E’ uscito il 15 marzo su tutte le piattaforme digitali (in distribuzione Believe Music Italy), il nuovo singolo del cantautore e musicista Francesco Nava dal titolo BLU.
Un nuovo capitolo per questo progetto viscerale, sincero e stratificato di influenze. Qui vince un immaginario dove uomo, voce e natura si si fondono e si completano.
BLU affonda le radici in un pop folk elettro-acustico che travolge con la sua forza e la sua delicatezza. È un invito a lasciarsi sprofondare per riemergere, è concedersi di sentirsi innocenti, è remare fino a Giove, è esplorarsi nell’incontro con la parte più nuda di noi.
Noi, per conoscerlo meglio, abbiamo deciso di chiedergli quali fossero i suoi cinque brani preferiti.
Bon Iver – re:stacks
Quando ascoltai per la prima volta l’album “For Emma, Forever Ago” fu un pianto di bellezza. Tutto è meraviglioso: il falsetto fragile eppure così monumentale, i silenzi che fluttuano come culle, i suoni così rovinati e densi di aria. Avete presente i riti post concerto? Io spesso ascolto questo disco mentre torno a casa. Accendo l’auto, faccio partire la musica. E sento visceralmente che fare musica nella vita è la cosa più bella del mondo
Bill Evans – Peace Piece
In questo brano sento le epoche convivere, le vite scorrere e una nebulosa definirsi.
La melodia è improvvisata e fiorisce da un tappeto sonoro ostinato e calmo. è meditazione e quiete e tutto il suo contrario e tutto assieme. Ascolto Bill Evans quando prima di addormentarmi penso a come cambiare vita o a come amarla di più
Radiohead – Paranoid Android
Prendi un pezzo rock e sparalo nella stratosfera. Strumenti acustici ed elettronici fluttuano in una sola direzione e si ha la sensazione di ascoltare un pezzo di storia. Ascolto i Radiohead e non riesco nemmeno a pensare a cosa posso imparare dai loro pezzi. Posso solo contemplare e ringraziare qualche dio per la loro esistenza, oppure ringraziare loro perché mi fanno capire che qualche dio dev’esserci per forza
Maderna – Serenata per un satellite
Il mondo non è lineare e unidirezionale ma circolare, sferico. Così è la musica di Maderna, così è “Serenata per un Satellite”. Le porte si aprono, i personaggi entrano ed escono, talvolta imprevedibilmente. Ogni musicista disegna la geografia del luogo. Il rumore si fa suono, le note si disgregano, la linea retta si spezza.
Ho messo in discussione tanto di me con questa follia meravigliosa
Sufjian Stevens – The Only Thing
<<L’unica cosa che mi impedisce di guidare questa macchina
A luci basse, dritto in un canyon di notte
Sono segni e bellezze: Perseo allineato al teschio
Di Medusa uccisa, Pegaso illuminato da tutti noi>>
A questi segni e bellezze di cui Sufjan parla in “The Only Thing” aggiungerei la sua musica. Pietra che vola lieve, il dolore che diventa carezza. Si può sentirsi amati da una canzone?
