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Interviste

Intervista ai Before Bacon Burns: coerenza, e alzare l’asticella

di Thanks For Choosing

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con i Before Bacon Burns, rock band di Monza. Si tratta di una band che vi conquisterà sicuramente se siete fan di un rock cantato in italiano vecchio stampo, una scena già ben tracciata da Ministri, Zen Circus, Giorgieness… in cui i Before Bacon Burns si inseriscono senza neanche troppa fatica.

Com’è fare rock in un periodo in cui tutto suona it-pop, voce e tastierine?
Fare it-pop di qualità è sicuramente difficile e la scena attuale è dominata da tantissime band ed artisti davvero capaci.
Anche se in questo album abbiamo iniziato ad usare un po’ di suoni più pop e qualche tastierina (Eleonora sta familiarizzando con il synth) preferiamo rimanere saldi e aggrappati ai nostri distorsori, è la dimensione in cui ci sentiamo più a nostro agio, ci viene fuori di pancia e non riusciremmo a staccarcene.
Probabilmente non è la scelta “commercialmente” più azzeccata, ma se volessimo fare la scelta più commercializzante probabilmente qualcuno di noi avrebbe studiato musica per anni e anni e qualcun’altro marketing. Vogliamo passare il nostro messaggio, e fare rock, qualsiasi cosa voglia dire oggi nel 2019, ci sembra il “nostro” modo di passarlo.

Ipnosi Regressiva sembra essere un ottimo biglietto da visita per il vostro prossimo album, che cosa è cambiato da prima? E cosa cambierà?
Ipnosi è uno dei brani del disco in cui abbiamo provato a usare synth e a giocare con suoni acustici lo – fi accostati alle nostre sonorità distorte e pestone. Ci ha aiutato molto a fare questo rinnovamento di suoni il lavoro con l’ottimo Andrea Ravasio (Neve Records), che ha curato il nostro progetto come produttore dai riarrangiamenti alla registrazione del disco.
Grazie ai suoi consigli abbiamo cercato di snellire ciò che poteva essere ridondante, limare la nostra abitudine ad “esondare” e siamo riusciti a trovare un equilibrio che ci soddisfa molto.
Siamo cresciuti tanto durante questo anno di lavoro e non vediamo l’ora di rimetterci a suonare per continuare a spingere più in là la nostra asticella personale.

Esiste una scena rock in italiano? Chi ne fa parte? Di chi non siete fan?
Certamente esiste e spazia dal classico rocker mainstream che fa 5 date consecutive sold-out a San Siro ad una miriade di universi e sottouniversi fatti da chi riempie palazzetti e locali come l’Alcatraz, fino a band che si muovono tra serate davanti al fonico e due amici. Siamo in quattro e sicuramente ognuno ha le proprie preferenze, ma siamo d’accordo nel dire che difficilmente ci vedrete in fila al botteghino per acquistare un biglietto per una delle suddette date sold – out a San Siro.

I Fast Animals And Slow Kids si sono rammolliti?
Tasto dolente e che sicuramente ci divide. Partiamo dal presupposto che siamo tutti e quattro grandi fan, chi da più o meno sempre e chi da album più recenti. Non crediamo si siano rammolliti, ma a qualcuno tra noi l’ultima fatica discografica dei ragazzi da Perugia non è proprio andata giù (lacrimucce). Forse stanno semplicemente diventando grandi.

Quale sarebbe il vostro feat. perfetto?
Quello in cui tutti ci si diverte, si impara condividendo idee e si crea qualcosa di nuovo. Quindi forse il feat. perfetto sarebbe da fare con qualcuno che fa musica molto distante dalla nostra (magari un musicista classico? Un trapper? Una cantante funk?).

Come funzionerebbe una giornata in studio con voi?
La prima mezz’ora la si passerebbe ad aspettare qualcuno della band che immancabilmente sarebbe in ritardo, magari fuori al sole a chiacchierare tra una sigaretta e un caffè.
Poi cercheremmo di far sentire il nostro ospite parte della famiglia che siamo diventati: un po’ di tempo assieme a rassicurare le ansie di Davide, qualche minuto a cercare di accordare la chitarra di Andrea che come al solito è calante, un po’ di aneddoti assurdi sul divanetto con Stefano (sapevate che l’Australia ha combattuto una guerra contro gli Emu, ed ha perso?) e una mezz’ora per svegliare Eleonora che si è addormentata sul divano mentre in sala si registrava la parte ritmica a 200 dB. Non dimentichiamoci il pranzo dal kebabbaro per tenersi leggeri durante le successive ore di musica e cazzate.
In studio ci si divertirebbe davvero un sacco.

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