E’ uscito a Febbraio in distribuzione Artist First “big boy“, il singolo di debutto del progetto dada sutra (ex Sandra Vesely). Un brano ossessivo e disturbante che suona come uno schiaffo in faccia, ispirandosi a personalità del calibro di Nick Cave e PJ Harvey. L’immagine della violenza sessuale in qualche forma è stata presente, da subito, anche nella parte strettamente musicale della canzone, che è nata da un’improvvisazione insieme al pianista e compositore Vincenzo Parisi: il titolo provvisorio quando ancora non aveva un testo era “Buonanotte, Miss Greenlee”, in riferimento a una famosa necrofila.
Noi per l’occasione le abbiamo questo quali sono i suoi cinque brani preferiti.
Carla Bozulich – “Let It Roll”
Carla Bozulich è una delle mie artiste preferite e in questo lungo brano è condensato un po’ tutto quello che mi piace della sua musica: la ricerca sonora, le atmosfere cupe, dense, i cambi armonici improvvisi che creano squarci di luce, e soprattutto la sua voce, inconfondibile, potente, piena di sfumature. È un pezzo talmente ricco e raffinato che scopro qualcosa di nuovo ogni volta che lo riascolto.
Kate Bush – “Hounds of Love”
Ho avuto una enorme crush per Kate Bush intorno ai vent’anni e ascoltavo quest’album più o meno una volta al giorno. Se devo sceglierne una sola canzone, allora è la title track. E, che dire, è così ben riuscita che non credo abbia bisogno di altre spiegazioni.
Laurie Anderson – “Freefall”
Anche qui, sono innamorata di tutto l’album Bright Red di Anderson, prodotto da Brian Eno e dove hanno suonato musicisti incredibili. “Freefall” è una delle mie preferite per l’atmosfera onirica e per le linee della voce, per la leggerezza con cui si muove. In moltissima musica cantata c’è un qualche “gap” tra la melodia e le parole – a volte c’è un intento melodico a cui le parole fanno solo da pretesto, altre invece il testo è la cosa che predomina, e la melodia aggiunge solo un po’ di colore: invece quello che amo delle canzoni di Anderson è che la melodia e le parole sembrano cucite insieme, nate dalla stessa cellula. È qualcosa di bellissimo e molto difficile da realizzare.
Pixies – “Hey”
Testo geniale, linea di basso efficacissima, le due voci nel ritornello – tutto meraviglioso. So tutto Doolittle a memoria. Vorrei anche farmi tatuare la scimmia della copertina da qualche parte. Per Black Francis sono a livelli di fanatismo adolescenziale.
Elza Soares – “A Mulher Do Fim Do Mundo”
Quando è uscito questo album Soares aveva 85 anni ed evidentemente l’energia di uno tsunami. I brani sono tutti bellissimi, in bilico tra tradizione brasiliana, funk, post-punk; amo questo in particolare dove la sua voce è qualcosa di indescrivibile – rauca, viscerale, straziante. «Voglio cantare fino alla fine», ed è proprio quello che ha fatto.
