Connect with us

Hi, what are you looking for?

Interviste

Del più e del meno, e de LA MISERIA, con LUCA ROMAGNOLI

Parole in libertà con il frontman del Management (Del Dolore Post Operatorio) a un mese dall’uscita del suo disco solista: sul trovarsi un rifugio ed esorcizzare l’ordinario esasperato, quello che é la Miseria, e poi sull’essere pigri, e sognare un mondo in cui le macchine lavorino per noi.

Articolo di Marzia Picciano

Di Luca Romagnoli, frontman del Management (Del Dolore Post Operatorio), band fuori dagli schemi, invero animata da più che alti (e colti) pensieri e continui riferimenti allo scenario geopolitico della vita individualistica di chi li ascolta e anche di chi non lo fa, mi viene spontaneo pensarlo, da abruzzese ad abruzzese: é proprio nu suggetton. Ma non nel senso che di solito diamo a questo termine quando non sappiamo come identificare qualcuno che ci colpisce, ma non nella maniera a cui siamo abiutati.

Luca Romagnoli é un poeta scapigliato reinventatosi gatto con gli stivali in quella Narnia musicale che é La Miseria, il suo ultimo disco realizzato da solista, dove mischia momenti di soliloquio cantato al fantasismo di pezzi che sembrano ricalcare, almeno nello spirito, i Talking Heads misti a un pó di nazionalissimo Cosmo. Insomma, un album decisamente moderno, interessante. Ma con una grande nota. L’epicentro da La Miseria é a Lanciano. Ed é tutto dire.

Quando lo sento per la nostra telefonica, Luca si e’ mosso dalla pubblicazione del disco, e soprattutto si muove per le vie di Orsogna (adesso voglio proprio vedere quanto esperti di Abruzzo trovo dopo aver scoperto l’esistenza di Roccaraso). Quante volte ne avrà parlato? “Ma no é sempre bene. Perché é mentre parlo che scopro perché, per come ho fatto certe cose, perché mentre le faccio non lo so”.

Allora perché hai fatto La Miseria?

Allora, perché ho fatto questo disco? Con i Management ci siamo fermati per una pausa, una lunga. E l’ultima volta che che ci siamo fermati io non non l’ho vissuta molto bene, ho vissuto un enorme vuoto. E mi sono annoiato molto, sono stato male” E quindi si fa un album, anche per lavorare. “Il vuoto era dovuto al fatto che mi sentivo di non avere senso, perché noi siamo un pó quello che facciamo, no? Quindi, avendo questo spazio ho deciso di fare qualcosa, di sperimentare altri mondi con altre persone, di altri linguaggi che secondo me, nella vita come nella musica, non può far altro che che fare bene”.

E dato questo, perché allora parlare di miseria, o de La Miseria?

In un momento preciso, storico, si fa quel che viene. Avrei anche voluto dedicarmi ad altro, come per esempio al teatro o altre cose che mi piacciono molto e che faccio in alcuni momenti della mia vita. Però ecco, la canzone è quella che sento più mia e la forma canzone è quella che mi dà più libertà che che mi fa sentire più vicino a al mio essere o al mio demone, quindi ho deciso di fare un disco pur uscendo dalla zona di comfort, che era la mia band. Avrei potuto anche scrivere un libro, visto che ormai lo fanno tutti, ma mi viene più difficile, ci vuole più tempo. Io sono molto pigro”.

Ma non è necessariamente una cosa negativa, essere pigri.

Eh sì. Essendo, appunto, abruzzese come te, insomma, sai che gli spazi qui tendono molto a farti diventare contemplativo, no? Quindi la campagna, gli spazi aperti, l’ossigeno! Mi piacciono i tempi molto, molto, molto lunghi, dilatati, dilatatissimi…”

La risposta di ormai tanti a troppa frenesia. Un pó mi mette ansia questa situazione dell’essere sempre inondata di dischi da ascoltare. Un dramma.

Questa cosa di esserci sempre, di non essere dimenticati neanche per una settimana. Io ho deciso, se vogliamo dal punto di vista lavorativo contro me stesso, di stare fuori da tutto questo perché non posso vivere quello che io ho scelto come ragione di vita… non può essere la mia rovina. Non non voglio essere il cliché dell’artista maledetto che sta sempre male, che si deve ubriacare e drogare per reggere il sistema. Che poi quello poi è un pó la questione.” La Miseria, insomma. Siamo ormai lontani dal Romagnoli che voleva solo bere. Ma insomma, lo scenario musicale italiano puó far invecchiare in tempi record. “L’unica forma di libertà che mi è sembrato di trovare in questi anni é proprio stare fuori da questa roba qua. Quindi mi posso gestire i miei tempi, ho ricalcolato il concetto di ricchezza, che è comunque avere il proprio tempo, il proprio spazio per essere sereno.”

Non sei l’unico ad aver deciso di non essere a Milano. C’é quasi una fuga, per certi versi.

Ormai la questione penso sia sia un pó venuta a galla, anche per questioni finanziarie, ma parlo a livello, come dire, di finanza, ma come dire a livello interplanetario. Nelle grandi città è impossibile vivere. Uno si deve spaccare per avere il minimo sindacale che dovrebbero avere tutti nella vita? Devo devo stare a tremila per avere il minimo, per avere quello che io ho qui in Abruzzo stando praticamente fermo, stando seduto, camminando. Possibile?”

Si, é la miseria.

