assumono connotati meno spericolati con la fusion riflessiva del Tema di Alice che ci piomba in un geniale intreccio strumentale di chitarra e hammond e sembra quasi sussurrarci: anche noi cattivi abbiamo un cuore. L’arduo compito dei titoli di coda di questa pellicola musicale spetta a Bushwick Nigeria, ricercato e coinvolgente arrangiamento urban che pone sotto un enorme riflettore il sax di Morrone.
Ancora una volta, tra colonne sonore, tour oltreoceano e partecipazioni a programmi televisivi, i Calibro 35 tengono alto il loro nome di gangsta artists: i sei brani nascono in quel di Brooklyn come jolly di Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale e, proprio come negli album precedenti, sono interamente strumentali. Forse è da qui che nasce il desiderio di promuovere il nuovo EP attraverso le parole di Marco Philopat e i disegni di Gianfranco Enrietto, in un fumetto (con un codice per il download) che narra con leggerezza e irriverenza l’esperienza newyorchese del quartetto tra scantinati, personaggi loschi e pippe mentali tingendola (cromaticamente parlando) di nero, grigio e giallo.
Come i veri duri, non occorrono parole; bastano i fatti e l’immenso potenziale di materializzazione delle icone cinematografiche anni ‘70. Un lusso che solo pochi strumentisti di pregio possono permettersi.
di Karen Gammarota
