VV, all’anagrafe Viviana: cantautrice e producer di Milano, laureata in psicologia, nella sua camera registra e arrangia tutti i suoi brani, caricandoli di una naturalezza strettamente legata all’intimità della situazione. Dietro piccoli accorgimenti, come l’inserimento di numeri accanto ai titoli dei singoli, prende forma un cantautorato che definirei istintivo, per la spontaneità entro cui i brani sono concepiti e ci vengono consegnati.
VV è sulla scena musicale con Maciste Dischi da pochissimi mesi: il 27 novembre 2019 è uscito il suo primo singolo – Moschino_01 – un brano quasi simbolista, per le associazioni analogiche nascoste tra le parole dei versi, in cui gioca con i sensi e i suoni: “Ci capisco troppo poco / Devio un poco ma poi gioco / Coi capelli nella doccia, nuoto / Faccio un fischio fuori luogo / Taxi bianco manca poco / A fare centro nel cestino provo”
Il cantautorato di VV richiama l’atmosfera silenziosa e densa della notte, tra sogno e realtà; è notturno anche il secondo singolo, uscito il 4 dicembre: ‘Notte_02, un testo carico di giochi di parole, e che, attraverso il filtro dell’ironia, accompagna con un piacevole fischiettio il racconto di notti assurde: “Rido con gli amici / Sulla bici vado fuori / Linee interrotte copertoni le mignotte / Scarpe perse nelle notte quando sfreccia / Schivo la morte aah / Chi se ne fotte aah / Tanto io rido / Che stanotte / Mi avvicino mentre dorme / Mi inghiotte / ‘notte…”
Gioca con malinconia e ironia anche il suo ultimo singolo: La distanza_07, nel quale si esorcizza la mancanza attraverso piccole astuzie, che suscitano un sorriso spontaneo e un po’ amaro: “Ma ho chiamato un cane come te / Almeno se, almeno se / Se lo chiamo dico il tuo nome / Corro con la felpa marrone / Quella che piaceva a te / Ma siamo ormai lontani / E quei lampioni accesi si riflettono sui vetri / Ed io ci vedo te”.
Noi di Futura1993 abbiamo fatto una chiacchierata direttamente con lei: partendo dalla laurea in psicologia abbiamo ripercorso insieme alcuni dei suoi brani. Leggi cosa ci ha raccontato!
Ciao VV! Dalla laurea in psicologia alla collaborazione con Maciste Dischi. Vorrei iniziare chiedendoti: in che momento hai deciso di fare più seriamente con la musica? Come è nata la collaborazione con la tua etichetta?
Ricordo ancora la felicità il giorno della mia laurea in Psicologia: finalmente avrei potuto dedicarmi seriamente alla musica. Con Maciste è stato tutto molto naturale, mi piace credere che era destino, ho mandato dei provini e ci siamo piaciuti.
La distanza_07 è il tuo ultimo singolo. Del brano ho apprezzato la presenza di particolari, dettagli e piccole cose (la felpa marrone, un giradischi, una canzone che non tira), che nella loro semplicità rendono bene la carica malinconica di cui si veste il testo. Vuoi raccontarci qualcosa di questo brano?
La distanza è una canzone malinconica, ma anche carica di ironia. Diciamo che mi assomiglia molto, se sto male cerco il modo di riderci su, soprattutto se sono davanti a persone a cui voglio bene, credo sia una difesa, ma anche una filosofia…mai prendersi troppo sul serio.
Tornando indietro, invece: “Stiro, respiro, ammazzo un moschino / Lascio andare tutto a fuoco / Un pop corn appena esploso / Botti come l’anno nuovo, di nuovo.” I tuoi testi nascondono, dietro l’apparente no-sense, associazioni libere e analogiche. In questo la tua scrittura mi ha ricordato il simbolismo: tra questi poeti era presente un’attenzione non indifferente alla musicalità delle parole; un movimento in cui musica e poesia erano molto legate. Nella tua vita, che legame c’è tra queste due arti?
Mia madre ha una grande passione per l’arte, mi ha trasmesso l’amore per il bello, mi hanno da sempre stregato i mondi simbolici celati dietro le immagini, per questo ne faccio largo uso. Vedo le parole come pennellate, ognuna ha il suo suono, il suo colore che, messo proprio in quel punto, permette all’immagine complessiva di prendere forma.
A proposito di Moschino_01, nel finale si sentono delle voci in sottofondo. Che origine hanno?
Quel bimbo che si sente, inizialmente era un tormento, lo credevo un “disturbo” nella registrazione che, essendo stata fatta a casa, subiva le turbolenze della vita milanese appena fuori dalla mia finestra. A un certo punto ho pensato che, al contrario, se ci avessi fatto pace, sarebbe stato un valore aggiunto, così ho deciso di lasciare quelle voci e quei rumori che sentivo anche nelle versioni finali del brano e dargli, anzi, un ruolo importante.
Hai fatto della registrazione un elemento identificativo per i tuoi brani: i numeri accanto ad ogni titolo – che richiamano i file sul pc – i rumori in sottofondo. Insomma, le tue canzoni sono rivestite di un abito che è strettamente legato a questo momento. Come mai questa scelta?
C’è poca poesia alla base di questa scelta, banalmente perché avevo urgenza di registrare quei brani e non avevo modo di andare in uno studio professionale. Mi importava solo di registrare quelle canzoni, non pensavo che poi avrei scelto di lasciarle proprio così.
“Rido che stanotte m’inghiotte / notte…”. La notte è il momento della giornata che meglio si lega alle tue canzoni: sembrano quasi sussurrate, e in questo procedere per associazioni ricordano spesso i sogni. In quale momento della giornata ti senti più ispirata?
Non c’è un momento, magari lo sapessi, mi farei trovare pronta! Invece mi capita spesso di annotare frasi e registrare memo audio per strada con l’imbarazzo di poter essere sentita 😀
I singoli usciti fino ad oggi sono immersi in questa dimensione onirica e sospesa. Ad eccezione di una: quando ho ascoltato Di Letto Di_04 alcuni suoni mi hanno ricordato lontanamente Marylin Manson. Quali artisti passano per la tua playlist?
Ci credi che non ricordo nemmeno?? Ne ho così tanti e mi piace moltissimo navigare ascoltando roba mai sentita, il primo ascolto è sempre il più bello.
Il 28 gennaio hai aperto il concerto di Gazzelle a Roma. Hai mai pensato a una collaborazione con uno dei tuoi “colleghi di etichetta”? Ti piacerebbe?
Li stimo molto, sono per me un grande esempio, se nascerà una collaborazione sarà bellissimo.
Per finire, cosa dobbiamo aspettarci da VV nei prossimi mesi?
Ahimè costretta a casa, con poche distrazioni, temo che scriverò un bel po’ ;D
Chiara Grauso