La miseria è anche un pó questo. La miseria non è assolutamente la mancanza di soldi, ma sono le luci dello spettacolo, é tutta ‘sta frenesia, con le luci a strobo e la volgarità. E l’odio, la guerra: ormai ci siamo anche annoiati a nominarla. Ma c’è, ed è importante sapere che c’è. E questa dittatura del comico a tutti i costi, questa dittatura dei meme, questa dittatura della finta felicità, si sta male perché tutti inseguono un modello assolutamente irraggiungibile, che una volta era la bellezza no? E invece adesso è un modello a 360 ° di ricchezza, di vita vissuta tra aperitivi e cene. Ma è normale, tutti sanno che quella cosa non è reale, non è possibile. E mi vergogno anche di parlarne, perché è un discorso talmente banale….”

E poi dici che quello che “sorbiamo” attraverso i social sono le mode, che sono in realtà roba da ricchi. É un circolo vizioso, non se ne esce.

C’è una cosa molto importante che mi ha detto il mio caro amico Setak (Nicola Pomponi, altro cantautore abruzzese targa Tenco 2024 per il miglior album in dialetto, che gli ha presentato Fabrizio Cesare con cui ha prodotto La Miseria). Nei quartieri più poveri dei posti più incasinati del mondo, quando una volta passava uno con il macchinone, glielo sfondavano. Adesso, quando passa uno col macchinone, vanno dietro per fargli l’applauso. Come è cambiato il mondo con l’immagine stereotipata del social. I poveri si schierano a favore dei ricchi. Ormai é poveri contro poveri. É la vittoria totale del potere, no?”

Questo diventa un impegno politico? Che poi, quando lo fanno gli artisti, rischia di trasformarsi sempre in delusione….

Non credo che l’artista obbligatoriamente debba essere impegnato politicamente. Non credo neanche poi che ogni cosa che si faccia, come dicono molti, sia politica. Non credo che la musica cambierà il mondo, e nemmeno credo che la musica ne sia lo specchio, perché ormai stiamo sempre sui telefoni e quindi prendiamo le mode che conviene comprendere. Non viene più dal basso, ma a cascata dall’alto. Non credo più a una serie di cose.”

Come dici tu, non vuoi credere più a niente.

Ho preso consapevolezza del grado pari a zero dell’importanza politica del cittadino. Non possiamo più fare niente, si sono inventati un mondo in cui non possiamo più neanche ribellarci. Succede una cosa tragica, il giorno dopo esce un meme. Il massimo del grado rivoluzionario a cui ormai possiamo arrivare. Mi sembra proprio che ci siamo spenti, davanti a un potere che ha costruito tutta una struttura che è impossibile da sconfiggere.” Perché? “Perché non c’è più solo una persona contro cui lottare, c’è tutta una serie di persone invisibili. Uno si lamenta scrive una, due frasette sui social e poi finisce. Mi sembra una cosa molto fine a se stessa. Se non ritorniamo alla terra e al corpo come elemento rivoluzionario, e non cambierà mai niente.

E torniamo al rifugio abruzzese.

Mettiamola così, voglio stare tra la mia gente. Le mie persone, le persone che io amo, le persone dalle quali amo essere circondato, sono fatte così, parlano di questo. Capiscono alcune cose della terra come le capisco io. Sanno sedersi a un tavolo, che è stare assieme in un certo modo, come amo io, e seanno accendere un fuoco. Ecco, io non voglio più parlare con nessuno che non abbia mai acceso un fuoco in vita sua”.

Magari si puó essere pigri insieme. Che poi oggi nessuno ha più tempo libero. Sempre impegni.

Troppi. Il tempo libero deve essere libero, cioè non si deve fare niente, bisogna farlo il tempo libero”. Invece pare che non si possa più dire di non fare nulla. “Allora se c’hai sei ore libere, fai il cucito, fai questo, fai la palestra, cucina, tutti che cucinano, tutti che imparano a cucinare qua tutti che fanno tutti devono saper fare tutto. Un pó di tempo per non fare niente, dove, chi se lo prende?

Nessuno. Ma poi, chi lavora?

Io spero che ci penseranno le intelligenze artificiali…

Il 20 febbraio riprendono i live di Luca Romagnoli ne La Miseria. Le prossime date:

Written By

Dall’Adriatico centrale (quello forte e gentile), trapiantata a Milano passando per anni di casa spirituale, a Roma. Di giorno mi occupo di relazioni e istituzioni, la sera dormo poco, nel frattempo ascolto un sacco di musica. Da fan scatenata della trasparenza a tutti i costi, ho accettato da tempo il fatto di essere prolissa, chiacchierona e soprattutto una pessima interprete della sintassi italiana. Se potessi sposerei Bill Murray.

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Scopri anche...

Interviste

Il cantautore abruzzese ha incantato l’Arci Bellezza lo scorso 8 febbraio in un concerto di cuori, comunità e (altissima) qualità. Del resto, ci spiega:...

Reportage Live

Si, proprio quello, che fa un secondo sold out a Milano all’Arci Bellezza nella serata della presentazione del nuovo disco di un suo corregionale,...

News

Nuove date per l’Assamanù Tour, il tour del cantautore abruzzese Setak, vincitore della prestigiosa Targa Tenco 2024 per il Miglior album in dialetto con...

Interviste

Intervista a Emanuele Galoni, cantautore e autore di uno degli album più interessanti dell’anno passato nella scena musicale d’autore, sul fare musica, insegnare, imparare...