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Interviste

Intervista ai DI-RECT, la prima firma internazionale di INRI

La label italiana INRI esce dai confini italiani per abbracciare la musica internazionale con i DI-RECT: arrivano in Italia al culmine di un percorso che ha conquistato l’Olanda, incluso il pubblico del celebre Pinkpop Festival, ottenendo oltre 20 milioni di stream. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il frontman Marcel Veendaal in occasione dell’uscita del loro nuovo EP dal titolo “Nothing To Lose” e della loro data che li ha visti sul palco del Serraglio a inizio dicembre!

1. Il vostro è un percorso particolare: siete la prima band internazionale ad essere rappresentati dal “nostro” INRI. Come siete venuti in contatto con questa etichetta discografica?
Per prima cosa dobbiamo dire che ci sentiamo onorati di questa opportunità. Abbiamo questo festival nei Paesi Bassi che si chiama “Eurosonic Noorderslag”. È un festival dove tutti gli agenti, le etichette discografiche e le band europee si incontrano. Le band hanno l’opportunità di mettere in mostra le proprie abilità e di fare una buona impressione, sperando di avere la fortuna di attirare l’attenzione delle etichette di altri paesi. È lì che ci siamo incontrati.

2. Voi suonate da parecchio tempo. Potresti riassumere la vostra biografia in tre parole fondamentali e commentarle?
PUBERTA’:
tutto iniziò con il nostro batterista Jamie Westland. Quando suo padre vide il talento che possedeva si mise a cercare altri teenager da affiancarli: Spike van Zoest alla chitarra, Bas van Wageningen al basso e Tim Akkerman alla chitarra e voce principale. Fu la prima volta che tutti sentirono di poter diventare qualcosa: avevano avuto esperienze musicali precedenti, ma questa parse subito speciale per loro. Nonostante non si fossero mai visti prima di allora, iniziarono subito a scrivere canzoni e uno dei loro singoli catturò l’attenzione di un DJ della radio ed ottenne attenzione a livello nazionale. Iniziarono quindi a suonare a festival come Pinkpop e Lowlands, che sono assai iconici nei Paesi Bassi.

I ragazzi avevano 15 anni ai tempi e iniziarono allora a registrare i primi album:
Discover (2001)
Over The Moon (2003)
All Systems Go (2005)
DI-RECT (2007)
DI-RECT Live e Acoustic (2008)
DI-RECT does The Who’s Tommy (2008).

CAMBIAMENTO: nove anni dopo, nel 2009, il vocalista Tim Akkerman decise di inseguire i suoi sogni altrove e lasciò la band. È qui che mi unii a loro come cantante principale. Ovviamente non si è mai sicuri se la seconda volta le cose decolleranno come la prima, ma una cosa era certa: tutti noi credevamo nelle cose che facevamo e in perché le facevamo. I ragazzi non avevano alcuna voglia di mollare. Riuscii a integrarmi bene, a ispirarli e vice versa. Il nostro primo singolo “Times Are Changing” fu il primo a scalare al numero 1 della hit parade olandese. Era l’inizio di una nuova era e insieme registrammo gli album:
This Is Who We Are (2010)
Time Will Heal Our Senses (2011)
Daydreams In A Blackout (2014)
Fired Up EP (2016)
Rolling With The Punches (2017)
Nothing To Lose (2019)

MATURITA’: nel corso della nostra carriera, come nella vita privata, abbiamo vissuto alti e bassi. Però ti devi rialzare e combattere contro le avversità: le nostre intenzioni sono sempre state spinte dall’amore per quel che facciamo. Nessuno può toglierci ciò. Possiamo guardarci allo specchio ed essere fieri di tutto ciò che abbiamo fatto. Qui nei Paesi Bassi abbiamo la reputazione di una vera band, dove ogni membro è importante come il prossimo. Abbiamo sempre affrontato tutto senza prendere scorciatoie, perché per noi è importante il viaggio e non la destinazione.

3. Come rispondereste a coloro che vi definiscono “caleidoscopici”? Come sentite che il modo in cui vi vestite e usate i colori sui vostri social rappresenti il vostro stile musicale?
Il termine lo considererei un complimento: come si notare dal nostro EP “Nothing to Lose” e da tutti i nostri altri album, siamo un gruppo molto eclettico. Proviamo sempre ad evolverci, a puntare verso lo sconosciuto e a conquistarlo. Ognuno nella band ha il suo marchio di fabbrica specifico, grazie al diverso background musicale di ciascuno. Semplicemente abbracciamo ciascuno di questi e pensiamo che ogni idea per una canzone sia una buona idea.

4. Che cosa vi hanno lasciato gli anni 60?
L’herpes… No, scherzo: un amore per molte persone a un mucchio di ottima musica.

5. Ritenete ci siano altre band simili alla vostra in fatto di genere musicale e mood? Alcuni esempi?
E’ difficile da dire, siccome siamo così variegati in fatto di stili e stiamo ancora crescendo. Come ho detto prima, siamo in costante evoluzione.

6. Qual è il messaggio di fondo in “Be Strong”?
Che bisogna cercare la forza di affrontare il cambiamento e provare a crescere grazie a questo.

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